il Punto Coldiretti

Cambiamenti climatici, il ruolo dell’agricoltura è decisivo

Il ruolo dell’agricoltura nei cambiamenti climatici è stato al centro della discussione nell’ambito di un convegno organizzato dal Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) tenutosi all’Expo di Milano. Dai numerosi ed autorevoli interventi è emerso come agricoltura e clima interagiscano e si influenzino reciprocamente. Da una parte, infatti, i cambiamenti climatici influiscono sul settore agricolo generando una crescente pressione sulle risorse naturali, costringendo le imprese agricole ad una più complessa gestione delle risorse idriche, alla necessità di far fronte a più frequenti piogge violente e a lunghi periodi siccitosi, mentre, contemporaneamente, l’agricoltura deve fare i conti con il proprio ruolo in campo climatico, riducendo le emissioni di settore (che, per altro, già presentano un trend in diminuzione), ma anche aumentando gli assorbimenti di carbonio e la quota di fonti energetiche rinnovabili attraverso l’impiego delle biomasse di scarto.

La stretta interazione clima-agricoltura, in ogni caso, chiama in causa molti aspetti che vanno dall’uso e dalla gestione del suolo alla pianificazione territoriale, dalle tecnologie per la produzione agricola ai metodi di gestione delle risorse naturali (e di quelle idriche in particolare). In tutti questi campi numerose sembrano essere le soluzioni innovative già oggi disponibili che, partendo dalle esigenze espresse da una società in continua evoluzione e dalle conoscenze prodotte dalla ricerca scientifica, si propongono di trovare risposte sempre più mirate nel segno della sostenibilità climatica ed ambientale.

A poche settimane dalla Cop21 di Parigi, dove la comunità internazionale si riunirà per definire un accordo sulle strategie di adattamento e di mitigazione ai cambiamenti climatici, l’evento del Cmcc è sembrato il contesto ideale per dar vita ad un confronto tra imprese, scienziati, decisori pubblici, organizzazioni (tra cui Coldiretti) ed esperti che, attraverso esempi tratti da esperienze concrete e scenari sul futuro, hanno condiviso le rispettive conoscenze, in chiave propositiva, sui profondi legami esistenti tra agricoltura e cambiamenti climatici.

Nell’ambito dell’iniziativa, Coldiretti ha contribuito con uno specifico intervento, ribadendo la vulnerabilità del settore agricolo ai cambiamenti climatici e sottolineando la necessità di una maggiore centralità del settore nell’ambito delle strategie di mitigazione ed adattamento climatico. Sul tema il settore agroforestale chiede la messa a punto di opportuni strumenti in grado di esaltare il ruolo positivo dell’agricoltura in ambito climatico, con particolare riguardo all’assorbimento di carbonio e alla produzione di fonti di energia rinnovabili. Il settore agroforestale, infatti, se opportunamente supportato, potrebbe essere in grado di trasformare in opportunità economica l’emergenza climatica, trasformando ed adeguando i processi produttivi rispetto all’evoluzione di una sempre maggiore consapevolezza, anche da parte dei consumatori, in merito agli effetti dei cambiamenti climatici. Le imprese agroforestali sono chiamate, dunque, a fare della sostenibilità climatica un vero e proprio fattore di competitività.

Si pensi, ad esempio, al ruolo che la gestione delle foreste può giocare per contrastare il dissesto idrogeologico (anche attraverso una maggiore diffusione dei servizi ecosistemici) e quanto sia importante ed attuale la diffusione di nuovi modelli di consumo basati sulla riduzione delle emissioni da trasporto (Km0 e filiera corta). In Resta, tuttavia, ancora aperto il problema della proprietà giuridica dei cosiddetti “crediti di carbonio” (assorbimenti di carbonio prodotti dal settore agroforestale, ma che, attualmente, in Italia risultano ancora di proprietà esclusiva dello Stato), ai fini di una loro possibile valorizzazione economica nell’ambito dei mercati istituzionali e/o volontari. Il superamento di questo problema, infatti, potrebbe contribuire notevolmente ad esaltare ulteriormente il ruolo climatico del settore agroforestale, grazie alla possibilità di offrire alle imprese un opportunità di integrazione di reddito legata alla fornitura di servizi di grande utilità sociale e territoriale, quali, appunto, quelli collegati all’aumento della quota di CO2 assorbita da suolo e piante e, di conseguenza, delle emissioni climalteranti complessivamente evitate.

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