il Punto Coldiretti

Dal clima nuove sfide per l’impresa

L’Italia è tra i paesi piu’ esposti agli effetti dei cambiamenti climatici e i riflessi che questi provocano sull’ambiente e sull’economia condizionano in misura crescente l’attività di impresa. E’ quanto è emerso nel corso dell’incontro “Il clima cambia la primavera” organizzato dalla Coldiretti dal quale è emerso tra l’altro che il 51,8 per cento del territorio nazionale è diventato potenzialmente a rischio desertificazione, in base ad elaborazioni climatiche e pedoclimatiche effettuate dall’Inea.

 “Aumento dell’intensità delle precipitazioni, sfasamenti stagionali con autunno caldo e primavera anticipata, numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, modificazione dei regimi pluviometrici e aumento medio della temperatura sono i principali cambiamenti climatici osservati”, afferma Simone Orlandini, Direttore del Centro di Bioclimatologia all’Università di Firenze. E gli effetti – precisa  Orlandini – si fanno sentire con la riduzione della riserva idrica, l’aumento dell’erosione in zone collinari e alluvioni in pianura e con conseguenze sulle piante coltivate che presentano anticipo del germogliamento e sfasamento delle altre fasi fenologiche, maggiore rischio per gelate tardive, variazione bell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti e infestanti, stress idrico prolungato e alternazione dei processi di maturazione.

Per il presidente Nazionale della Coldiretti Sergio Marini “si tratta di processi che rappresentano una nuova sfida per l’impresa agricola che deve interpretare il cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio con campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico.”

Serve anche – prosegue il Presidente della Coldiretti – un piano concreto per aumentare gli invasi e migliorare l’efficienza della rete distributiva oltre che degli impianti di irrigazione. Se non si interverrà concretamente in questo campo – precisa Marini – andremo inevitabilmente incontro a situazioni ingestibili: è evidente che alle prese con un’emergenza, di fronte alla scelta tra uso potabile e uso irriguo si privilegia il primo, ma questo vorrebbe dire mettere tante aziende agricole nell’impossibilità di coltivare, con conseguente scarsità di prodotto e aumento dei prezzi.

 Non è un caso che ad influenzare la tendenza al rialzo dei prezzi del grano a livello mondiale siano proprio – riferisce la Coldiretti – le informazioni sugli effetti negativi del maltempo sulle potenzialità produttive in diverse parti del mondo, dal Canada all’Argentina fino all’India, che analisti economici, come il World Economic Forum (WEF) di Davos mettono a rischio addirittura a rischio le possibilità di crescita a livello globale nei prossimi anni.

Se cresce nelle campagne l’attenzione per tecniche agronomiche (colture, irrigazione, ecc.) sostenibili per il clima, nelle imprese – continua Marini – si cominciano  anche  a cogliere le opportunità con lo sviluppo di energie alternative e con l’offerta di prodotti locali a chilometri zero (che non devono subire lunghi trasporto con il consumo di carburante e l’emissione di gas ad effetto serra responsabili dei cambiamenti climatici) per rispondere alla domanda di un segmento crescente di consumatori che scelgono stili di vita attenti anche nell’alimentazione al risparmio energetico e alla salvaguardia del clima con l’acquisto di prodotti locali che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi inquinanti prima di giungere in tavola.

E segnali positivi vengono anche dalle Amministrazioni pubbliche. Con l’arrivo della primavera grazie a cartelli stradali ad hoc sarà possibile riconoscere lungo le strade i paesi e le città che hanno dedicato spazio alla realizzazione, gestione e manutenzione del verde, oltre che promosso attraverso manifestazioni, eventi e convegni la cultura delle piante, dei fiori e del bello. Il progetto Comuni Fioriti 2008 promosso dall’associazione Asproflor, Città del vino, Anci e dalla Coldiretti è stato presentato nel corso dell’incontro “Il clima cambia la primavera”.

 “Con i fiori rossi ci si ferma!!”. E’ l’invito che i paesi e le città, che hanno posto la cura del verde tra gli obiettivi primari della comunità, rivolgono ai viaggiatori in transito e che d’ora in poi saranno riconoscibili da un cartello con lo sfondo giallo, la scritta nera Comune fiorito in corsivo e i fiori con petali rossi.

 Sono già 106 i comuni – sottolinea la Coldiretti – che, divisi in categorie, aderiscono all’iniziativa lungo tutta la penisola e tra questi Salsomaggiore Terme (PR), per i comuni turistici, Bergolo (CN), per i comuni fino a 3.000 abitanti, Sesia (VC), per i comuni tra i 3.000 e 20.000 abitanti, Cervia (RA), per i comuni sopra i 20.000 abitanti

L’obiettivo del progetto è quello di rendere più accoglienti le città facendo in modo che ai prodotti agroalimentari di eccellenza, legati al territorio, corrisponda un’immagine dei luoghi adeguata, ma anche di rendere più bella e verde l’Italia coinvolgendo le imprese agricole nella gestione, manutenzione, realizzazione delle aree verdi, delle rotonde, delle aiuole e degli elementi di arredo urbano, secondo le opportunità offerte dalla Legge di Orientamento.

 La volontà di recuperare nei piani regolatori delle città il verde perso con la cementificazione è coerente con l’esigenza di contrastare i cambiamenti climatici favoriti anche – sostiene la Coldiretti – dalla progressiva erosione del territorio agricolo. Nell’ultimo quarto di secolo sono andati persi tre milioni di ettari di terreno coltivato con funzione antismog nei confronti dei gas ad effetto serra ed altri inquinanti che danneggiano il clima. Ogni anno – precisa la Coldiretti – vengono persi mediamente oltre 120mila ettari di colture capaci di assorbire anidride carbonica (CO2) a vantaggio di altre destinazioni soprattutto urbane ed industriali.

 Le aree verdi – sostiene la Coldiretti – possono rappresentare un serbatoio di aria pulita indispensabile per combattere lo smog nelle città che va difeso dall’urbanizzazione selvaggia. E per questo è necessario estendere a tutti gli oltre 8mila comuni italiani i risultati incoraggianti che sono stati ottenuti nelle 24 città con piu’ di 150.000 abitanti dove, secondo il rapporto Apat, si registra un incremento delle aree verdi, con l’eccezione di Messina. Nel periodo 2000-2006 gli aumenti maggiori – conclude la Coldiretti – si sono ottenuti a Napoli  con una crescita del 19,5 per cento, seguita da Cagliari con l’8 per cento e da Torino col 5,6 per cento.

 

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