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Cambia lo scenario delle rinnovabili, i nuovi incentivi favoriscono i piccoli impianti

Il Gse, Gestore dei servizi energetici, ha pubblicato il quadro di sintesi delle iscrizione ai registri ed alle aste, dei rifacimenti e dell’esito delle istruttorie, relativamente al Decreto ministeriale del 6 luglio 2012. Si tratta di una prima fotografia del settore delle rinnovabili elettriche in risposta alla riforma del sistema incentivante introdotta, appunto, dal nuovo Dm (in vigore dal primo gennaio 2013).

L’analisi di questa prima elaborazione statistica conferma il cambio di direzione degli investimenti, con una predominanza dei piccoli impianti. Le iscrizioni alle procedure di asta che interessano gli impianti con potenza superiore ai 5 MW risultano esigua (biomasse e biogas hanno raggiunto solo il 10% del contingente incentivabile). Diversamente, per l’iscrizione ai registri, che caratterizza gli impianti di potenza inferiore, le richieste hanno ampiamente superato il contingente annuo disponibile (per biomasse e biogas lo sforamento è del 30%).

Si ricorda che il nuovo sistema incentivante per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, oltre a prevedere un meccanismo di riduzione progressiva del livello incentivante, è caratterizzato dall’introduzione di un contingente massimo annuo di finanziamenti (5,8 miliardi di euro annui, ripartiti tra le diverse fonti) e di potenza disponibile di energia incentivabile.

Per garantire il rispetto dei contingenti annuali fissati, l’accesso agli incentivi è, quindi, subordinato all’iscrizione degli operatori ad un apposito registro che ha la funzione di gestire le priorità di accesso al sistema premiale, secondo specifici requisiti e attraverso determinate modalità di gestione delle graduatorie.

Tuttavia, ai fini dell’accesso ai meccanismi incentivanti, l’iscrizione ai registri non è necessaria, tra gli altri, per gli impianti alimentati a biomassa da prodotti e sottoprodotti di potenza fino a 200 kW e per gli impianti alimentati a biogas di potenza fino a 100 kW (anche a seguito di rifacimento) che accedono direttamente ai meccanismi di incentivazione.

Questo fa si che i dati pubblicati dal Gse andrebbero integrati con elaborazioni statistiche che riguardano le domande per l’accesso agli incentivi relative alle categorie escluse dall’iscrizione al registro (che si identificano proprio con gli impianti di piccola taglia e a gestione agricola).

In merito all’attenzione che il nuovo decreto riserva agli impianti gestiti dagli agricoltori, si ricorda, inoltre, che il Gestore è tenuto ha formare le graduatorie degli impianti iscritti a ciascun registro secondo criteri di priorità indicati e da applicare in ordine gerarchico. Tra questi spicca il criterio che garantisce il primo posto nelle graduatorie agli impianti a biogas ed a biomasse con potenza non superiore a 600 kW, di proprietà di aziende agricole, singole o associate, alimentati con prodotti di origine biologica o sottoprodotti di origine biologica.

I primi dati del Gestore, comunque, sembrano essere in linea con le aspettative del settore agricolo, nella misura in cui si conferma la tendenza all’abbandono degli investimenti sui grandi impianti che in alcuni casi hanno comportato problemi di sostenibilità territoriale e generato competizione e distorsioni in merito alla destinazione energetica di colture alimentari.

Grazie al nuovo sistema, infatti, la convenienza economica dei grandi impianti è stata fortemente ridimensionata, a vantaggio degli impianti di piccola taglia a biomassa e biogas che godono di tariffe più alte e facilitazioni nelle modalità di accesso agli incentivi, soprattutto se associati alla gestione agricola e alla valorizzazione dei sottoprodotti e riutilizzo degli scarti nei processi di produzione energetica. Le nuove premialità introdotte dal decreto, inoltre, opportunamente modulate, sono in grado di permettere il raggiungimento di livelli di incentivazione prossimi a quelli garantiti dalla vecchia tariffa omnicomprensiva (28 €/MWh, in vigore sino al 31 dicembre 2012).

La rimodulazione degli incentivi, quindi, a fronte di un consistente taglio di risorse (dal 15 al 30%) in termini complessivi rispetto al sistema precedentemente in vigore (tariffa omnicomprensiva e certificati verdi), sembra effettivamente orientata a sviluppare modelli energetici più sostenibili, maggiormente orientati al modello della generazione distribuita (piccoli impianti diffusi sul territorio) e della filiera corta (disponibilità di biomassa in loco) e quindi, più in generale, ad una maggiore attenzione nei confronti della sostenibilità ambientale (meno emissioni da trasporto) e territoriale (minore competizione con le produzioni alimentari e minore impatto paesaggistico) delle fonti rinnovabili.

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