il Punto Coldiretti

Consumo e produzione, il duplice ruolo delle imprese agricole nel mercato energetico

Si è tenuta a Roma una tavola rotonda sul tema: il consumatore tra mercato libero e maggior tutela: come districarsi. L’evento, svoltosi nell’ambito della manifestazione “la tutela dei consumatori nei mercati energetici”, organizzata da Gse, Conferenza Diritto Energia e Università di Roma Tre, ha visto la partecipazione di Coldiretti, in rappresentanza delle esigenze del settore agricolo che, come noto, nell’ambito del mercato energetico, si pone nella duplice veste di consumatore e produttore di energia rinnovabile.

In relazione alle esigenze delle imprese, dal punto di vista del consumo, si deve evidenziare che, nonostante il settore agricolo non possa considerarsi tra i più energivori (2,94 Mtep – dato Mise 2013, comprensivo anche dei consumi del settore pesca), il peso della bolletta energetica sul bilancio aziendale comincia a destare preoccupazioni, sino a costituire un vero e proprio limite nell’ambito di alcune tipologie di investimento.

Gli ultimi dati (2012), infatti, vedono il consumo energetico delle imprese agricole ancora essenzialmente caratterizzato dall’uso del gasolio (per il 70%), ma la percentuale relativa all’energia elettrica è già pari al 18% del totale e presenta un trend di crescita (+4,8% la differenza tra i consumi del 2012 rispetto a quelli del 2009).

Oltre a cause interne all’impresa, la responsabilità dell’aumento di questi costi va ricercata anche nelle modalità con cui nel nostro Paese si sta gestendo il processo di liberalizzazione del mercato elettrico. L’evoluzione del mercato elettrico, ed in particolare la sua liberalizzazione (1), ha comportato, importanti cambiamenti di scenario.

A seguito di alcuni meccanismi, infatti, nonostante il prezzo dell’energia negli ultimi anni si sia leggermente ridotto, i consumi energetici delle imprese agricole – omologabili per la grande maggioranza a quelli familiari, ma per una consistente percentuale a quelli relativi alle piccole e medie imprese – sono stati caratterizzati da un inatteso aumento dei costi.

A sette anni dalla liberalizzazione del mercato elettrico, i dati (emersi nell’ambito di un recente convegno organizzato dall’Acquirente Unico) dimostrano, infatti, che per le famiglie e le piccole e medie imprese il prezzo dell’elettricità proposto sul libero mercato dalle aziende operanti nel settore è risultato maggiore rispetto a quello “regolato” dall’Aeeg.
 
Si tratta di una evoluzione inattesa, visto che 4 anni fa i prezzi sul mercato libero sembravano molto più convenienti e consentivano interessanti risparmi rispetto alle tariffe regolate.
Il dato evidenzia come la liberalizzazione del mercato elettrico non sia riuscita, come era nelle aspettative, ad abbassare la bolletta energetica delle imprese grazie ad una apertura alla concorrenza.

Il problema risiede nel fatto che, nonostante i prezzi dell’energia siano effettivamente in calo, i consumatori finali non riescono a beneficiarne a causa di crescenti oneri fiscali e parafiscali che vengono scaricati in bolletta.
Tra le voci della bolletta che finiscono per neutralizzare i vantaggi della liberalizzazione del mercato elettrico e della riduzione del costo dell’energia va menzionata quella definita come “oneri generali di sistema”.

Si tratta di una voce che rappresenta più del 20% del costo totale della bolletta elettrica degli utenti domestici. Nell’ambito di questa voce troviamo diverse componenti, tra cui l’A3 (relativa agli incentivi alle rinnovabili e assimilate), che da sola, nel secondo trimetre 2014, ha rappresento l’84,5%. Si noti come la componente A2 e MCT, relativa alle spese di messa in sicurezza per il nucleare e per le compensazioni territoriali, abbia inciso, nello stesso periodo, per il 4,1%. Il peso della nuova componente Ae, invece, è stato pari a circa al 6,7%.

A partire dal secondo semestre 2013, tra l’altro, per effetto del Decreto ministeriale 5 aprile 2013, nella bolletta delle Piccole e media imprese (Pmi), nell’ambito di questa voce è comparsa una nuova componente di costo: si tratta della cosiddetta tariffa Ae, destinata a finanziare le agevolazioni garantite alle grandi industrie (“imprese manifatturiere ad alto consumo di energia elettrica”).

