il Punto Coldiretti

Danni da lupo agli allevamenti, serve accelerare l’approvazione del Piano d’Azione Nazionale

Occorre giungere al più presto all’approvazione del Piano d’Azione Nazionale sulla conservazione e gestione del lupo per dare risposte concrete alle imprese agricole zootecniche che sono chiamate a convivere con la specie. Le polemiche sulla presenza della deroga al divieto vigente all’ abbattimento dei lupi qualora sia necessario un controllo numerico in alcune situazione specifiche, non può bloccare l’entrata in vigore di misure di coesistenza che sono urgenti visto il diffondersi della specie sulla dorsale appenninica e sulla parte occidentale delle Alpi. E’ quanto ha affermato Coldiretti nell’ambito di un convegno organizzato da Legambiente a Badia Morronese (Sulmona) presso la sede dell’Ente Parco della Maiella alla presenza del Ministero dell’Ambiente, dell’Ispra, del Corpo Forestale dello Stato e delle altre Organizzazioni maggiormente rappresentative del settore agricolo.

L’incontro è stata l’occasione per fare il punto sul procedimento di approvazione del Piano che, ormai redatto nella sua versione definitiva dopo un’ ampia concertazione coordinata dal Ministero dell’Ambiente e dall’Unione Zoologica Italiana,  rischia ora di essere rallentato e bloccato dal fatto che,  come strumento residuale di controllo della specie in caso di danni rilevanti agli allevamenti,  il piano prevede il ricorso su richiesta di una Regione o di un Comune,  all’attivazione della deroga prevista dalla direttiva Habitat.

Coldiretti ha evidenziato che le polemiche su tale mezzo di controllo numerico,  stanno oscurando la validità delle misure programmate dal piano, elaborate mettendo a frutto l’esperienza e le conoscenze acquisite sulla specie grazie al progetto Life  WOLFNET, i cui risultati sono disponibili in Internet, (http://www.lifewolf.net/it/component/content/) che consentono oggi di poter avvalersi delle più moderne tecniche di monitoraggio per individuare la presenza della specie nell’areale italiano nonché di misure di prevenzione che possono essere finanziate tramite i Piani di Sviluppo Rurale ( ad es. recinzioni elettrificate e cani da guardiania) e che occorre divulgare presso le imprese zootecniche tramite iniziative mirate di informazione e formazione, soprattutto in quelle aree rurali dove, a differenza dell’Abruzzo,  la presenza del lupo è nuova e  conseguenza  diretta del successo della politica di conservazione della specie per cui  gli allevatori non hanno familiarità con l’animale,   sui metodi di  gestione della specie.

Le misure di prevenzione individuate, tramite il progetto Wolfnet, nascono con un approccio dal basso verso l’alto, ossia da un rapporto di collaborazione e  confronto tra i tecnici degli enti parco e  gli allevatori. Nell’ambito del convegno i tecnici di diversi enti parco nazionali (Majella, Gran Sasso e Monti della Laga, Appennino tosco-emiliano, Foreste Casentinesi, Monti Sibillini, Pollino, Val Grande) e Legambiente per la Lessinia,  hanno illustrato i risultati raggiunti nel consolidamento di metodiche innovative per il monitoraggio della specie,  necessario al fine di  quantificare la presenza del lupo e degli ibridi, in un determinato areale, ricorrendo alle tecniche di howling (ululato) e dello snow tracking (individuazione delle tracce sulla neve) nonché di analisi degli escrementi.

La quantificazione della presenza della specie é necessaria per calibrare le misure di conservazione e di prevenzione dei danni. In merito a quest’ultimo aspetto, le esperienze pilota condotte dagli enti parco hanno evidenziato che quando gli allevatori sono direttamente coinvolti, dai diversi soggetti cui compete la conservazione della specie,  é possibile una positiva collaborazione nella realizzazione di idonee misure di prevenzione, incluso il ricorso alla  vigilanza volontaria quando gli animali da allevamento sono al pascolo.
Rispetto alle misure di risarcimento Coldiretti ha evidenziato che è indispensabile sia garantito agli allevatori, il ristoro dei danni subiti tramite procedure amministrative semplificate e rapide, problema ancora insoluto non solo per i danni da lupo ma anche più in generale per la fauna selvatica. Coldiretti ha, infatti, sottolineato che quanto più  tutti i soggetti chiamati all’attuazione del Piano sono in grado di applicare in modo efficiente le misure di prevenzione dei danni e il meccanismo del risarcimento, tanto meno ci sarà bisogno di ricorrere alla deroga e, quindi, all’abbattimento dei lupi.

