il Punto Coldiretti

Biopesticidi, un aiuto per la difesa delle colture

L’agricoltura, sia convenzionale che biologica, non può prescindere dall’utilizzo dei  fitofarmaci per il controllo delle avversità animali e vegetali. Alcune case produttrici stanno  promuovendo sul mercato i cosiddetti biopesticidi, termine forse un po’ inquietante, ma che,  invece, contraddistingue quei fitofarmaci definiti dall’Epa americana (Environmental  Protection Agency)  come derivanti da sostanze naturali,  animali, piante, batteri, ed alcuni  minerali.

Il Centro ricerche di patologia vegetale ha colto tale tendenza ed ha organizzato un convegno su tali prodotti  a basso impatto ambientale per la difesa delle colture al quale hanno partecipato in rappresentanza del mondo agricolo, Coldiretti, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, nonché esponenti del mondo della ricerca e delle case produttrici. 

Il motivo di interesse del mondo della ricerca e delle imprese agricole per tale categoria di fitofarmaci, impiegabili non solo in agricoltura biologica ma anche in quella convenzionale, nasce dal fatto che il nuovo regolamento comunitario che sostituirà, a breve, la Direttiva 91/414/Cee per l’immissione in commercio dei prodotti fitosanitari e la Direttiva sull’uso sostenibile dei fitofarmaci, che disciplinerà le modalità d’impiego degli stessi, si prefiggono l’obiettivo d’incentivare una difesa fitoiatrica a basso impiego di mezzi di lotta chimici, in sintonia con la crescente sensibilità dell’opinione pubblica per la sicurezza alimentare ed il rispetto dell’ambiente.

A partire dal 1° gennaio 2014 dovranno essere applicati solamente sistemi di protezione integrata delle colture oltre, ovviamente, al metodo di produzione biologico. Risulta evidente, quindi, che occorre privilegiare, quando possibile, i mezzi biologici di difesa. Effettivamente negli ultimi anni sono stati proposti molti nuovi formulati in questo ambito, la cui diffusione rimane ancora contenuta, anche se in leggera espansione.

Sono molte le case produttrici che si stanno muovendo in questa direzione, a seguito di diversi fattori:

a) lo sviluppo dell’agricoltura biologica, in quanto molti di questi prodotti sono ovviamente autorizzati per tale metodo di produzione;

b) la nuova legislazione sui fitofarmaci che limiterà il ricorso a molte molecole chimiche,

c) i disciplinari di lotta integrata che hanno come principio di base la non ammissione di sostanze attive particolarmente tossiche.

I rappresentanti del mondo della ricerca hanno evidenziato come tali prodotti, che ai sensi della nuova legislazione comunitaria beneficiano di un più lungo periodo di registrazione, debbano comunque essere assoggettati, prima di essere immessi in commercio, a criteri di valutazione in merito all’impatto che possono avere sull’uomo e l’ambiente. Il fatto che siano di origine naturale, infatti, non significa che siano necessariamente esenti da effetti negativi. A tal fine, si stanno individuando protocolli di valutazione adeguati.

D’altro canto, le imprese produttrici hanno evidenziato come la domanda di registrazione di tali prodotti attualmente abbia costi elevati e ciò ha costituito un freno, finora,  alla loro diffusione sul mercato. Coldiretti, nell’ambito della tavola rotonda, ha evidenziato come attualmente l’impiego dei biopesticidi da parte delle imprese agricole convenzionali è ancora contenuto se paragonato ai fitofarmaci tradizionali, ma la domanda  è in aumento. Le imprese agricole orientate verso le produzioni orticole e di prodotti freschi in particolare, guardano con molto interesse a questi prodotti che non lasciano residui, hanno tempi di carenza nulli o molto ridotti, sono impiegabili nella lotta integrata ed hanno un basso impatto ambientale.

Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’Istat riguardante “La distribuzione per uso agricolo dei prodotti fitosanitari” nel 2008 sono state distribuite 500 tonnellate di formulati di origine biologica e 1.095.000 trappole (+ 19,1 per cento rispetto al 2007). Rispetto all’anno precedente si registra un incremento dei formulati biologici distribuiti, pari al 39,7 per cento e un corrispondente incremento dei principi attivi in essi contenuti, pari al 73,1 per cento. I principi attivi maggiormente presenti nei formulati distribuiti sono le sostanze di origine vegetale ed animale e quelle a base di microrganismi. Il 55,1 per cento dei formulati viene immesso al consumo al Nord, il 30,6 per cento nel Mezzogiorno e il restante 14,3 per cento al Centro.

Nel 2008 le trappole, utilizzate sia per il monitoraggio sia per segnalare la riproduzione degli insetti dannosi alle colture, hanno raggiunto, come sopra evidenziato, 1.095.000 unità. L’86,1 per cento delle trappole commercializzate contiene feromoni, mentre il restante 13,9 per cento è arricchito con altri principi attivi. Il 46,1 per cento della distribuzione delle trappole è concentrato al Centro.

Il rapporto dell’ Istat evidenzia come i biopesticidi  “pur restando ancora prodotti di nicchia e rientrando nella classe di tossicità non classificabile, incontrano un’attenzione particolare presso gli agricoltori interessati a qualificare le loro produzioni vegetali come prodotti a denominazione di origine protetta, a indicazione geografica protetta, biologici e integrati”.

D’altro canto, occorre evidenziare che comunque ci sono colture che non possono o difficilmente potrebbero essere trattate con tali prodotti, perché presentano parassiti che rispondono solo alla lotta chimica e  verso i quali i pochi prodotti fitosanitari di origine naturale attualmente in commercio non sono efficaci.

Si pensi, ad esempio, al nocciolo, per il quale si è dovuto richiedere per ben due volte l’uso in deroga dell’endosulfan in quanto le sperimentazioni effettuate anche con metodi di lotta propri dell’agricoltura biologica hanno dato risultati insoddisfacenti rispetto alla lotta della cimice e del balanino, o le difficoltà venutesi a creare per il divieto di utilizzo del bromuro di metile e di altri fumiganti per cui si è dovuto ricorrere anche in questo caso allo strumento dell’uso in deroga previsto dall’art. 8 della dir. 91/414/Cee per garantire l’impiego di almeno due sostanze, il dicloropropene e il fenamiphos indispensabili per molte colture e soprattutto per il tabacco.

Ci sono poi alcuni problemi di resistenza o difficoltà di controllo di certe avversità che si sono sviluppate in alcuni casi e che oggi sono difficilmente controllabili chimicamente e dove il ricorso ai biopesticidi può dare un importante aiuto. Ad esempio, si sta rivelando efficace un bioinsetticida a base di granulovirus per la lotta alla carbocapsa che viene ampiamente impiegato nell’agricoltura integrata e convenzionale.

Parimenti anche in agricoltura convenzionale ed integrata si sta diffondendo sempre di più il ricorso al metodo della confusione sessuale: in Emilia Romagna è un metodo ampiamente utilizzato dai produttori di pesche visto che molti dei prodotti fitosanitari di sintesi chimica ai quali erano soliti ricorrere sono stati messi fuori commercio a seguito delle varie fasi di revisione della direttiva 91/414/Cee

Se si prende, ad esempio, il problema della mosca dell’olivo che soprattutto  in agricoltura biologica è di difficile trattamento, al momento il mercato sta proponendo prodotti fitosanitari di origine  naturale molto interessanti a base di spinosad che consentono di ottenere  un olio a residuo zero. Tale prodotto presenta caratteristiche interessanti anche per la lotta nell’olivicoltura convenzionale  visto che molto spesso l’unico prodotto  efficace che si usa nelle aree particolarmente colpite dalla mosca sull’olivo è il Dimetoato.

Coldiretti ha evidenziato come l’aspetto principale relativo all’impiego di tali prodotti è che occorre un’attenzione e una conoscenza maggiore in campo agronomico da parte delle imprese agricole perché il biopesticida produca gli effetti attesi. A differenza dei fitofarmaci di sintesi chimica, infatti, questi prodotti richiedono la presenza di condizioni ambientali e di infestazione particolari per poter funzionare bene, e obbliga gli agricoltori a prestare la massima osservanza alle istruzioni d’uso e di conservazione del prodotto. Anche questo è un punto che ne ha limitato per ora la diffusione. 

