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Bio, ora si attende il marchio italiano

La delega al Governo per rivedere la normativa in materia di armonizzazione e razionalizzazione sui controlli per la produzione agricola e agroalimentare biologica è stata prevista dall’articolo 19 della legge 9 marzo 2022, n. 23 ed è stata ulteriormente ribadita anche dall’articolo 10 della legge 4 agosto 2022, n. 127. Due leggi che delegavano all’esecutivo un intervento in un ambito, tra l’altro, già oggetto di revisione con il Decreto Legislativo n. 20, che è datato febbraio 2018.

Nei due provvedimenti era chiara quindi l’esigenza da parte del Parlamento di intervenire sul sistema di controllo e certificazione di settore perché, evidentemente, il biologico, nel nostro Paese, deve ancora lavorare sulla propria reputazione, che basa le proprie fondamenta nel sistema di certificazione.

Purtroppo, il decreto legislativo in attuazione delle due deleghe, che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale in questi giorni, non ha centrato gli obiettivi stabiliti ed ha rappresentato quindi una chiara occasione mancata per una innovazione del sistema.

Le deleghe al controllo concesse dal Ministero agli organismi di certificazione, così come il procedimento di autorizzazione e il sistema di vigilanza sugli organismi stessi, nel testo appena approvato restano praticamente invariati rispetto alla precedente norma, così come i procedimenti amministrativi relativi alla notifica.

Nessuna novità neanche rispetto all’atteso riordino della disciplina della lotta contro le frodi agroalimentari, la loro semplificazione e la compiuta ridefinizione dei confini fra fattispecie delittuose, contravvenzionali e di illecito amministrativo previste in materia. Nessuna novità neanche rispetto ai criteri e le modalità di etichettatura di fertilizzanti e prodotti fitosanitari.

Addirittura può essere considerato peggiorativo l’articolo sui sistemi informativi che avrebbero dovuto essere riorganizzati in un’ottica di razionalizzazione e di maggiore integrazione tra loro e con gli altri strumenti del Sian. Il Decreto al contrario prevede altri due sistemi informativi aggiuntivi per il settore, che arrivano oramai a cinque, senza nessuna indicazione relativa al coordinamento tra loro.

Anche la norma che impone la marca da bollo nella notifica resta inalterata creando un danno agli operatori biologici, che si vedono costretti ad adempiere ad un obbligo non previsto per nessuno degli altri schemi di certificazione pubblici attivi in Italia.

Le tappe forzate con cui al Ministero hanno voluto procedere per la definizione della norma e i tempi strettissimi con cui si è cercato di avere una condivisione sul testo, non hanno quindi portato ai risultati sperati. Le aspettative per il rilancio del settore, ancora di più dopo l’approvazione di tale decreto, vengono riposte nel riconoscimento del marchio del biologico italiano, fortemente atteso da Coldiretti, che rappresenterà nei prossimi mesi la nuova sfida per incidere, davvero con forza, sulla reputazione del settore.

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