A tale proposito, Ispra ha evidenziato come l’eventuale ricorso alla deroga, da parte di una Regione o Comune, per chiedere l’abbattimento di alcuni capi di lupi che provocano danni agli allevamenti, sia una procedura soggetta ad un provvedimento di autorizzazione dello stesso ISPRA per cui solo dopo aver valutato tecnicamente la sussistenza delle condizioni di emergenza, si potrà procedere all’abbattimento. Non è, pertanto, uno strumento al quale si ricorre automaticamente, come in questi giorni è sembrato erroneamente trasparire dal dibattito riportato sulla stampa. Del resto, ha evidenziato Coldiretti,  si tratta di un istituto previsto dai Piani di gestione del lupo in tutti gli Stati membri che hanno problemi di convivenza con la specie, come ad es. la Francia e, al difuori dell’UE, ma sempre in territorio europeo, dalla Svizzera. Né secondo Coldiretti appaiono fondati i timori che la previsione di abbattimento dei lupi, in casi eccezionali,  tramite l’istituto della deroga possa interrompere le buone pratiche di prevenzione in quanto come si è visto, per esperienza dei paesi che già la applicano danni, questo non esime le  imprese zootecniche dal porre in essere le misure di prevenzione.

Incisiva e mirata deve, invece, essere, come tutti hanno concordato, la lotta al bracconaggio che costituisce la principale causa di mortalità del lupo in quanto attraverso un mix di interventi da parte del Corpo Forestale dello Stato e di associazioni di volontari è possibile contrastare il fenomeno in modo efficace.

A fronte delle preoccupazioni espresse da Coldiretti circa i tempi di approvazione del Piano,  il direttore generale del Ministero dell’Ambiente, Maria Carmela Giarratano,  ha fatto presente che dopo la consultazione avvenuta con i portatori di interesse e le Organizzazioni di rappresentanza del settore agricolo, il documento è stato sottoposto alle Regioni per cui, integrato il testo con i contributi di tali Amministrazioni, si prevede ora che il Piano sia di nuovo riportato al Comitato nazionale paritetico per la biodiversità e successivamente alla Conferenza Stato regioni per l’approvazione definitiva che dovrebbe avvenire prima dell’estate.

Sul tema dell’ibridazione del lupo con il cane, gli esperti hanno studiato il problema sia sotto l’aspetto conservazionistico relativo alla necessità di tutelare il patrimonio genetico della specie lupo sia con riferimento al fatto che soggetti ibridati nati dall’incrocio cane-lupo devono essere controllati ricorrendo al sistema della sterilizzazione già sperimentata e, quindi, possibile, nell’ambito di diverse regioni grazie proprio al progetto Wolfnet.

Un aspetto interessante,  che è emerso dalle ricerche effettuate dagli esperti,  è come il lupo sia un valido alleato nel controllo numerico dei cinghiali in quanto la specie preferisce, tendenzialmente,  gli ungulati nella propria dieta piuttosto che non gli animali da allevamento. Per quanto concerne, invece, la predazione, gli studi evidenziano che il lupo preferisce per quanto riguarda gli ovini, capi adulti mentre, per i bovini, capi giovani. L’uso dei cani da guardiania  è, quindi, raccomandato in entrambi i casi. Rispetto a tutti i risultati conoscitivi ottenuti dal progetto WOLFNET è emersa l’importanza di divulgare, in rete, tutte le conoscenza acquiste sul comportamento della specie e sulle più efficaci metodiche di prevenzione dei danni.

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