il Punto Coldiretti

Biodiversità, la strategia nazionale va riformulata

Il 2010 è stato proclamato dall’Onu “Anno Internazionale della Biodiversità”. In tale contesto, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare ha elaborato una bozza di Strategia Nazionale per la Biodiversità, attraverso la quale integrare le esigenze della biodiversità con lo sviluppo e l’attuazione delle politiche settoriali nazionali e definire le linee guida per la conservazione in Italia della biodiversità nel prossimo decennio, che dovranno essere attuate da enti pubblici e privati e dalle imprese dei diversi settori. La bozza di Strategia sarà presentata nella Conferenza Nazionale che si terrà a Roma dal 20 al 22 maggio prossimi.

La parte del documento relativa al rapporto tra agricoltura e biodiversità dovrebbe però, secondo i rilievi mossi dalla Coldiretti, essere riformulata. In primo luogo, occorre inserire un’analisi sulla base dei dati della Rete Rurale Nazionale su cosa è già stato fatto nelle Regioni e cosa c’è ancora da fare da parte dell’agricoltura in merito alla biodiversità, coinvolgendo la Direzione Generale del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali che si occupa dello Sviluppo Rurale.

L’affermazione del documento ministeriale secondo la quale “l’integrazione della conservazione della biodiversità all’interno della Pac non ha avuto ancora piena applicazione e che  sono poche le regioni in grado di attivare le misure agro ambientali e le indennità Natura 2000 previste dalla programmazione 2007-2013”, non trova riscontro nei dati ufficiali sull’attuazione della Politica Agricola Comunitaria in Italia.

Gli obiettivi e le misure a favore della biodiversità in agricoltura, per lo più elencate nel documento ministeriale, sono, infatti, già attuate o in corso di attuazione, da anni, tramite diverse misure dei Piani di Sviluppo Rurale in particolare la misura 214 (pagamenti agroambientali) e la 213 (indennità Natura 2000). La Rete Rurale Nazionale (http://www.reterurale.it/) pubblica periodicamente tutti i dati sullo stato di attuazione delle misure dei Psr e quella sulla biodiversità risulta la più sostenuta da tutte le Regioni.

Coldiretti ha evidenziato che in tre anni la spesa pubblica per le misure della Rete Natura 2000  risulta pari a zero, perché le Amministrazioni competenti sostengono di avere difficoltà ad individuare i criteri di calcolo sulla base dei quali si dovrebbe stabilire l’entità degli aiuti.

Nella bozza di Strategia si dovrebbe evidenziare, quindi, che le Regioni dovrebbero impegnarsi nell’investire tali risorse, visto che le imprese agricole residenti nelle aree della rete Natura 2000 non percepiscono indennizzi per i vincoli che subiscono in tali aree e per gli impegni che devono sostenere a favore della biodiversità.

Coldiretti ha sottolineato che le misure alle quali la bozza di Strategia Nazionale dovrebbe dare maggiore risalto sono il contenimento del fenomeno di sottrazione dei suoli agricoli da parte di altri settori produttivi (edilizia, industria, ecc.) considerato che dal 1950 al 2000, secondo l’Istat, la Sau in Italia è calata di circa 5 milioni di ettari e, di questi, il 40% è divenuto incolto improduttivo.

Le ragioni principali sono, da un lato, l’espansione urbanistica delle grandi città e dei comuni, in quanto negli strumenti di pianificazione territoriale non si tiene mai conto dell’impatto negativo derivante dalla perdita di superficie agricola, dall’altro, un nuovo fenomeno di speculazioni relative all’acquisto e all’affitto di terreni agricoli da destinare alla realizzazione di impianti relativi a fonti energetiche rinnovabili (soprattutto impianti fotovoltaici ed eolici)

Pertanto, la bozza di Strategia Nazionale dovrebbe suggerire alla Regioni di prevedere una norma sul vincolo di destinazione agricola e cioè esse dovrebbero provvedere affinché i piani regolatori dei Comuni non possano destinare ad usi extragricoli i suoli utilizzati per l’esercizio delle attività agro-silvo-pastorali ovvero dotati di infrastrutture ed impianti a supporto di esse, salvo manchino possibilità di localizzazione alternative, per interventi indispensabili alla realizzazione di servizi pubblici ovvero per altre eccezionali esigenze, da motivarsi in modo circostanziato.

La bozza di Strategia Nazionale, inoltre, non dedica alcuna attenzione al problema della gestione dei parchi ed al ruolo che l’ agricoltura può esercitare all’interno di essi come strumento per rafforzare il rapporto tra agricoltura e biodiversita’, quando invece, ben un quarto dell’agricoltura italiana viene esercitata nelle aree protette.

Il documento, inoltre, non propone, come sarebbe opportuno, una modifica della legge 394/91, iniziativa che Coldiretti ritiene condivisibile in quanto la legge necessita di essere di aggiornata rispetto al modello di agricoltura multifunzionale della Pac, prevedendo inoltre i modelli di gestione innovativi dei parchi avvalendosi del ruolo delle imprese agricole per la tutela e sviluppo della biodiversità e riconoscendo alle Organizzazioni Professionali Agricole un proprio rappresentante nel Consiglio Direttivo degli Enti parco

In particolare, il documento ministeriale dovrebbe evidenziare l’importanza che gli enti parco, così come gli enti pubblici territoriali, si avvalgano di quanto stabilito ai sensi della legislazione vigente potendo stipulare convenzioni tra enti pubblici e imprese agricole e forestali per  interventi di manutenzione del territorio  e ricostituzione degli habitat.

Infine, la bozza di Strategia Nazionale dovrebbe chiarire bene il rapporto tra biodiversità ed agricoltura. L’impresa agricola che investe nella biodiversità compie un atto di “responsabilità sociale” secondo la definizione che ne dà la Commissione europea, caratterizzata da due elementi: la volontarietà delle imprese che mettono in pratica questi comportamenti responsabili andando oltre i requisiti minimi di legge (in questo caso il rispetto del principio di condizionalità); il fatto che questi comportamenti si estrinsechino in pratiche di natura commerciale.

Quindi, benché l’impegno complessivo dell’agricoltura italiana sia quello di aumentare ulteriormente gli investimenti nel campo della biodiversità, non tutte le imprese agricole sono tenute ad operare questa scelta e quelle che non possono o non hanno convenienza a farlo, non devono essere considerate irresponsabili, ma rispondono semplicemente ad una diversa domanda del mercato.

In sostanza le imprese agricole sono disponibili, anzi hanno già cambiato i loro processi produttivi indirizzandoli verso obiettivi compatibili con la promozione della biodiversità, ma l’attività d’impresa resta un’attività economica e, pertanto, quando gli interventi a favore della biodiversità realizzati da imprese agricole hanno una ricaduta esclusivamente ambientale devono essere garantite indennità compensative a copertura totale del mancato reddito, così come quando l’impresa agricola investe per cultivar e razze locali che hanno potenzialmente un interesse di mercato, devono comunque essere previsti incentivi almeno per un periodo transitorio a copertura dei maggiori costi di produzione.

Infine, Coldiretti ha chiesto al Ministero dell’Ambiente un maggiore coinvolgimento del mondo agricolo rispetto a tale iniziativa, anche al fine di evitare, come purtroppo è successo, che in una pubblicazione con il logo congiunto del Ministero e del Wwf, l’agricoltura sia stata inserita, paradossalmente, tra le minacce alla biodiversità.

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