il Punto Coldiretti

Clima, cresce l’attesa per la Conferenza di Parigi

Una singolare coincidenza lega il 1997, l’anno del Protocollo di Kyoto, che ha registrato il valore più alto di temperatura della storia delle misurazioni, al 2015, anno in cui si svolgerà la COP 21, ovvero la tanto attesa Conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si svolgerà a fine novembre a Parigi. I primi nove mesi di quest’anno, infatti, hanno fatto registrare un considerevole aumento della temperatura media (+0,85 °C) e l’incremento della concentrazione di CO2, che in molti mesi ha superato la soglia  dei 400 ppm (un valore che non si registrava da almeno 800mila anni).

Questi dati rendono l’appuntamento di Parigi ancora più importante, soprattutto anche vista la grande attesa sulla possibilità di giungere alla firma di un accordo globale sul clima, più inclusivo rispetto al Protocollo di Kyoto, o, quantomeno, una maggiore presa di coscienza, da parte dei grandi paesi emettitori, circa la necessità di invertire la rotta e puntare su modelli di sviluppo più sostenibili in termini di emissioni climalteranti.  Va detto che all’appuntamento di Parigi si arriva con premesse molto migliori rispetto alla conferenza di Copenaghen del 2009 che, come è noto, è stata considerata un inatteso fallimento in termini di risultato dei negoziati internazionali.

Alcuni segnali, infatti, ci dicono che a Parigi qualche risultato importante si otterrà e anche se non si arriverà subito alla sottoscrizione di impegni vincolanti a livello globale, c’è comunque da aspettarsi l’inizio di un processo che porterà ad azioni realmente incisive nel breve periodo. I citati segnali positivi possono essere sintetizzati nella decisione dell’Europa di ridurre entro il 2030 del 40% le emissioni climalteranti rispetto al 1990, obiettivo rafforzato dalla posizione assunta il 18 settembre scorso dai ministri dell’Ambiente, che ribadisce l’impegno europeo a ridurre dell’80-95% le emissioni al 2050 e la necessità di ridurre le emissioni mondiali entro il 2020 per arrivare poi a un loro dimezzamento al 2050. Ma è soprattutto l’evoluzione degli impegni assunti da USA a Cina a lasciar ben sperare. Gli Stati Uniti, attraverso il dichiarato obiettivo di riduzione delle emissioni del 26-28% al 2025 rispetto al 2005, si rendono protagonisti di un importante cambiamento di passo rispetto al passato.

Va sottolineato l’impegno del Presidente Obama in questo campo, con una politica caratterizzata dall’imposizione di vincoli alle emissioni delle centrali elettriche e ai consumi delle automobili. Il risultato più importante da parte degli USA, tuttavia, è quello di aver raggiunto un accordo con la Cina, aver stimolato l’India e aprendo il dialogo sulla questione climatica con molti altri Paesi. Per quanto riguarda la Cina, le cui scelte risultano ovviamente decisive, in virtù del fatto che le sue emissioni climalteranti superano quelle di Europa e Usa messe insieme, fa ben sperare l’annuncio dell’avvio, nel 2017, di un sistema nazionale di compravendita dei diritti di emissione di CO2 che dovrebbe essere applicato, analogamente al sistema ETS europeo, alle centrali elettriche e alle industrie energivore come quelle dell’acciaio, del cemento e della chimica.

Si tratta di importanti misure di contenimento delle emissioni che incideranno nel processo di trasformazione dell’economia cinese già in corso (vedi il calo del rapporto tra emissioni e PIL in atto da diversi anni) e che testimoniano una reale volontà della Cina di impegnarsi nella lotta l cambiamento climatico. Un ulteriore segnale politico di innegabile importanza, in direzione  dell’adozione di adeguate politiche contro il riscaldamento globale, giunge anche da Papa Francesco che, attraverso la recente enciclica (Laudato sì), ha sottolineato lo stretto legame esistente tra la lotta ai cambiamenti climatici e quella alla diseguaglianza sociale. In base alle premesse e anche secondo alcuni autorevoli esponenti scientifici, quindi, le emissioni climalteranti potrebbero raggiungere il loro massimo tra il 2020 e il 2025 su valori pari a 12,5-14 miliardi di tonnellate, un valore di poco superiore agli attuali livelli di 12,5 miliardi di tonnellate CO2eq. Questo, in sintesi, significherebbe che siamo ancora in tempo per evitare che l’incremento della temperature del Pianeta oltrepassi la soglia critica di “non ritorno” dei +2 °C.

Ma venendo all’Italia, come ci si sta preparando per la conferenza di Parigi? Purtroppo il livello di consapevolezza dei cittadini italiani sull’importanza del negoziato internazionale sul clima sembra non essere elevatissimo: secondo un recente sondaggio, infatti, solo il 29% degli italiani sa cos’è la COP21 e nonostante gli intervistati individuino tra le principali minacce per l’ambiente i cambiamenti climatici (al quarto posto con il 43% dei voti), solo una ridotta percentuale è veramente consapevole di cosa sia veramente la Conferenza delle Parti dell’Onu. Proprio per sensibilizzare il più possibile i cittadini sulla lotta ai cambiamenti climatici, molte organizzazioni, tra cui Coldiretti, hanno dato vita alla Coalizione italiana per il clima che, per il 29 novembre, alla vigilia dell’apertura dei lavori di Parigi, ha indetto un importante giornata di mobilitazione internazionale.

Nella stessa data, infatti, migliaia di cittadini e cittadine si uniranno in una marcia globale per il clima nelle principali città di tutto il mondo, al fine di far sentire la propria voce contro gli effetti dei cambiamenti climatici e per un radicale cambiamento del modello economico, energetico e di sviluppo. La manifestazione italiana si terrà a Roma, nella cornice di Via dei Fori Imperiali,  prevedendo, durante l’intero arco della giornata, una marcia ed un concerto, con l’obiettivo dichiarato di sensibilizzare l’opinione pubblica e di incidere sul dibattito pubblico e sulla coscienza complessiva del paese rispetto alle sempre più urgenti questioni legate all’ambiente e ai cambiamenti climatici e, per questo, anche alla tutela della salute e dei diritti umani.

Nel manifesto redatto dalla Coalizione Clima, in particolare, vengono individuati i seguenti obiettivi: cambiare il sistema energetico superando le grandi e inquinanti centrali a combustibili fossili per realizzare la transizione verso un modello di produzione diffusa e fondato sulla democrazia energetica, sull’educazione ambientale e sulle risorse rinnovabili locali; rivoluzionare il sistema dei trasporti per una mobilità nuova e sostenibile; valorizzare le buone pratiche agricole; creare nuovi posti di lavoro stabili e sostenibili; ripensare il ciclo vitale delle merci e promuovere buone pratiche di gestione e riutilizzo dei rifiuti urbani e soprattutto industriali.

 

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
2008 © Copyright Coldiretti - powered by BLUARANCIO S.p.A. | Redazione contenuti

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi