il Punto Coldiretti

Difesa fitopatologica del riso, Coldiretti chiede l’uso d’emergenza di alcuni prodotti

In previsione della prossima campagna agraria del riso, Coldiretti ha ritenuto opportuno presentare, in tempo utile, ai Ministeri della Salute, delle Politiche Agricole e dell’Ambiente, le richieste relative all’uso d’emergenza di alcune sostanze attive quali: Pretilachlor, Quinclorac, Propanile, Triciclazolo E  Picoxystrobin, considerato che a seguito dei diversi processi di revisione comunitaria dei fitofarmaci una delle più importanti produzioni agricole italiane risulta totalmente esposta a patologie che ne comprometterebbero drasticamente la sopravvivenza quali i giavoni, il brusone, la presenza di infestanti resistenti come Echinochloa spp., Alisma spp., Schoenoplectus mucronatus e Cyperus difformis .

Secondo i dati Istat, l’Italia è il primo paese produttore di riso nell’Ue (rappresenta il 48 per cento della produzione europea) con 246.537 ha, equivalente al 7 per cento della superficie nazionale investita a cereali e 15.558.330 quintali di produzione, per una resa media di 6,31 tonnellate per ettaro. A livello europeo, seguono Spagna (30 per cento della produzione comunitaria) e, con quote nettamente inferiori, Grecia, Portogallo e Francia (rispettivamente 8 per cento, 6 per cento e 4 per cento).

Ad oggi alcune varietà sono coltivate solo nel nostro Paese ed altri Stati membri dell’Unione seminano le nostre varietà. Risulta estremamente importante tutelare, pertanto, la competitività di una coltura che ha un ruolo chiave nell’economia e nella conservazione una vasta area del territorio italiano, anche sotto il profilo della biodiversità visto che le risaie sono fondamentali per la sopravvivenza di molte specie ed organismi.

Il riso può essere considerato, pertanto, una coltivazione con forte impatto sociale, dato che si svolge su aree dove frequentemente nessun’altra agricoltura è possibile. In particolare, il riso migliora sensibilmente la sostenibilità ambientale e ha un’importanza fondamentale per il mantenimento di alcuni ecosistemi, per la qualità delle acque, la lotta contro la salinizzazione dei terreni e per la difesa, della biodiversità.

La tendenza alla crescita delle superfici che ha caratterizzato gli ultimi dieci anni sembra, tuttavia, essersi arrestata nel 2012/2013. La produzione è concentrata nel Nord del Paese: Piemonte e Lombardia, infatti, detengono il 92 per cento delle superfici e produzioni italiane. La maggior parte delle varietà (Carnaroli, Baldo, Arborio, Vialone Nano, etc.), sono coltivate solo nel nostro Paese. La perdita di queste varietà comporterebbe un danno non solo in campo economico, ma anche in termini di tradizione, specificità e biodiversità.

In Italia, sono coltivate varietà di tutti i gruppi. Circa la metà della superficie è investita a varietà del gruppo Lungo A (le varietà a maggiore valore commerciale), mentre Lungo B e Tondo si dividono la restante quota; residuale è, invece, il ruolo del gruppo Medio. Nei gruppi più coltivati – Lungo A e Lungo B – sono presenti varietà sensibili alla patologia del  brusone del riso, mentre il gruppo Tondo si caratterizza per la media sensibilità delle sue varietà.

Sebbene l’Italia disponga di un ampio portafoglio varietale, la superficie è prevalentemente investita con limitate varietà (nel 2011 le prime 20 varietà si estendono sull’85 per cento della superficie coltivata a riso e le prime 5 da sole ne occupano circa il 47 per cento). La gran parte del prodotto tricolore è destinata all’export; il grado di auto approvvigionamento del nostro Paese è, infatti, molto elevato e pari nel 2011 al 253 per cento.

La bilancia commerciale del riso italiana è in attivo per un valore di 418 milioni di euro e 640 mila tonnellate. L’attivo si registra per tutte le categorie commerciali con la sola eccezione del risone (riso da seme escluso). Nel corso degli ultimi dieci anni la bilancia commerciale del riso ha consolidato il proprio saldo attivo e l’export ne è il volano determinante. L’import si attesta nel 2012 su un valore di 70 milioni di euro e 109 mila tonnellate di prodotto.

Sia la categoria del prodotto semigreggio che quella del prodotto lavorato sono egualmente rilevanti (rispettivamente 41 per cento e 42 per cento) e fanno prevalentemente riferimento a partite di riso di varietà che non possono essere coltivate nei nostri climi, come le varietà Indica. La composizione dell’import per gruppi varietali mostra, infatti, come siano le varietà del tipo Lungo B a costituire la parte più robusta dei valori importati, pari all’82 per cento del totale.

L’import ha conseguito un notevole incremento in valore (+73 per cento) nel 2002-2012, grazie ad un importante aumento del prezzo (+68 per cento), essendo rimasto sostanzialmente stabile nelle quantità (+3 per cento). La riduzione della forbice di prezzo con il prodotto esportato mostra che gli approvvigionamenti dall’estero si sono orientati verso il riso con caratteristiche qualitative superiori.

Attualmente le importazioni provengono quasi esclusivamente dall’Unione Europea e dall’Asia centro-orientale.  Si evidenzia, in proposito che, secondo l’IRRI (International Rice Research Institute) a livello mondiale sono coltivate oltre 40.000 varietà di riso per una superficie che l’USDA stima in oltre 155 milioni di ettari. La produzione relativa è di circa 660 milioni di tonnellate.

L’India è il paese più importante con 44 milioni di ettari, seguito dalla Cina con 30. Gli Stati Uniti contano una superficie di 1,2 milioni di ettari, mentre l’Europa coltiva circa mezzo milione di ettari per una produzione stimata intorno ai 3 milioni di tonnellate. Tra le diverse categorie, per quanto riguarda le importazioni italiane,  il risone è quasi esclusivamente importato da Paesi dell’Unione Europea, il riso greggio arriva per l’81 per cento dall’Asia centrale, mentre per la ridotta quota di riso lavorato a queste due aree si aggiunge l’Asia orientale. Rispetto al 2002 si è considerevolmente ridotto l’import dagli Stati Uniti.
I primi 10 Paesi partner dell’import forniscono rispettivamente il 95 per cento delle quantità ed il 93 per cento del valore del riso greggio e lavorato in ingresso in Italia. I prezzi più elevati si registrano soprattutto per il riso di provenienza extra-europea (prodotto greggio e lavorato) rispetto a quello europeo (prevalentemente risone).

Nel corso dell’ultimo decennio, la crescita dei prezzi si è registrata soprattutto per il prodotto extra-EU portando ad una conseguente crescita del suo peso sul valore totale dell’import (dal 53 per cento del 2002 al 69 per cento del 2012). A fronte di tale contesto Coldiretti ha evidenziato ai Ministeri competenti, che  é importante favorire l’aumento della produzione italiana di riso per soddisfare la domanda nazionale dei consumatori  onde evitare che sia importato riso proveniente soprattutto dai paesi asiatici nei quali i trattamenti fitosanitari sono largamente effettuati con sostanze attive aventi un livello di tossicità sicuramente più elevato rispetto a quelle adottate nell’Ue.

In questi ultimi anni, all’interno dell’Unione Europea, il consumo di riso è cresciuto notevolmente ed il riso italiano ha saputo conquistare una marcata leadership, con una quota pari al 40 per cento, anche per gli importanti investimenti industriali che hanno consolidato ed ampliato le reti commerciali. Rispetto alla necessità di  garantire il potenziale ulteriore sviluppo della coltura,  Coldiretti ha evidenziato come il riso sia al momento una coltura che ha rilevanti problemi sotto il profilo della difesa fitopatologica, essendo venute meno a seguito dei diversi processi di revisione della dir. 91/414/CE e del reg CE 1107/2009, le molecole che consentono la lotta alle principali patologie.

Pertanto, Coldiretti ha segnalato alle Amministrazioni competenti quale sia la strategia fitosanitaria più opportuna per tutelare tale coltura nella prossima campagna agraria, chiedendo  di ricorrere agli usi emergenza relativi alle seguenti sostanze attive: Pretilachlor (prodotto da Syngenta), contro la  presenza di infestanti resistenti come Echinochloa spp., Alisma spp., Schoenoplectus mucronatus e Cyperus difformis; Quinclorac (prodotto da Basf), contro i giavoni; Propanile (prodotto dalla United Phosphorous Limited), erbicida selettivo di post emergenza che viene impiegato da solo o in miscela con altre molecole; Triciclazolo (prodotto dalla DOW AgroSciences)  e Picoxystrobin (prodotto dalla DuPont)   contro il brusone del riso che costituisce, oggi,  forse la più grave avversità della coltura.  Coldiretti ha evidenziato come le molecole non siano sovrapponibili, ma svolgano ognuna una funzione differente nella difesa della coltura e, pertanto, si rende necessario il ricorso ad ognuna di esse.

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