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Canapa, un’opportunità per le imprese tra vantaggi e problemi

In Commissione Agricoltura della Camera è stata presentata una risoluzione (n. 7-00108) –  a firma dei deputati Bellotti, Nola, Biava, Catanoso, Gottardo – che impegna il Governo a predisporre strumenti normativi e regolamentari per consentire ed incentivare la diffusione della canapa sativa nel territorio nazionale, ferma restando la proibizione della coltivazione della cannabis indica.

La coltivazione della canapa era presente in Italia già ai tempi dei Romani ed è stata ampiamente utilizzata per la costruzione di vele e cordami durante il periodo delle Repubbliche marinare. Nell’800 tale coltura ha rappresentato un’importante fonte di reddito dell’agricoltura in regioni come l’Emilia Romagna, sì che il Linificio e Canipificio nazionale rappresentarono una delle prime società quotate in borsa.

La ragione della sua definitiva scomparsa è dovuta a ragioni puramente legislative, dato che dal 1975 fu inasprito il divieto della coltivazione della Cannabis indica, del tutto indistinguibile da quella sativa, ma che contiene una percentuale maggiore all’1 per cento di Tetra Hidro Cannabiolo, da cui vengono derivate sostanze stupefacenti come l’hashish.

Anche oggi esistono prospettive di mercato interessanti per gli utilizzi della canapa, infatti, la varietà degli impieghi di questo tipo di pianta è straordinaria. Essa può essere utilizzata per la fibra, da cui si possono ricavare tessuti grossolani o raffinati, a seconda della varietà coltivata e della lavorazione adottata; per fare cordami, fibre tecniche, cellulosa per carta, pannelli coibentanti, mangimi, oli polinsaturi per usi farmaceutici; per la cosmesi e per le vernici. Inoltre, i canapuli sono usati come combustibile o per farne pellets o lettiere per animali. Con la canapa è possibile produrre persino pasta alimentare e biscotti, tisane ecc.

Un fattore importante nella coltivazione della canapa, é che il suo ciclo produttivo dura circa tre mesi e mezzo e produce una biomassa quattro volte maggiore di quella prodotta dalla stessa superficie di un bosco in un anno. La rapidità della crescita e la semina piuttosto fitta consentono di ridurre al minimo l’impiego di agrofarmaci: le piante infestanti, infatti, vengono soffocate sul nascere. La radice molto profonda contribuisce con il tempo a migliorare la struttura del terreno. La pianta è stata persino utilizzata per disinquinare terreni contaminati dalla presenza di metalli pesanti.

Si tratta, dunque, di una coltivazione altamente compatibile con le esigenze ecologico-ambientali e che presenta una tale varietà di impieghi, che pare offrire prospettive di mercato molto interessanti considerate anche le disposizioni europee a tutela ambientale. Infatti, in futuro tale normativa comunitaria obbligherà l’industria automobilistica e quella edile ad utilizzare maggiori quantità di materiali naturali, riproducibili e riciclabili e la canapa sembra il candidato ideale per questi scopi.

In Italia la coltivazione industriale è consentita dietro speciale permesso, limitato a varietà di canapa certificate, appositamente selezionate. Dati i possibili vantaggi che porterebbe una reintroduzione della canapa sativa nel nostro Paese, ferme restando le precauzioni per impedire la diffusione della canapa indica e i suoi utilizzi illeciti, appare opportuna l’ipotesi di una semplificazione degli adempimenti burocratici per la sua coltivazione.

Del resto, nei Paesi come l’Ungheria, in cui non è mai stato abbandonato l’utilizzo di canapa, le aziende che si occupano della sua trasformazione hanno talvolta visto crescere il loro fatturato anche del 500 per cento.

Per settori come quello del tessile e dell’abbigliamento, oltre che per quello dell’alta moda, che risultano essere un vero e proprio traino del made in Italy, la canapa potrebbe consentire di reperire in loco, anziché acquisirli dall’estero, tessuti che incontrano i gusti delle giovani generazioni, come dimostrano le ricerche di mercato.

Come evidenziato da un progetto sperimentale realizzato nei comuni del Canavese in Piemonte (reperibile presso il sito web www.regione.piemonte.it/agri/ita/news/pubblic/quaderni/num53/dwd/32.pdf), per promuovere la coltivazione della canapa non è sufficiente prevedere un regime di aiuti per gli agricoltori – oggi possibile grazie a quanto previsto dal reg. CE 19 gennaio 2009, n. 73/2009 – ma è necessario organizzare, altresì, la prima trasformazione degli steli raccolti e provvedere alla successiva lavorazione industriale, che varia sensibilmente a seconda dei prodotti finali che si vogliono ottenere: filati, tessuti, pannelli, oli ecc.

Emerge, inoltre, la necessità di realizzare percorsi di filiera, in quanto alcuni tipi di lavorazioni richiedono impianti industriali costosi e complessi. Se la produzione di canapa non raggiunge determinate quantità, diviene difficile suscitare, ad esempio. l’interesse del mondo industriale. Parimenti, se gli impianti sono insufficienti sul territorio, saranno pochi gli agricoltori a trovare  conveniente  la coltivazione della canapa.

In alcune regioni italiane, quali l’Emilia Romagna e la Toscana, ad esempio, sono stati predisposti piani regionali che hanno promosso la nascita di filiere agro-industriali della canapa. Il Piemonte non ha ancora un suo piano di promozione della canapa, se si eccettua il progetto Life Pianalto, co-finanziato dalla Commissione Europea, che raccoglie venti Comuni delle province di Torino, Asti e Cuneo in un’ottica di sviluppo sostenibile dell’impiego dei pannelli di canapa nell’edilizia.

Le sperimentazioni finora condotte hanno rilevato che i costi di produzione della canapa sono più elevati rispetto al grano a causa di una maggiore incidenza del costo delle sementi e delle più complesse operazioni di raccolta; per contro, la quantità del raccolto può raggiungere quantità tali da rendere più favorevole il conto economico della canapa.

In sostanza, la canapa può rappresentare  una valida alternativa al grano nei terreni asciutti e relativamente poco fertili, ma a condizione che la resa sia elevata e che i costi di trasporto del raccolto, che incidono in modo rilevante, siano contenuti. A tal fine è essenziale la presenza di impianti di prima trasformazione in prossimità delle aree di coltivazione.

Occorre, dunque, garantire un sostegno agli agricoltori che vogliono investire in questa coltivazione tramite programmi di incentivazione a livello provinciale o regionale. Inoltre, risulta necessaria l’adozione di piani per promuovere la realizzazione di impianti di prima lavorazione in prossimità delle aree di coltivazione, così da ridurre l’elevata incidenza dei costi di trasporto del raccolto.

Pertanto, il rilancio della produzione di canapa in Italia richiede che l’agricoltura e l’ industria, con l’indirizzo ed il sostegno delle amministrazioni e di un quadro legislativo adeguato – così come richiesto dalla risoluzione parlamentare – collaborino per la realizzazione di un sistema di filiera che, in alcune aree rurali, potrebbe creare importanti opportunità di reddito.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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