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Direttiva acque e tariffe, parte il confronto

Si è svolto al Ministero dell’Ambiente un confronto pubblico sulle tematiche economiche ed ambientali relative all’attuazione della direttiva 2000/60/CE (Direttiva Quadro Acque), organizzato, con il supporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), in occasione della presentazione delle linee guida approvate con Decreto Ministeriale 24 febbraio 2015, n.39, Regolamento recante i criteri per la definizione dei costi ambientali e della risorsa per i vari settori d’impiego dell’acqua.

Nell’ambito dell’incontro sono stati analizzati gli strumenti ed i metodi operativi utili alla valutazione ed alla applicazione del principio del recupero dei costi ambientali e della risorsa previsto dalla direttiva comunitaria. Il confronto si inserisce nella riflessione sulle modalità di attuazione dell’articolo 9 della Direttiva 2000/60/CEE in materia di recupero dei costi relativi ai servizi idrici.

La norma richiamata, in particolare, nel disciplinare i criteri in materia di recupero dei costi relativi ai servizi idrici, prevede che gli Stati membri debbano tenere conto del principio del recupero dei costi dei servizi idrici, compresi i costi ambientali e relativi alle risorse, prendendo in considerazione l’analisi economica e secondo il principio "chi inquina paga".

Agli Stati membri è rimesso, quindi, il compito di provvedere a che le politiche dei prezzi dell’acqua incentivino adeguatamente gli utenti a usare le risorse idriche in modo efficiente e contribuiscano agli obiettivi ambientali della direttiva, nonché ad assicurare un adeguato contributo al recupero dei costi dei servizi idrici a carico dei vari settori di impiego dell’acqua, suddivisi almeno in industria, famiglie e agricoltura.

Secondo quanto precisato, per poter effettivamente promuovere la gestione sostenibile delle risorse idriche, le politiche di tariffazione delle acque devono tenere conto di costi di natura diversa: costi finanziari dei servizi idrici, che comprendono gli oneri legati alla fornitura ed alla gestione dei servizi in questione. Essi comprendono tutti i costi operativi e di manutenzione ed i costi di capitale (quota capitale e quota interessi, nonché l’eventuale rendimento del capitale netto); costi ambientali, ovvero i costi legati ai danni che l’utilizzo stesso delle risorse idriche causa all’ambiente, agli ecosistemi ed a coloro che usano l’ambiente (ad esempio una riduzione della qualità ecologica degli ecosistemi acquatici o la salinizzazione e degradazione di terreni produttivi); costi delle risorse, ovvero i costi delle mancate opportunità imposte ad altri utenti in conseguenza dello sfruttamento intensivo delle risorse al di là del loro livello di ripristino e ricambio naturale (ad esempio legati all’eccessiva estrazione di acque sotterranee).

Per quanto di interesse per il settore agricolo, è necessario valutare preliminarmente le criticità e le conseguenze sulle imprese e sulle attività agricole derivanti da eventuali provvedimenti di attuazione della Direttiva quadro acque (2000/60/CE) che non tengano adeguatamente conto delle peculiarità e delle esigenze del settore.

In particolare, occorre considerare che l’acqua è un fattore strategico per l’agricoltura e che la disponibilità di risorsa idrica, qualitativamente e quantitativamente adeguata, è di vitale importanza per la produttività del settore, per la permanenza delle imprese agricole sul territorio e costituisce anche un imprescindibile elemento per la qualità e la sicurezza alimentare. 

Va osservato, inoltre, che l’uso dell’acqua, quando adeguatamente ponderato e posto in essere, non determina, di per sé, un pregiudizio ambientale. L’impiego dell’acqua va, quindi, adeguatamente tenuto distinto dalle ipotesi di abuso o di spreco della risorsa e l’uso per impieghi essenziali dell’acqua è evidentemente differente dall’uso per impeghi “voluttuari”, sia sul piano della valutazione di eventuali costi, che sul piano degli strumenti operativi. 

In tale prospettiva, nella definizione di un sistema tariffario, i costi della risorsa devono essere tenuti nettamente distinti dai costi ambientali, che rappresentano un’eventualità connessa ad uso indiscriminato della risorsa medesima, certamente differente rispetto al normale impiego in agricoltura.

Inoltre, devono essere, comunque, considerati, a compensazione, gli effetti positivi derivanti dall’attività agricola, sulla stessa risorsa, in termini di restituzione, ma anche sull’ambiente e sul paesaggio. Coldiretti ha richiesto, quindi, al Ministero dell’Ambiente, di valutare l’applicazione al settore agricolo della possibilità di deroga riconosciuta dalla direttiva quadro che prevede che gli Stati membri, nel definire i criteri del sistema tariffario, possano tener conto delle conseguenti ripercussioni sociali, ambientali ed economiche del recupero, nonché delle specifiche condizioni geografiche e climatiche.

 

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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