Secondo alcuni dati raccolti, l’ingresso delle nuove componenti nella voce “oneri di sistema” comporterà, già dal 2014, un aumento del 16,1% dei costi relativi a questa voce nell’ambito della bolletta elettrica delle Pmi. Ciò si traduce, per una piccola impresa, in un esborso aggiuntivo di circa 684 euro l’anno.

Ad aprile 2014, inoltre, nella bolletta elettrica delle Pmi è scattato un ulteriore aumento del 3,3% per le componenti A2 (oneri per il decomissioning nucleare) e UC3 (perequazione dei costi di trasmissione, distribuzione e misura degli oneri generali di sistema), che farebbe lievitare di ulteriori 162 euro il costo annuale della bolletta elettrica.

Gli stessi dati evidenziano come, complessivamente, per le piccole imprese, gli oneri generali di sistema in bolletta, tra il 2012 e il 2014, siano aumentati dell’84,1% e come gli stessi, nelle bollette delle Pmi, pesino per un 179,4% in più rispetto a quanto pagato dalle grandi aziende.
In sostanza, una Pmi arriva a pagare una bolletta elettrica annua media di circa 14.408 euro, di cui il 35,3% è determinato dagli oneri generali di sistema e il 6,1% da oneri fiscali.

Gli aumenti registrati nel 2014, quindi, non fanno che peggiorare una situazione che vede le Pmi italiane pagare l’energia elettrica il 30% in più rispetto alla media dell’Eurozona (solo i rincari legati ad alcune voci della bolletta nel secondo semestre del 2013, hanno fatto salire del 19,8% il gap di costo dell’energia elettrica tra le nostre Pmi e quelle europee).

Rispetto a questo problema, tra l’altro, si noti come alcune tipologie di piccole e medie imprese (settore manifatturiero) siano riuscite ad ottenere uno sconto relativamente all’incidenza dei costi degli oneri di sistema sul totale della bolletta elettrica, ma su questo fronte sarebbe opportuno far rientrare anche il settore agricolo tra i beneficiari di questo sconto.

Sempre per quanto riguarda le conseguenze della liberalizzazione del mercato, gli agricoltori, al pari di altri utenti, oggi sono soggetti a ricevere una grande mole di offerte da parte di vari operatori e scegliere quella più conveniente è particolarmente complicato. Particolarmente utile risulterebbe, quindi, l’estensione di un servizio web dell’Autorità per l’energia, denominato, appunto, Trova offerte, messo a punto per aiutare i clienti domestici a confrontare le offerte di fornitura di elettricità e gas in relazione ai loro consumi. Il servizio online, completamente gratuito, consente di avere tutte le informazioni relative alle offerte di fornitura di energia elettrica disponibili in una determinata area geografia: è sufficiente inserire la potenza installata e i consumi annui ed il programma seleziona tutte le offerte presenti nella zona sul mercato libero e le mette a confronto con quella del mercato tutelato. Estendere questo servizio anche alle piccole e medie imprese renderebbe più agevole la scelta dell’operatore o il confronto tra le varie offerte.

Un altro problema è legato all’attuale sistema di fatturazione dei consumi, che non rende certo agevole capire per cosa l’utente finale sta pagando in bolletta.
Per questo, recentemente, l’Autorità ha predisposto un documento di consultazione per modificare e rendere più semplice la struttura della bolletta, non perdendo di vista l’obiettivo di informare sulle componenti che maggiormente incidono sulla formazione del prezzo finale. È fondamentale, infatti, che il consumatore capisca quale è, ad esempio, il reale impatto delle rinnovabili nella sua bolletta, oppure quanto ancora sta pagando per lo smantellamento delle centrali nucleari.

Al fine del contenimento dei costi energetici da parte degli imprenditori agricoli, si segnala anche la necessità di una revisione delle tariffe biorarie, caratterizzate, ormai dalla mancanza di corrispondenza, (causata dalla crescita delle fonti rinnovabili) tra la definizione delle diverse fasce orarie di consumo rispetto alla reale fluttuazione giornaliera del costo dell’energia sul mercato.

