il Punto Coldiretti

Contro la cimice asiatica autorizzato l’uso d’emergenza del fosmet

La cimice asiatica sta costituendo una vera e propria emergenza fitosanitaria per le pomacee e sta devastando in particolare il pero in areali fortemente vocati a tale produzione come l’Emilia Romagna. Il Ministero della Salute ha, quindi, autorizzato il fosmet (nome del formulato commerciale Spada WDG) per la lotta tale avversità, per il periodo  dal 21 giugno 2016 al 18 ottobre 2016, alla dose di 3.19 kg/ha pari a 319 g/hL, utilizzando 1000 L/ha di acqua in piena vegetazione. Si possono effettuare massimo due interventi all’anno a distanza di almeno 20 giorni l’uno dall’altro. Il prodotto è autorizzato su Melo,  Pero, Pesco, Nettarine, Ciliegio, Susino.

Il prodotto è un insetticida fosforganico che esplica la propria azione per contatto e per ingestione. Viene assorbito dalle foglie e dalle altre parti verdi della pianta diffondendosi negli strati più superficiali dell’epidermide. La sua azione è estremamente rapida nei confronti di numerosi fitofagi dotati di apparato boccale  masticatore o succhiatore. Il provvedimento giunge a proposito in quanto negli areali dove l’insetto è stato segnalato in precedenza (Stati Uniti soprattutto) è occorsa almeno una decina di anni prima che si registrassero i livelli di pericolosità mentre in Italia sono stati raggiunti in soli 2 anni.

E’ possibile che nei prossimi anni l’insetto continui a moltiplicarsi e diffondersi anche su piante ornamentali e l’emergenza si estenda nelle aree frutticole italiane. Per affrontare questa nuova calamità è necessario che la popolazione sia adeguatamente informata e si crei un proficuo rapporto di collaborazione con gli agricoltori per contribuire, per quanto possibile, al contenimento dell’insetto nei siti di svernamento.

Fino ad oggi, infatti, le popolazioni di questo insetto erano state osservate, per la loro abitudine di aggregarsi, soprattutto all’interno di strutture come abitazioni, magazzini, garage ecc.. nelle quali svernano, creando principalmente fastidio alle persone ma non avevano arrecato danni apprezzabili alle produzioni agricole. E’ importante, quindi, che tutte le Regioni effettuino un monitoraggio dell’insetto al fine di poter adottare le misure più idonee al contenimento.

Lo studio dell’andamento delle popolazioni e il conteggio cumulativo degli insetti per settimana di rilevamento sono i primi aspetti da affrontare, ma occorre considerare che non è stata ancora individuata una tecnica affidabile di monitoraggio, né una soglia di intervento. Il primo passo da compiere è il controllo di eventuali presenze insolite sulle coltivazioni, della presenza di aggregati di cimici svernanti nei diversi ricoveri o su “piante spia” (es. ailanto, robinia, nocciolo, fagiolino, ecc.), nonché il rilevamento di danni insoliti sui frutti.

Da metà aprile a metà ottobre sono opportuni i campionamenti settimanali delle coltivazioni con tecniche diverse e replicate: il “frappage” (o “tree beating”) per gli alberi da frutto e le siepi permanenti, l’uso di retini da sfalcio per le colture estensive e i prati, ’identificazione dei siti di provenienza, l’impiego di trappole di diversa tipologia.

Nelle aree a produzione frutticola,  è consigliato il controllo dei bordi degli appezzamenti, quello della parte alta delle piante, nonché la rilevazione visiva a seguito di energici scuotimenti delle chiome delle piante.

Per quanto riguarda la strategia di difesa occorre sottolineare che i  trattamenti realizzati prima della comparsa dell’insetto sono inutili, mentre i trattamenti effettuati a fine campagna sono inefficaci. E’ necessario, quindi, intervenire alla prima comparsa delle cimici nei frutteti, tenendo presente che gli adulti della generazione svernante sono più sensibili all’effetto dei trattamenti; mantenere bassa la popolazione può evitare attacchi massicci in prossimità della raccolta, quando i danni sono più gravi.

Il sistema migliore di lotta è quello di ricorrere alla difesa integrata e dovrà tener conto dell’andamento stagionale e dei risultati delle monitoraggio effettuato sugli impianti di produzione; per quanto riguarda la scelta dei prodotti fitosanitari da utilizzare si deve prestare molta attenzione all’equilibrio complessivo dei frutteti, dando la preferenza a molecole più selettive ed evitando di provocare problemi di recrudescenza di altri parassiti.

Sono allo studio diverse strategie alternative e combinate di controllo; fra queste diverse tipologie di trappole (a stimolo luminoso, a feromoni e semiochimici); i feromoni di aggregazione utilizzati nelle “Rescue ® traps” permettono la cattura di grandi quantità di cimici, ma attirano gli individui verso le coltivazioni. Altre trappole (piramidali, più o meno grandi) possono essere posizionate al suolo o sulle piante in prossimità dei frutteti, nel tentativo di limitare il livello di infestazione; in Usa sono in corso sperimentazioni per valutare l’attendibilità di soglie di cattura per indirizzare gli interventi fitosanitari.

 Allo studio anche diverse attrezzature (perlopiù semi-artigianali) per la cattura massale, da attuarsi anche al di fuori delle aree frutticole, così come le reti multifunzionali impiegate contro altri tipi di insetti (es. carpocapsa); in tal caso va stabilita la dimensione ottimale della maglia per impedire il passaggio delle cimici già negli stadi giovanili più piccoli.

Al momento la ricerca sta cercando di costruire un sistema di difesa fitosanitaria attraverso un’azione combinata di sostanza attive e mezzi di lotta biologica.  Un modello che si sta sperimentando è la creazione di fasce di protezione esterna a a bordo campo ove effettuare applicazioni con prodotti fitosanitari a tutela delle parti più interne degli impianti produttivi. Si sta verificando anche l’efficacia di agenti naturali di controllo come imenotteri oofagi, predatori generici e funghi entomopatogeni.

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