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Popillia japonica: è emergenza per l’agricoltura biologica

La Popillia japonica è, al momento, una delle più gravi emergenze fitosanitarie vista la sua rilevante presenza in diverse aree del nord Italia dove sta arrecando danni gravissimi in particolare alle colture biologiche, in assenza di adeguati sistemi di difesa. Le regioni più colpite sono Piemonte e Lombardia, ma l’insetto si è ormai diffuso in tutta l’Italia settentrionale.

Le imprese agricole biologiche che stanno subendo i danni maggiori sono quelle situate in Piemonte, regione in cui sono presenti oltre 51mila ettari investiti a biologico con un trend finora in crescita costante. Le colture più attaccate dal parassita sono nocciolo e vite.

Individuato in Italia nel 2014, lo scarabeide di origine giapponese compie una sola generazione l’anno. Sverna come larva di terza età nel terreno, sfarfallando poi come adulto in primavera, ovvero tra fine maggio e inizio giugno. Gli adulti resteranno poi attivi fino a tutto settembre. Il parassita arreca gravi danni alle colture sia come larve, sia come adulti. Le prime attaccano soprattutto le radici delle colture erbacee, mentre gli adulti presentano un comportamento gregario e si alimentano a spese della vegetazione di numerose colture. A conferma della sua dannosità, Popillia japonica è stata inserita nella lista degli organismi nocivi di quarantena dall’Unione europea.

Nonostante ciò, non sembra esserci un piano mirato delle istituzioni finalizzato a prevedere una strategia di lotta biologica specifica per le imprese agricole biologiche che sono quindi in seria difficoltà e molte di loro, pur di non perdere il raccolto, stanno seriamente valutando la possibilità di abbandonare il metodo di produzione bio, con conseguente perdita della certificazione del prodotto e la possibilità di dover restituire tutti gli aiuti percepiti negli impegni del Piano di Sviluppo Rurale.

Nel tentativo di evitare tali criticità, si stanno lentamente facendo largo alcune soluzioni di difesa che utilizzano prodotti ammessi dal regolamento sul biologico. È il caso ad esempio di un nuovo formulato a base di piretro naturale, Asset Five, ammesso in agricoltura biologica, che ha ottenuto la registrazione definitiva per la lotta a tale parassita su diverse colture: melo, pero, pesche, prugne, ciliegio, albicocco, nocciolo, kiwi, piccoli frutti, ornamentali e verde urbano.
Il piretro è stato autorizzato in uso d’emergenza anche su cavolo, rapa e sedano.

L’ultimo decreto relativo ad Asset Five (piretrine naturali) vede, quindi, l’estensione su molte colture arboree ed arbustive per la lotta alla Popillia japonica ed anche la più recente Bactrocera dorsalis nonché l’introduzione d’impiego contro gli afidi su cereali ed erba medica.

Il lavoro di estensione è stato intrapreso raccogliendo quelle che sono le segnalazioni e le esigenze dei portatori di interesse sul territorio per avere delle soluzioni alle problematiche crescenti proprio come Popillia.

Più in generale è stato messo a punto uno schema di lotta biologica sulla base di alcuni risultati derivanti dalle sperimentazioni compiute. Il lungo ciclo dell’insetto nel terreno consente di poter utilizzare diversi strumenti in funzione del periodo di sensibilità dell’insetto.

Viene consigliata una attività di monitoraggio relativamente alla presenza del parassita al fine di effettuare un trattamento mirato, intervenendo successivamente, nelle fasi larvali, con nematodi entomopatogeni, per arrivare nelle fasi di insetto adulto all’uso di piretrine naturali ad effetto abbattente. È altresì possibile impiegare Caolino come repellente.

Infine, è importante ricordare che l’Italia partecipa al progetto di ricerca Horizon 2020 IPM Popillia sulla difesa contro tale parassita, avviato nel 2020. Il ruolo dei ricercatori italiani all’interno del progetto è quello di mettere a punto il vademecum con la profilassi fitosanitaria, per cui si occupano principalmente di lotta biologica ed a basso impatto ambientale attraverso l’impiego di nematodi (organismi vermiformi microscopici che penetrano all’interno dell’insetto, uccidendolo attraverso dei batteri) e funghi entomopatogeni (funghi che colonizzano e uccidere attraverso la produzione di micotossine) e di reti insetticide.

In conclusione, la gravità della situazione richiederebbe l’individuazione di una strategia sinergica da parte delle Regioni, ricercatori, associazioni di produttori ed organismi di certificazione finalizzata a difendere le colture biologiche individuando le misure di lotta biologica maggiormente efficaci, ma soprattutto azioni straordinarie mirate a sostegno del comparto affinché non si rischi una crisi importante consistente nella fuoriuscita dal mercato di imprese agricole biologiche.

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