il Punto Coldiretti

Cambiamenti climatici, ecco la posizione del Mipaf

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha presentato gli indirizzi della propria posizione ufficiale riguardo alle politiche climatiche in corso di definizione nei negoziati internazionali. La presentazione del documento è avvenuta in occasione di un convegno, tenutosi a Roma, dal titolo “Agricoltura, foreste e cambiamenti climatici, il contributo del mondo rurale in vista della revisione del Protocollo a Copenaghen, per un ruolo centrale del settore agro-forestale nel post Kyoto”.

Il documento del Mipaf, proprio in virtù della sua ufficialità, rappresenta una importante presa di posizione a sostegno del ruolo del settore agroforestale nell’ambito delle strategie climatiche in vista del negoziato di Copenaghen e degli adempimenti successivi, nel cui ambito saranno definite le politiche climatiche post-Kyoto.

Come emerge anche dai contenuti del position paper ministeriale, infatti, risulta quanto mai importante ribadire la volontà del sistema agricolo italiano di giocare un ruolo da protagonista nella lotta ai cambiamenti climatici, assumendo una piena responsabilità nel perseguimento degli impegni di riduzione delle emissioni, ma, soprattutto, ottenendo una piena valorizzazione dei contributi che è in grado di offrire, specialmente attraverso la capacità di assorbimento del carbonio nei suoli agricoli.

Relativamente a questa potenzialità, il protocollo di Kyoto ha previsto la possibilità di consentire ai Paesi industrializzati di utilizzare le foreste e i terreni agricoli per raggiungere gli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra (attraverso le cosiddette attività LULUCF – Land-Use, Land-Use Change and Forestry), tuttavia, il nostro Paese, per ora, ha colto questa opportunità solo parzialmente, contabilizzando tutte le misure obbligatorie previste dell’art. 3.3 del protocollo di Kyoto (attività di “afforestazione”, “riforestazione” e “deforestazione”), ma optando per una rendicontazione parziale di quelle cosiddette addizionali (e facoltative) previste nell’art. 3.4 (si è scelto di contabilizzare solo la gestione forestale).

In conseguenza al settore agricolo non è attualmente riconosciuto alcun ruolo nell’ambito del bilancio nazionale delle emissioni mentre il settore forestale ha assunto una funzione di notevole rilievo con la contabilizzazione annua di ben 25,3 MtCO2. Va rilevato che questo servizio di deposito di carbonio (che, come abbiamo detto, attualmente è contabilizzato solo considerando le foreste), secondo le stime del Ministero dell’Ambiente può essere valutabile intorno ai 633 milioni di euro (ma il valore della stima oggi dovrebbe essere quasi triplicato, visto il prezzo attuale della CO2 sul mercato dell’Emission Trading, che ha raggiunto i 14€ a tonnellata).

Sembrano, allora, del tutto legittime le aspettative, da parte delle imprese agro-forestali, circa una richiesta di riconoscimento economico, anche parziale, di tale servizio (soprattutto considerando che il 60% della superfice forestale contabilizzata è di proprietà privata).

Ma, nonostante il Ministero dell’Ambiente abbia inizialmente manifestato formalmente la volontà politica di organizzare un apposito Registro Nazionale dei Serbatoi di Carbonio Agro-Forestali destinato a monitorare tutti i terreni potenzialmente interessati alle attività agricole e forestali sul territorio italiano ai fini della realizzazione contestuale di un nuovo mercato di scambio, alla fine ha prevalso un sistema di contabilizzazione che interessa solo le superfici forestali e avviene senza il riconoscimento del diritto di accesso a crediti di carbonio da parte dei privati.

Infatti, con il D.M. del 1 aprile 2008, il Ministero dell’Ambiente ha istituito un Registro Nazionale dei serbatoi di carbonio agroforestali con un approccio esclusivamente inventariale, integrando i dati dell’inventario dell’Uso delle Terre d’Italia (IUTI), dell’inventario dei Stock di Carbonio d’Italia (ISCI), il Censimento degli Incendi Forestali d’Italia (CIFI) e l’inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio (INFC).

E’ evidente come le motivazioni di questa scelta vadano ricercate nella necessità che l’Italia si presenti alle scadenze previste dagli accordi internazionali sul clima con dati spendibili al fine di rientrare nei parametri di Kyoto. Si rileva, però, che l’impostazione attuale non risulta rispondente all’obiettivo di individuare un sistema in grado di valutare correttamente il ruolo delle foreste pubbliche e di quelle private nell’ambito della creazione dei serbatoi di carbonio, riconoscendo agli imprenditori agricoli, a fronte di impegni di carattere ambientale, un corretto ritorno sulla quota assorbita di loro competenza.

Sino ad ora nel nostro Paese tutto il carbonio assorbito viene calcolato come se fosse di proprietà esclusiva dello Stato e il Registro, oltre a frustrare oltremodo le aspettative dei gestori di terreni agricoli e forestali, ha avuto il solo effetto di creare conflitti in materia di competenze (la sua emanazione è avvenuta senza l’approvazione della Conferenza Stato-Regioni), prevedendo, nel contempo, un investimento di fondi pubblici in un sistema complesso da mantenere.

Sia a causa delle polemiche sollevate nei confronti dell’utilità e della stessa legittimità del Registro Nazionale, sia a seguito di alcune difficoltà intervenute nel frattempo sulla disponiblità dei fondi destinati a garantire il funzionamento dello stesso, è evidente come tutta la materia si debba considerare ancora in discussione ed aperta a nuove soluzioni, magari in grado di coinvolgere in modo adeguato le imprese agro-forestali private.

Leggendo i contenuti della posizione ministeriale sembrano sussistere tutti i presupposti per avviare finalmente meccanismi specificatamente rivolti alla valorizzazione dell’attività di carbon sink da parte delle imprese agro-forestali, anche se, a questo punto c’è bisogno di dare concretezza a tali opinioni.

In questo senso ci si aspetta molto anche dagli esiti dell’imminente Conferenza di Copenhagen che potrebbe portare delle novità nell’ambito delle modalità di contabilizzazione dei carbon sink, alla luce di una riscrittura del Protocollo di Kyoto o dell’integrazione dei suoi articoli di interesse agro-forestale in un nuovo trattato internazionale.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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