il Punto Coldiretti

Filiere, marchio italiano e giusto prezzo le priorità per il settore biologico

Anche in un anno difficile per l’agricoltura come quello appena trascorso tra crisi climatica, inflazione galoppante e aumento dei costi, il biologico italiano fa registrare numeri in continua crescita.

Crescono i consumi con mercato interno dei prodotti biologici che sale a 3,7 miliardi, ma soprattutto aumentano ancora numero di operatori e superfici biologiche.

Sono oramai sei le regioni italiane che hanno già superato l’obiettivo che la Commissione UE si è data per il 2030 di raggiungere il 25% delle superfici biologiche. Si tratta in particolare della Toscana, che con 35,8% è diventata la prima regione come incidenza di Sau bio, seguita da Calabria, Sicilia, Marche, Basilicata e Lazio.

A livello nazionale la superficie agricola utilizzata (Sau) destinata a biologico in Italia raggiunge il record storico di 2,3 milioni di ettari (+7,5%) pari a quasi il 19% del totale; ma ad aumentare sono anche gli operatori biologici (+8,9%) con oltre 92.799 operatori bio di cui 82.627 aziende agricole, il numero più elevato tra i Paesi dell’Unione Europea.

Si tratta dunque di un settore con numeri sempre più importanti che rappresenta il 18,7% delle superfici italiane e il 7,3% delle aziende agricole italiane.

Il nuovo protagonismo delle aziende agricole biologiche in questo importante rilancio del settore è stato l’argomento al centro dell’assemblea dei produttori di FederBio, ospitata nei giorni scorsi a Palazzo Rospigliosi. La sezione soci di FederBio, che conta 16 diverse organizzazioni nazionali e locali di rappresentanza di oltre 50.000 produttori agricoli biologici italiani, ha definito un proprio manifesto attraverso un percorso di approfondimento tecnico.

Il Manifesto dei produttori, presentato durante l’assemblea da Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Bio, definisce le priorità del settore dell’agricoltura biologica affinché possa rappresentare, anche in futuro, uno degli asset strategici del Made in Italy. È stato realizzato sulla base di incontri tra i soci produttori di FederBio e le associazioni, che si sono confrontati su questioni cruciali, quali la necessità di sostenere il giusto prezzo per gli agricoltori, l’approccio integrato per favorire la circolarità anche per quanto riguarda l’autoproduzione dei mezzi tecnici e garanzie adeguate per quelli acquistati, la criticità del sistema di certificazione e il carico burocratico, sostenere la diffusione dell’allevamento bio come la vera alternativa per il superamento degli allevamenti intensivi.

Coldiretti è impegnata in maniera concreta in questo percorso perché ritiene necessario dotare il settore del biologico di una politica di sviluppo “agricola” che possa risolvere molte delle questioni oggi aperte anche nel confronto con i cittadini consumatori. In tal senso è stata ribadita con forza la necessità di una rapida definizione del marchio del biologico italiano ed una semplificazione normativa e revisione del sistema di certificazione. Inoltre per il settore occorre strutturare sempre meglio le filiere del prodotto biologico. Garantire una equa ripartizione del valore lungo tutta la catena, tramite specifici accordi e investimenti, rappresenta la principale arma per ridurre il ricorso alle importazioni, che inevitabilmente oggi danneggiano il nostro agroalimentare di qualità. Infine, per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di F2F e Green Deal europeo e contemporaneamente far fronte alle criticità dettate dal contesto economico e climatico, il settore necessita di investimenti, di supporti tecnici adeguati, di innovazione sul piano organizzativo e dei sistemi amministrativi e burocratici, nonché di formazione e ricerca.

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