Si ritiene in merito che le maggiori esigenze di formazione professionale e di aggiornamento degli imprenditori agricoli debbano essere soddisfatte tramite le misure contenute nel Piano nazionale di attuazione della direttiva che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari, attualmente in corso di elaborazione da parte del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di concerto con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Il Piano dovrebbe essere supportato da adeguate risorse finanziarie, considerata l’importanza  che la formazione e l’informazione assumono in vista del fatto che dal 2014 la lotta integrata sarà obbligatoria per tutte le imprese agricole convenzionali.

In questo ambito, sarebbe opportuno formare dei tecnici specializzati che prestino assistenza alle imprese agricole sì da garantire informazioni imparziali. Dato che nel tempo, per una serie di ragioni, è venuta meno la figura professionale del divulgatore agricolo, al momento l’informazione in questo campo è prevalentemente svolta dai rappresentanti delle case produttrici di fitofarmaci.

Occorre inoltre che la legislazione comunitaria stabilisca una definizione di biopesticidi al fine di poter individuare con esattezza quali siano i prodotti fitosanitari ai quali si fa riferimento. In ogni caso, Coldiretti ritiene necessario sostituire il termine pesticida che, come si è detto più volte, è evocativo di un significato negativo che fuorvia i consumatori dalle reali finalità per cui tali mezzi di produzione sono utilizzati, mentre appare sicuramente più appropriato parlare di bioagrofarmaci.

Infine, il convegno è stata anche l’occasione per  ribadire la contrarietà di Coldiretti a che si crei una contrapposizione tra fitofarmaci di sintesi chimica e biopesticidi in quanto si tratta di mezzi di produzione che possono integrarsi tra loro ma non sono categorie sostituibili, nell’agricoltura convenzionale, l’una all’altra.

Pertanto, anche rispetto alla proposta avanzata da qualcuno in occasione della prossima approvazione del Piano d’azione attuativo della direttiva sull’uso sostabile dei fitofarmaci, dell’introduzione dell’obbligo di ricetta, prescritta da un agronomo iscritto all’albo professionale, per  l’acquisto e l’impiego dei fitofarmaci, Coldiretti ha evidenziato come tale adempimento risulti un appesantimento burocratico inutile, alla luce del fatto che la formazione professionale dei lavoratori agricoli è assicurata dal rispetto della legislazione in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, dall’osservanza delle norme previste per gli utilizzatori professionali di agrofarmaci dal DPR 23 aprile 2001, n. 290 “Regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione, alla immissione in commercio e alla vendita di prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti” – in particolare dall’art. 42 che  obbliga l’impresa agricola alla tenuta del registro dei trattamenti – e dal rispetto dei disciplinari di produzione adottati nel rispetto delle misure agro-ambientali previste dai Piani Regionali di Sviluppo Rurale.

Oltretutto, dall’ultimo rapporto del Ministero della salute  sul Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti di origine vegetale  emergono dati del tutto rassicuranti visto che complessivamente il 99% dei campioni di ortofrutticoli esaminati, risulta entro i limiti stabiliti dalla legge o perché a residuo zero o in quanto comunque contenuti entro le soglie ritenute non pericolose per la salute umana. Ciò evidenzia il fatto che la maggioranza delle imprese agricole utilizza correttamente  i fitofarmaci

In conclusione, si ritiene che i biopesticidi potrebbero avere un buon sviluppo nel futuro ed andare ad affiancarsi ai fitofarmaci tradizionali che rimarranno comunque i più utilizzati per la lotta fitopatologica, vista la loro versatilità e facilità di applicazione. Vi saranno poi settori nei quali, magari, tale tipologia innovativa  di prodotti a basso impatto ambientale  troveranno un loro collocamento più deciso. La ricerca dovrà sicuramente migliorarne l’efficacia, la stabilità di risultato e ridurne il costo per renderli più competitivi e diffusamente impiegabili.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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