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Danni da fauna selvatica, la Commissione Agricoltura chiede al Governo interventi immediati

Il problema dei danni causati all’agricoltura dalla fauna selvatica o inselvatichita è stato al centro della seduta della XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati dello scorso 19 giugno. Nel corso della riunione è stato evidenziato come sia necessaria l’attuazione dei piani di gestione messi già a punto dall’Ispra. Inoltre, il Governo si deve impegnare ad attuare interventi di verifica e quantificazione del danno in collaborazione con le Regioni.

La risoluzione è dovuta al fatto che le criticità determinate dai danni causati all’agricoltura e alla zootecnia da alcune specie di fauna selvatica o inselvatichita hanno assunto dimensioni notevoli e già nel corso della XVI legislatura la Commissione Agricoltura ha svolto una specifica indagine conoscitiva alla quale è seguito l’esame di proposte di legge a riguardo.

Il fenomeno è da ritenere una vera e propria emergenza. Inoltre, si è verificato un incremento della frequenza degli attacchi da parte di lupi e altri canidi selvatici ad allevamenti di ovini che hanno a loro volta generato l’inasprimento della tensione sociale. Secondo l’Ispra i lupi si sono riadattati a vivere in zone a grande vocazione rurale e densamente popolate. Essi sono protetti dalla direttiva 92/43/CE (direttiva Habitat) che però non comprende gli altri canidi selvatici o gli esemplari ibridi: questo pone problemi di natura legale, tecnica e scientifica.

La risoluzione di questo problema ricade sotto la responsabilità nazionale ed europea in modo da rendere più adeguato il quadro normativo di riferimento, introdurre strumenti più idonei a garantire l’equilibrio tra presenza della fauna selvatica protetta e delle attività economiche essenziali per la produzione di alimenti.

Questa risoluzione, pertanto,  impegna il Governo a proseguire iniziative di monitoraggio, studio e ricerca per individuare una strategia di sistema su scala nazionale, e ad affidare all’Ispra il compito di definire un protocollo operativo e una banca dati sui danni arrecati alle attività agricole e zootecniche. Bisogna poi concordare con le Regioni le modalità di gestione operativa per portare l’entità dei danni al di sotto di una soglia di sopportazione fisiologica riconducendoli nei limiti del normale rischio di impresa e garantendo gli introiti economici e il funzionamento regolare degli ecosistemi.

Serve inoltre promuovere misure di prevenzione e sostegno promuovendo bandi per investimenti non produttivi destinati ad interventi strutturali, ed adoperarsi nell’ambito della Pac 2014-2020 per l’inserimento di una misura per la prevenzione dei danni e per il cofinanziamento di strumenti di gestione del rischio (assicurazioni). Ancora la risoluzione chiede di predisporre una procedura di verifica e di quantificazione dei danni attraverso: procedura standard di raccolta dati; personale specializzato per l’accertamento del danno; programma di erogazione di fondi per la conservazione dei grandi carnivori.

E’ anche necessario assicurare l’integrità della specie e dell’identità genetica del lupo e contestualmente la tutela delle attività agricole, dare seguito, recepire e formalizzare i piani di gestione dell’ISPRA con apposito atto, intervenire con urgenza presso le competenti istituzioni locali per ridurre il randagismo e per stanziare risorse per l’applicazione della legge 281 del 1991 (tutela degli animali di affezione e prevenzione del randagismo) e prevedere il commissariamento delle regioni che non la applicano, assumere in sede europea iniziative per adeguare il quadro normativo alle esigenze dell’agricoltura italiana.

Coldiretti condivide i contenuti della risoluzione ed auspica che ciò si traduca al più presto in interventi a favore dell’agricoltura che da anni sta subendo ingiustamente le conseguenze di un’inefficiente gestione della tutela della fauna selvatica sul territorio. E’ evidente, infatti, che  le imprese agricole non  sono tenute in alcun modo a dover sopportare perdite di reddito a causa della presenza di cinghiali ed altri animali nelle aree rurali dal momento che la tutela ambientale deve comunque conciliarsi con l’esercizio dell’attività d’impresa.

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