il Punto Coldiretti

Biologico, no agli allevamenti multipiano per le galline ovaiole

Nel corso della riunione dello scorso 29 novembre, il Copa Cogeca ha discusso un documento di lavoro relativo alle condizioni di stabulazione delle gallina ovaiole allevate con metodo biologico. Una tematica dibattuta ormai da circa 2 anni senza però che si sia ancora giunti ad una posizione condivisa dalle organizzazioni dei diversi Stati membri.

Coldiretti ha presentato le proprio osservazioni a tale documento che è il frutto di un compromesso tra le divergenti opinioni degli esperti delle differenti realtà nazionali, che adottano sistemi diversi di stabulazione per le galline ovaiole allevate con metodo biologico. Si fa riferimento  in particolare all’esistenza di sistemi con un unico livello contrapposti ai sistemi multilivello (cosiddetti allevamenti multipiano) utilizzati in alcuni Paesi.

In merito alla proposta di definizione della veranda, Coldiretti ha evidenziato che con questo termine debba intendersi uno spazio coperto annesso all’edificio e soggetto alle condizioni climatiche esterne. Se la veranda viene inclusa nella zona utilizzabile totale e influenza il carico di galline, occorre prevedere un accesso permanente alla veranda, che deve essere chiusa su tre lati, completamente coperta, permettere l’ingresso di luce naturale ed essere attrezzata con un pavimento solido. Coldiretti ha espresso contrarietà al fatto che la veranda debba  rientrare nel computo della superficie utile di allevamento.
 
Inoltre, non si comprende la ragione per la quale il termine veranda debba  ricomprendere i termini serra e giardino d’inverno. Si é proposto, pertanto, di utilizzare esclusivamente il termine veranda e niente altro. Si è chiesto inoltre di specificare che la veranda, i nidi e i posatoi non possono far parte della zona utilizzabile in quanto questi non devono rientrare nel calcolo della densità del carico di galline ovaiole.

Infatti, la veranda è uno spazio tra il ricovero degli animali e il parchetto esterno ed è costituita da una superficie solida (cemento e/o piastrelle, facilmente lavabile e disinfettabile) ricoperta di lettiera composta, ad esempio di paglia, trucioli di legno , sabbia o erba. La veranda  fornisce riparo dal vento, dalla pioggia; è provvista di uscioli per l’uscita degli animali nel parchetto esterno.

L’esperto del Regno Unito e del Portogallo hanno evidenziato che nei loro paesi la veranda non è utilizzata, per cui la proposta volta ad includerla nella superficie utile di allevamento creerebbe una situazione sfavorevole per questi paesi relativamente alla densità consentita nei confronti dei Paesi che utilizzano la veranda.

In merito al Carico di galline nei sistemi di allevamento con un unico livello, Coldiretti ha specificato che il carico deve essere  limitato a 6 galline/m² di zona utilizzabile. Per quanto concerne i sistemi di allevamento a più livelli, Coldiretti ha poi proposto che questi non siano consentiti, in quanto sistemi di allevamento multipiano sono incompatibili con i principi del metodo di produzione biologico perché propri dell’agricoltura convenzionale.

Del resto, il consumatore acquista uova biologiche in quanto provengono da allevamenti nei quali si presume l’esistenza di standard di benessere superiori. Occorre, quindi, che i sistemi di allevamento delle galline ovaiole ottenute con il metodo di produzione biologico, si differenzino nettamente da quelli convenzionali, altrimenti il prodotto che si offre ai consumatori rischia di essere ingannevole ed il differenziale di prezzo ingiustificato.

Al limite Coldiretti ha espresso la possibilità di giungere ad una diversa e più moderata proposta, ammettendo la densità di 9 galline/m2 ma sempre in sistemi di allevamento ad un unico livello. Per quanto concerne la problematica della densità occorre assolutamente stabilire una restrizione al numero dei branchi (gruppi) di animali. Non può assolutamente essere condivisa  la posizione della maggior parte degli Stati membri che appare contraria a qualsiasi restrizione concernente il numero di galline ovaiole. Si rischia, infatti, di abbassare gli standard qualitativi del metodo di allevamento biologico.

Oltretutto, non si comprende perché il documento faccia riferimento ad eventuali restrizioni del numero di branchi di galline per azienda, invece di usare il termine capannone che appare decisamente più appropriato e nell’ambito del quale possono essere presenti più ricoveri separati fra loro. In sostanza, Coldiretti ha evidenziato che una restrizione deve essere presente sia per quanto riguarda il numero di galline per capannone (e non per azienda) che quanto riguarda il numero dei gruppi (o branchi).

La discussione avvenuta all’interno del Copa Cogeca invita a riflettere su come nell’Unione Europea molti Stati membri tentino di forzare i principi basilari del metodo di produzione biologico abbassando pericolosamente gli standard qualitativi di produzione. Tale orientamento, al quale Coldiretti si è sempre opposta con fermezza, non può che nuocere al metodo di produzione biologico che deve essere in grado di offrire al consumatore un prodotto davvero “diverso”  ottenuto con processi di produzione il più naturali possibili e soprattutto con riferimento alla zootecnia, garantendo livelli di benessere animale superiori.

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