il Punto Coldiretti

Danni da lupo agli allevamenti, la questione arriva a Bruxelles

La Direzione Generale Ambiente della  Commissione Europea, nell’ambito del Gruppo di coordinamento sulla biodiversità e la natura, ha deciso di insediare un gruppo di lavoro sul lupo con l’obiettivo di creare un momento di discussione e di condivisione delle esperienze sull’applicazione pratica delle Linee guida sui piani di gestione dei grandi carnivori con specifico riferimento al lupo. 

Intanto, Coldiretti ha presentato le proprie valutazioni in merito ai danni provocati dal lupo alle imprese agricole zootecniche evidenziando come in Italia dopo un periodo nel quale la specie era scomparsa in molte aree del paese, a seguito degli interventi di ripopolamento, attualmente la presenza del lupo è stimata in circa 500-600 animali (secondo alcuni ricercatori forse anche di più), sì che tale specie è ricomparsa in molte zone in cui non era più presente da circa un secolo.

Se ovviamente tale fenomeno è positivo sul piano della tutela della biodiversità d’altro canto l’assenza della messa in atto di adeguate misure di prevenzione in molte Regioni, ha determinato un incremento nei danni provocati dal lupo alle imprese zootecniche favorendo un clima di conflittualità tra i diversi soggetti presenti sul territorio (associazioni ambientaliste, Organizzazioni professionali agricole, enti locali).

In particolare, nelle aree rurali in cui si è avuto un ripopolamento della specie, gli allevatori non essendo abituati alla presenza dell’animale, non contemplano la messa in atto di misure di prevenzione per la prevenzione dei danni e non sanno esattamente come affrontare il problema sul piano pratico. Spesso durante la notte non pensano, ad esempio, a realizzare sistemi di recinzione così che il bestiame ed i greggi restano privi di protezione.

In sostanza, la scomparsa del lupo da molte regioni e la riduzione della redditività dell’attività zootecnica nelle aree cosiddette marginali hanno comportato l’abbandono di quelle pratiche che hanno consentito storicamente al lupo di convivere con gli allevatori: gli animali domestici vengono lasciati al pascolo incustoditi, i cani da difesa, la cui preparazione e mantenimento sono divenuti costi superflui, sono scomparsi.

Là dove con il supporto delle regioni e degli enti locali sono state attuate misure di prevenzione  quali recinzioni elettrificate, presenza di cani da guardia, ricoveri temporanei per il bestiame al pascolo e le greggi, si è effettivamente riscontrato un contenimento dei danni, seppure anche in questi casi restano dei problemi per i bovini che rimangono al pascolo anche la notte. Inoltre, anche quando durante la notte gli animali sono protetti, gli allevatori possono comunque avere delle perdite, dovute agli  attacchi del lupo che avvengono di giorno quando gli animali sono al pascolo.

D’altra parte, si è sottolineato come i piccoli allevamenti spesso abbiano difficoltà ad applicare le misure di prevenzione per ragioni economiche relative ai costi di realizzazione delle misure di prevenzione o per ragioni tecniche.

Altro aspetto importante in presenza di danni agli allevamenti è accertare se la responsabilità è imputabile al lupo o alla presenza di cani inselvatichiti che in alcune aree rurali sono diventati sempre più numerosi. A tal fine, alcune amministrazioni locali stanno sperimentando dei metodi per distinguere le due specie sulla base dell’analisi degli escrementi rinvenuti  nelle aree in cui sono avvenuti gli attacchi.

In sostanza, come evidenziato da uno studio dell’Osservatorio Ecologia Appenninica, la situazione attuale è la seguente: l’allevatore sistematicamente perde alcuni capi di bestiame, si rivolge alle autorità competenti senza ottenere alcun risarcimento in quanto "ufficialmente" la presenza del lupo non é accertata con sicurezza, essendo nota anche la presenza dei cani inselvatichiti ai quali potrebbe essere imputato il danno.

Inoltre, i veterinari che vengono interpellati in caso di danno non possono distinguere la causa della morte degli animali "in quanto non si è in grado di distinguere se l’aggressore è stato il lupo od il cane" (entrambi mordono nello stesso modo e per lo più la tecnica di caccia è la stessa). Risultato: l’ allevatore rimane insoddisfatto e aumentano gli abbattimenti illegali.
In una situazione del genere, l’ allevatore perde gli animali e con essi una parte del suo reddito senza che nessuno sia disposto a rimborsarlo della perdita.

Che fare dunque? Secondo Coldiretti, le soluzioni possibili sono sostanzialmente tre da impiegare congiuntamente: 1) rivedere il sistema di accertamento e risarcimento dei danni affinché oltre a garantire un completo reintegro della perdita di reddito per l’agricoltore siano coperti non solo i danni da lupo, ma anche quelli causati da cani inselvatichiti; 2) prevedere un sistema di misure di prevenzione dei danni incentivando le imprese agricole con un adeguato regime di sostegno; 3) costituire delle ronde con volontari che collaborino con i pastori e gli allevatori nella sorveglianza.

In materia di misure di prevenzione la regione Toscana è sicuramente un modello da seguire, con una legge regionale che ha avuto il consenso della Commissione Europea che prevede:

a) un aiuto per la realizzazione di opere di prevenzione e protezione, quali ad es. la costruzione/ristrutturazione delle stalle, i sistemi fotografici di allarme e la costruzione di recinti per la permanenza notturna degli animali. Le spese ammissibili riguardano la costruzione, l’acquisizione o l’ammodernamento di beni immobili e l’acquisto di nuove macchine e attrezzature inclusi i programmi informatici. In ogni caso non sono ammessi a beneficiare dell’aiuto investimenti che comportino un aumentino della capacità produttiva dell’azienda;

b) un aiuto per il pagamento di premi assicurativi relativi ai danni provocati da attacchi di predatori protetti verso i quali vige un divieto assoluto di caccia come appunto i lupi. Questa seconda tipologia di aiuto é stata considerata compatibile con la normativa comunitaria in materia di concorrenza in quanto il lupo è in Italia una specie protetta per la quale vige il divieto di caccia, mentre tale regime di sostegno non è considerato ammissibile per i danni provocati da specie cacciabili.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
2008 © Copyright Coldiretti - powered by BLUARANCIO S.p.A. | Redazione contenuti

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi