il Punto Coldiretti

Danni da cinghiali, dalla Basilicata un modello di ordinanza da replicare

I danni da cinghiali all’agricoltura costituiscono ormai un’emergenza insostenibile per l’agricoltura. Coldiretti condivide dunque l’iniziativa adottata dalla prefettura di Potenza che ha adottato un modello di ordinanza urgente per l’abbattimento di cinghiali a firma dei sindaci dei Comuni interessati dal problema che costituisce un esempio virtuoso di provvedimento per garantire il controllo numerico della specie che sta devastando le campagne italiane. Sarebbe opportuno che tale modello fosse adottato in tutte le Regioni.

In base a tale ordinanza il Sindaco può autorizzare la cattura o l’abbattimento di cinghiali presenti nel territorio comunale previa nomina di due Direttori delle operazioni, incaricati di coordinare  le operazioni di abbattimento. Il Direttore delle Operazioni individua i nominativi dei soggetti che intendono partecipare alle operazioni, nel numero massimo di dieci per giornata. Tali soggetti sono scelti tra gli appartenenti alla Polizia Municipale ed alla Polizia Provinciale (selecontrollori iscritti negli apposti elenchi istituiti dagli Enti competenti). I nominativi dei soggetti individuati per attuare le operazioni di abbattimento sono preventivamente comunicati alle Forze di polizia locali.

L’ordinanza prevede che le operazioni di abbattimento siano vietate nelle aie e nelle corti o altre pertinenze di fabbricati rurali; nelle zone comprese nel raggio di cento metri da immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazione o a posto di lavoro e a distanza inferiore a cinquanta metri da vie di comunicazione ferroviaria e da strade carrozzabili, eccettuate le strade poderali ed interpoderali. E’ consentito soltanto l’uso di fucile con canna ad anima rigata a caricamento singolo manuale o a ripetizione semiautomatica di calibro non inferiore a millimetri 5,6 con bossolo a vuoto di altezza non inferiore a millimetri 40.

L’ordinanza stabilisce anche una serie di divieti di sparo: ad esempio,  da distanza corrispondente a meno di una volta e mezza la gittata massima del fucile, in direzione di immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazione o a posto di lavoro; di vie di comunicazione ferroviaria e di strade carrozzabili, eccettuate quelle poderali ed interpoderali; di funivie, filovie ed altri impianti di trasporto a sospensione; di stabbi, stazzi, recinti ed altre aree delimitate destinate al ricovero ed all’alimentazione del bestiame nel periodo di utilizzazione agro-silvo-pastorale. È vietato altresì sparare a distanza inferiore a cento metri da macchine operatrici agricole in funzione.

Secondo l’ordinanza, tutti gli operatori devono essere muniti di licenza per l’esercizio venatorio e polizza assicurativa in corso di validità, dovranno essere idoneamente informati sulle tecniche, armi e procedure da adottare da parte del Direttore delle Operazioni e dovranno indossare appositi indumenti ad alta visibilità (gilet e cappellino).  L’ordinanza disciplina anche l’attribuzione dei settori di tiro e le modalità di apertura del fuoco, con espresso divieto di sparare qualora gli ungulati si trovino sui crinali o in zone che non rendano visibile la zona retrostante alla linea di tiro, o che non siano messe altrimenti in sicurezza. Inoltre, prevede che alle operazioni di abbattimento sia data ampia pubblicità attraverso strumenti adeguati nei confronti della popolazione residente.

Rispetto al problema dello smaltimento degli animali abbattuti, la loro carcassa è attribuita agli operatori, a titolo di rimborso spese per l’organizzazione dell’intervento. La carcassa viene destinata esclusivamente all’autoconsumo da parte degli operatori dopo aver effettuato i controlli sanitari previsti dalle norme vigenti, con rilascio da parte del competente servizio veterinario di apposita certificazione sanitaria. Gli animali abbattuti, ove ritenuti non commestibili, sono avviati dal Comune alla distruzione secondo la normativa vigente.

Per quanto concerne le operazioni di cattura, è nominato un Direttore delle operazioni tenuto a coordinarsi con il Comando di Polizia locale. Tali operazioni sono attuate da soggetti nominativamente individuati il cui elenco è trasmesso alle forze di polizia locali. I metodi di cattura ammessi prevedono la collocazione di chiusini mobili e temporanei, atti alla cattura di cinghiali, all’interno dell’area stabilita, seguendo le tecniche di cattura generalmente utilizzate in questi casi debitamente segnalati ai cittadini al fine di evitare pericolo.

I capi catturati sono avviati ad Aziende faunistiche venatorie, nel caso in cui abbiano espresso preventivamente la loro disponibilità, ovvero sono destinati ad essere abbattuti sul posto da personale munito di licenza per l’esercizio venatorio e polizza assicurativa in corso di validità. In quest’ultimo caso, la carcassa è attribuita agli operatori, a titolo di rimborso spese per l’organizzazione dell’intervento. A tal fine dovrà essere preliminarmente sottoposta ai controlli sanitari previsti dalle norme vigenti, con rilascio da parte del competente servizio veterinario di apposita certificazione sanitaria. Gli animali abbattuti, ove ritenuti non commestibili, verranno avviati dal Comune alla distruzione secondo la normativa vigente.

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