il Punto Coldiretti

Deforestazione globale, import nell’Ue tra i maggiori responsabili

Tra il 1990 e il 2008 le importazioni ed i consumi dell’Europa hanno contribuito alla deforestazione di 9 milioni di ettari (una superficie grande come l’Irlanda): questo l’allarmante dato proveniente da un recente Report dell’Ue The impact of EU consumption on deforestation: Comprehensive analysis of the impact of EU consumption on deforestation. Lo studio, in particolare, ha analizzato l’impatto del consumo di alcuni prodotti (biocarburanti, mobili, ecc.) sulla deforestazione in tutto il mondo.

Leggendo i dati contenuti nel report, quello che colpisce di più è che l’incidenza dell’Ue sulla deforestazione risulta ben maggiore rispetto ad altre regioni industrializzate. Addirittura sorprendente il confronto con la deforestazione causata dalla Cina (l’Ue ha un impatto sulla deforestazione quattro volte superiore al gigante asiatico) e dal Nord America (il rapporto è di 3 a 1 per l’Europa).

Le cause principali della deforestazione tropicale, sempre secondo il report europeo, vanno ricercate soprattutto nell’aumento dei consumi di soia, olio di palma e prodotti connessi, ma, al di la delle numerose statistiche contenute nel rapporto, ciò he viene messo in risalto, forse per la prima volta, sono le responsabilità indirette dell’Europa nei confronti della deforestazione mondiale.

La consistente incidenza dei consumi Ue sulla deforestazione, infatti, rischia di mettere in discussione la credibilità stessa degli impegni dichiarati dall’Europa (riduzione del 50 per cento della deforestazione entro il 2020), anche in virtù della effettiva attivazione di politiche in questo senso.

Alcune associazioni ambientaliste, infatti, proprio rispetto alle tendenze evidenziate dal report, non hanno mancato di sottolineare la necessità di politiche mirate al contenimento della deforestazione mondiale attraverso una sostanziale riduzione del consumo delle risorse provenienti dalle aree forestali tropicali.

La maggior parte delle forniture agricole importate dall’Ue, tra l’altro, proviene dallo sfruttamento di terreni di recente deforestazione, con gravi danni alla biodiversità e consistenti incidenze sul riscaldamento globale. Si ricorda, ancora, che quando le foreste tropicali vengono sostituite da colture destinate alla produzione di biocarburanti si ha il massimo del danno in termini di perdita di carbonio accumulato.

Per contrastare il fenomeno e recuperare il ruolo attivo dell’Ue nella lotta alla deforestazione, oltre ad una politica in grado di assicurare una coerenza tra gli interventi in campo ambientale, agricolo e commerciale, sono necessarie, dunque, anche misure in grado di incidere sui modelli di consumo.

In questo senso, vanno rimarcati gli effetti positivi collegati alla diffusione del consumo locale e stagionale (km0 e farmer markets), rispetto al ricorso all’importazione di prodotti alimentari provenienti, appunto, da aree distanti e che possono essere oggetto di interventi non sostenibili, dal punto di vista ambientale e sociale, e/o di deforestazione incontrollata.

Si ricorda che le aree forestali più colpite dal cambio di destinazione dei suoli sono le foreste africane, quelle del sud est asiatico e l’Amazzonia e, come evidenziato dal report, la crescente richiesta europea di carni, prodotti caseari, biomasse e biocarburanti a scopo energetico, legata alla conversione di estese aree forestali in queste zone, comporta un grave rischio di compromissione di ecosistemi fondamentali per la vita del pianeta e dell’uomo.

Anche alla luce di questi impatti, dunque, occorrono interventi e norme in grado di sensibilizzare il consumatore europeo ed orientarlo verso l’acquisto di beni sani, sicuri e sostenibili dal punto di vista degli impatti ambientali e climatici. Come visto, per quanto riguarda l’incidenza sulla deforestazione globale, questo aspetto è particolarmente importante per i prodotti alimentari, oltre che per quelli dell’industria cartaria, del legno e per i prodotti energetici (biomasse e biocarburanti).

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