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Clima, l’Ue si prepara a dare seguito agli impegni della Cop 21

La Commissione europea ha pubblicato una comunicazione contenente una valutazione, a livello di Unione europea, delle implicazioni derivanti dall’accordo di Parigi sul clima sottoscritto a dicembre 2015 in occasione della Cop21. Il documento di valutazione prende in considerazione i prossimi passi e le modalità con cui l’accordo dovrà essere attuato ed è inoltre accompagnato da una proposta rivolta al Consiglio per firma dell’accordo di Parigi che i contraenti potranno ratificare nel periodo compreso tra il 22 aprile 2016 ed il 21 aprile 2017 (periodo di firma). Proprio in occasione dell’apertura del periodo di firma, tra l’altro, l’Unfcc ha indetto una cerimonia ufficiale che si svolgerà a New York, appunto, il 22 aprile prossimo. Ecco riassunti i punti salienti della valutazione:

Sull’Accordo di Parigi l’Ue si esprime riconoscendone la grande importanza nel configurarsi come il primo accordo sul cambiamento climatico che copre quasi tutte le emissioni mondiali. Si tratta di un successo per il mondo intero e la strategia negoziale dell’Ue si è rivelata decisiva per il raggiungimento dell’accordo. Per quanto riguarda i tempi di attuazione, un rapida ratifica ed entrata in vigore dell’accordo fornirebbero la certezza giuridica circa la sua operatività, pertanto la Commissione ritiene necessario ed invita il Consiglio a firmare e ratificare l’accordo al più presto possibile.

Rispetto al tema delle Revisioni periodiche, la Commissione sottolinea la necessità che l’Ue partecipi al processo di revisione previsto dall’accordo di Parigi al fine di assicurare l’effettivo raggiungimento degli obiettivi contenuti nell’accordo stesso. Il Gruppo Intergovernativo di Esperti sui Cambiamenti Climatici (IPCC) ha richiesto la redazione di un report per il 2018 e l’Ue è intenzionata a fornire tutti gli input necessari al riguardo. Inoltre, nel 2020 tutte le nazioni saranno chiamate a presentare le loro strategie per la decarbonizzazione dell’economia nel lungo periodo: al riguardo, la Commissione ha dichiarato che di impegnarsi a fornire a supporto un’analisi delle trasformazioni economiche e sociali, al fine di stimolare un dibattito fra Parlamento europeo, Consiglio e vari stakeholders.

In materia di evoluzione normativa sui temi del clima e dell’energia con orizzonte al 2030, nell’ottobre 2014 il Consiglio ha approvato un quadro di riferimento nel quale è previsto un target di riduzione del 40% delle emissioni di gas a effetto serra e proprio in considerazione dell’adesione all’accordo di Parigi, l’applicazione di tale politica si conferma una priorità per la Ue. Le imminenti proposte legislative al riguardo, quindi, dovranno conseguentemente rappresentare una priorità nell’ambito dei lavori del Parlamento europeo e del Consiglio. Sul tema della transizione energetica, l’Ue deve impegnarsi per creare le condizioni favorevoli per un passaggio ad un’economia a basso contenuto di carbonio, mediante una serie di politiche e strumenti che interagiscono fra loro, riuniti nell’ambito dell’Unione dell’Energia (una delle 10 priorità della Commissione Juncker).

In termini di azione diplomatica a livello globale, la Commissione ritiene necessario che l’Ue incrementi le azioni di diplomazia internazionale in ambito climatico, al fine di sfruttare il sostegno politico e supportare gli altri Paesi nell’applicazione dell’accordo di Parigi. Al riguardo, la Commissione dichiara che l’Ue riconferma il suo impegno ad incrementare la mobilitazione di finanziamenti internazionali per il clima.

Nel ricordare che l’accordo di Parigi entrerà in vigore quando almeno 55 Paesi, rappresentanti almeno il 55% delle emissioni global, lo avranno ratificato, la Commissione ha dichiarato che nei prossimi 12 mesi presenterà le proposte legislative chiave necessarie per l’applicazione del quadro legislativo per il 2030.

Queste riguarderanno: una decisione di sforzo condiviso che investa i settori non coperti dal Sistema di scambio di quote di emissione (ETS); una revisione del settore LULUCF – uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura; una normativa per l’istituzione di un meccanismo di governance affidabile e trasparente per il clima e l’energia nel periodo post 2020; proposte politiche necessarie per adattare il quadro normativo europeo al fine di mettere al primo posto l’efficienza energetica e promuovere il ruolo dell’Ue come leader mondiale nel campo delle energie rinnovabili.

Per quanto riguarda le ricadute per il settore agroforestale ci si aspetta, dunque, da un lato, una accelerazione verso il riconoscimento del suo ruolo nell’ambito delle strategie di mitigazione climatica, specie in termini di contributo all’assorbimento di carbonio da parte di suolo e piante (che corrisponde ad un importante quota di emissione evitate) e, dall’altro lato, una maggiore attenzione nella diffusione di buone pratiche agricole, in grado, cioè, di ridurre gli impatti climatici del settore.

Bisogna anche augurarsi, tuttavia, che questo processo di adeguamento delle politiche climatiche europee possa avvenire in modo complessivamente equilibrato, senza le “fughe in avanti” che in alcuni casi hanno visto l’agricoltura messa sul “banco degli imputati”, alla stregua degli altri settori produttivi, senza valutare in modo oggettivo i contributi attuali e potenziali e le esternalità positive del settore, in relazione ai rischi climatici. D’altra parte, forse più a livello nazionale che in ambito Ue, probabilmente non si è ancora capito che rispetto ai cambiamenti climatici l’agricoltura non rappresenta “un problema” ma, bensì, “la soluzione”.

Gli investimenti in agricoltura, in un paese vulnerabile ai cambiamenti climatici come l’Italia, infatti, possono essere sempre considerati complementari e sinergici alle strategie di mitigazione e di adattamento climatico, in quanto l’azione di presidio e di tutela del territorio esercitata dagli operatori agroforestali rappresenta l’unica garanzia per contrastare i fattori di rischio climatico (primo tra tutti il dissesto idrogeologico), oltre che per aumentare gli assorbimenti complessivi di carbonio e ridurre le emissioni globali, attraverso lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili “sostenibili” (cioè ottenute con impianti di ridotte dimensioni e a partire da residui e sottoprodotti agricoli).

Sul tema si segnala, tra l’altro, un interessante opuscolo divulgativo, curato dalla Ue ed intitolato “Agricoltura Ue – affrontare la sfida del cambiamento climatico” che ben sintetizza lo stretto rapporto esistente tra cambiamenti climatici ed attività agricola.

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