il Punto Coldiretti

Clima, una politica europea più coerente per le biomasse agricole

Il Copa/Cogeca – sigla che racchiude le organizzazioni che rappresentano gli agricoltori e le cooperative agricole europee – ribadisce, attraverso la pubblicazione di un apposito memorandum, l’importanza di una politica europea coerente, completa e mirata a favore delle biomasse di origine agricola, vegetale o animale, nell’ambito delle misure di attuazione del pacchetto clima-energia (in particolare, direttiva 2009/28/CE).

Il documento sottolinea l’importanza delle cosiddette materie prime rinnovabili, utilizzate a scopi energetici o per la fabbricazione di vari prodotti in settori non alimentari, con particolare riferimento al loro contributo al ruolo multifunzionale e sostenibile dell’agricoltura e della silvicoltura dell’Ue.

Sostituendo le fonti di energia fossile, le materie prime rinnovabili contribuiscono, infatti, alla riduzione dei gas a effetto serra e, quindi, alla mitigazione dei cambiamenti climatici.
Inoltre, grazie alla conversione dell’energia solare attraverso la fotosintesi e alle buone pratiche agricole e ambientali, la produzione e la valorizzazione delle biomasse di origine agricola e forestale nei settori dell’energia e della chimica esercitano altri effetti positivi, tra i quali la fissazione della CO2 nei suoli.

Rispetto alle implicazioni insite nella applicazione della direttiva 2009/28/CE, il memorandum solleva alcuni importanti questioni. Innanzitutto, riguardo alla necessità di rispettare i criteri minimi di sostenibilità introdotti dal pacchetto clima-energia, emerge la necessità di non penalizzare ulteriormente il settore agroforestale attraverso l’introduzione di controlli e adempimenti aggiuntivi rispetto a quelli già previsti dalla condizionalità.

Anche in vista della direttiva europea che dovrebbe estenderà i criteri di sostenibilità alla biomassa, la condizionalità dovrebbe costituire il riferimento principale per la Commissione europea e gli Stati Membri per definire gli orientamenti circa le misure da adottare. Misure che dovrebbero contribuire alla diffusione di sistemi volontari di certificazione e non tradursi, invece, in ulteriori obblighi.

Per quanto concerne l’applicazione della direttiva 2009/30/CE – che riguarda le specifiche relative alla benzina e al combustibile diesel – e del regolamento (CE) n. 443/2009 – che definisce i livelli di prestazione in materia di emissioni delle autovetture – il memorandum ribadisce l’importanza di una rapida introduzione dei biocarburanti in tutti gli Stati membri, ai fini del conseguimento dell’obiettivo globale dell’Ue di ridurre le emissioni di CO2 dalle marmitte di scarico dei veicoli nuovi fino a 120 mg CO2/km entro il 2012.

A questo proposito, rispetto agli investimenti in corso in diversi Paesi membri per creare le
infrastrutture necessarie alla distribuzione dell’E85 (carburante per il trasporto su strada che contiene l’85% di etanolo), esiste il rischio che questi vengano inficiati se i costruttori automobilistici non saranno incoraggiati a commercializzare i veicoli “flex fuel”. Le emissioni di CO2 dell’E85, infatti, sono inferiori a quelle della benzina a prescindere dalla metodologia di calcolo scelta, vale a dire sia quella che prende in considerazione il processo “dal serbatoio alla ruota” sia quella “dal pozzo alla ruota”.

Rispetto all’obbligo che interessa i fornitori di combustibili –  riduzione, entro il 2020, del 6% rispetto al 2010 delle emissioni di gas a effetto serra sulla base del ciclo di vita per unità di energia – il Copa/Cogeca evidenzia la necessità che l’analisi del ciclo di vita dei combustibili di origine fossile si fondi sulla medesima metodologia prevista per gli altri biocarburanti/bioliquidi. In generale, comunque, per conseguire l’obiettivo dell’Ue, è necessario permettere un aumento della percentuale di incorporazione di biocarburanti nei combustibili di origine fossile.

Per raggiungere questo obiettivo è importante garantire il livello di qualità necessario del biodiesel al fine di soddisfare i requisiti tecnici dell’industria automobilistica, ma è anche fondamentale che quest’ultima faccia in modo che i motori siano compatibili con un diesel composto almeno per il 10% da biodiesel. Anche per quanto riguarda la benzina, si dovrebbe favorire l’incorporazione diretta dell’etanolo, il quale offre i migliori vantaggi ambientali, analogamente a quanto si fa già in Brasile e negli Stati Uniti. Il Copa/Cogeca ribadisce che le potenzialità produttive dell’agricoltura europea, per quanto riguarda la produzione di etanolo, sarebbero adeguate agli obiettivi di incorporazione progressiva nella benzina.

Tuttavia, nell’Ue permane la tendenza all’approvvigionamento attraverso le importazioni (nel 2007 le importazioni di bioetanolo hanno raggiunto il 40% della produzione comunitaria) che non servono, quindi, a colmare un deficit della produzione domestica ma hanno, invece, l’effetto di competere direttamente con essa.

Il memorandum, in questo senso, richiama l’attenzione verso le norme che regolano l’importazione in franchigia di dazio di biocarburanti e di materie prime destinate alla produzione di biocarburanti, norme che aggirano l’obiettivo di creare nell’Unione europea una produzione di biocarburanti a partire da materie prime locali.

Se le condizioni di accesso al mercato per il bioetanolo d’importazione diventano più favorevoli di quelle previste dagli accordi commerciali attualmente vigenti e se si favorisce l’impiego di una più ampia gamma di oli vegetali per la produzione di biodiesel, l’Unione europea non riuscirà a ridurre la sua dipendenza energetica e non incoraggerà la creazione di nuove opportunità occupazionali che potrebbero risultare dallo sfruttamento della biomassa nelle zone rurali dell’Ue.

Inoltre, prima di ogni ulteriore concessione in tutti gli accordi bilaterali conclusi tra l’Ue e i Paesi terzi, si dovrebbe concordare l’introduzione di un sistema di equivalenza con essi concernente i criteri di sostenibilità.

Anche per quanto riguarda le barriere infrastrutturali che ostacolano la diffusione delle fonti rinnovabili, la Commissione europea dovrebbe adoperarsi per eliminare le discriminazioni esistenti fra le varie fonti rinnovabili a livello di alimentazione della rete. Gli Stati membri dovrebbero agevolare l’accesso alle reti elettriche ed a quelle di gas naturale per i “piccoli fornitori” e garantire un prezzo elevato per il biogas e per l’elettricità prodotti a partire dalla biomassa di origine agricola, in impianti di metanizzazione o di cogenerazione, poiché si tratta di produzioni in grado di contribuire, in maniera decentralizzata, alla sicurezza di approvvigionamento energetico a livello locale.

Tra gli altri, questo è il punto che vede una particolare condivisione di Coldiretti, che vede nella diffusione della generazione distribuita una imprescindibile opportunità per estrinsecare il ruolo delle imprese agricole italiane anche nel campo della produzione dell’energia rinnovabile.

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