In generale, quindi, servirebbe una maggiore attenzione sull’applicazione dei regimi fiscali e parafiscali affinché i vantaggi della liberalizzazione del mercato elettrico si traducano effettivamente in risparmi per le imprese. Oltre a questo, ci si aspetta una politica di maggiore sostegno al risparmio e all’efficienza energetica, oltre ad una maggiore trasparenza delle bollette, per dar modo alle imprese di apportare azioni correttive a livello aziendale per ridurre i costi.

Per quanto riguarda, invece, Il ruolo dell’impresa agroforestale nella produzione energetica, si segnala come, negli ultimi anni, sia per far fronte ai costi energetici crescenti, sia per rintracciare integrazioni di reddito attraverso una attività che rientra a pieno titolo nella multifunzionalità agricola, si è registrata una tendenza crescente, da parte delle imprese agro-zootecniche e forestali, in direzione della produzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili.

Il ruolo produttivo del settore, infatti, ha visto una grande crescita di interesse e di investimenti, specie nel settore dei piccoli impianti di biomassa e biogas, Numerose anche le imprese agricole che hanno sfruttato le coperture aziendali per l’istallazione di impianti solari termici e fotovoltaici.
Il contributo energetico dell’agricoltura è stato caratterizzato da investimenti orientati sia al raggiungimento dell’autosufficienza energetica, sia alla cessione di quote di energia elettrica in rete, oltreché alla produzione di energia termica a servizio di utenze limitrofe (teleriscaldamento), operando sempre in una logica di generazione distribuita e di filiera energetica territoriale.

Le notevoli potenzialità del settore agricolo in campo energetico, tuttavia, hanno subito diversi freni, legati soprattutto a contesti normativi irrisolti (vedi la questione della definizione giuridica dei sottoprodotti) ed alle difficoltà di accesso al credito per i piccoli imprenditori.
Nonostante una recente riforma del sistema incentivante sia riuscita a risolvere, almeno in parte, il difficile problema della compatibilità territoriale delle energie rinnovabili, la situazione attuale è caratterizzata da nuove problematiche che rischiano di rallentare la diffusione di impianti energetici gestiti dalle imprese agricole.
Si tratta delle modalità con cui, nel nostro Paese, si sta cominciando ad affrontare l’incidenza dei costi degli incentivi destinati alle rinnovabili sulle bollette dei consumatori (componente A3 della voce “Oneri generali di sistema”).

Su questo, mentre si comprende la necessità di ridurre il peso degli incentivi nell’ambito delle bollette elettriche attraverso una revisione del sistema incentivante e procedendo ad accompagnare le rinnovabili verso la grid parity (competitività sul mercato senza la necessità di incentivi), si ritiene opportuno ribadire l’importanza della promozione di quella tipologia di fonti rinnovabili in grado di garantire un effettivo ritorno degli investimenti, per gli stessi consumatori, sul piano delle performances ambientali.
Nelle procedure di limitazione dell’incidenza dei costi delle rinnovabili nella bolletta elettrica dei consumatori, si dovrebbe, quindi, effettuare un distinguo tra i costi relativi al sostegno di interventi speculativi, come quelli legati, ad esempio, al grande eolico, al solare termodinamico e, sino al recente passato, al fotovoltaico a terra, rispetto a quelli, invece, destinati (e da continuare a destinare) ad iniziative che hanno effettive ricadute positive sul territorio e sull’ambiente, come nel caso dei piccoli impianti di produzione energetica gestiti direttamente dalle imprese agricole e che impiegano i residui delle attività aziendali e forestali locali.

Note
(1) si ricorda che il mercato dell’energia elettrica, a seguito della sua liberalizzazione, oggi è caratterizzato da due regimi (mercato libero e mercato tutelato). Differenti sono le componenti che compongono il prezzo finale dell’energia elettrica nelle due opzioni. Nell’ambito della bolletta, infatti, le componenti tariffarie del settore elettrico nel mercato tutelato sono tutte regolate dall’Autorità per l’Energia elettrica e il gas (AEEG), mentre nel mercato libero la componete energia e parte della componente commercializzazione è lasciata alla libera contrattazione delle parti. Il sistema è tale che l’utente domestico può liberamente scegliere se restare nell’ambito del mercato tutelato od optare per il mercato libero, mentre l’utente non domestico (piccola impresa alimentata in bassa tensione con oltre 50 dipendenti o con fatturato superiore a 10 milioni di euro) non può accedere al mercato tutelato e deve obbligatoriamente fare ricorso ad un operatore sul mercato libero.

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