il Punto Coldiretti

Direttiva nitrati, si discute di deroghe e mercato

Coldiretti ha partecipato al workshop organizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali sull’attuazione della direttiva nitrati insieme al Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, le Regioni, la Rete Rurale Nazionale e le Organizzazioni Professionali Agricole.

Il Mipaaf ha illustrato le misure del Piano Nazionale di attuazione della direttiva nitrati approvato dalla Conferenza Stato Regioni, approfondendo in particolare la proposta di realizzazione di un mercato per lo scambio di effluenti tra imprese agricole, previsto dall’azione n. 6.

Secondo l’ipotesi ministeriale, il mercato dovrebbe essere gestito a livello nazionale tramite una banca dati informatizzata e vi dovrebbero obbligatoriamente partecipare, gli allevatori, le imprese agricole che hanno terreni disponibili per lo spandimento, i titolari degli impianti di trattamento degli effluenti di allevamento, gli intermediari che gestiscono gli effluenti ed in misura non obbligatoria i fornitori di servizi tra cui i trasportatori.

La realizzazione del mercato degli effluenti così impostato appare onerosa sia sul piano degli adempimenti che su quello dei costi, oltretutto, non appare opportuno imporre un obbligo di partecipazione visto che un mercato dovrebbe avere natura volontaria. Oltretutto, il Ministero  ha presentato tale proposta in assenza di uno studio di fattibilità che indichi i costi di questa operazione e, quindi, non ci sono al momento gli elementi necessari per poter effettuare una valutazione circostanziata in merito.

Le Regioni alle quali il Mipaaf ha chiesto di esprimersi, si sono unanimemente espresse in senso contrario rilevando come sia inopportuna una gestione a livello nazionale, visto che risulta concretamente impossibile pensare ad una movimentazione degli effluenti su lunghe distanze al di fuori del territorio regionale.

Hanno, inoltre, evidenziato che esse già dispongono di banche dati regionali sulla base delle quali poter incentivare le cessioni a titolo gratuito di effluenti di allevamento, fenomeno che, tra l’altro, hanno sottolineato, ha una rilevanza diversa da una regione all’altra, in quanto non sempre si registra un numero rilevante di imprese agricole interessate a transazioni a titolo gratuito di letami o liquami, tale da giustificare l’istituzione di un mercato di scambio.

Per quanto riguarda, invece, l’iter di presentazione a Bruxelles, da parte dell’Italia, della domanda di deroga al limite dei 170 kg di azoto/ettaro/anno, il Ministero dell’Ambiente ha evidenziato che le Regioni devono terminare al più presto la fase di revisione dei Programmi d’Azione accompagnati dalla relativa Vas, in quanto l’approvazione dei nuovi Programmi da parte della Commissione Ue è condizione indispensabile per l’accoglimento della domanda di deroga.

Il Ministero dell’ambiente ha, inoltre, sottolineato che è da escludersi al momento una revisione delle aree vulnerabili al fine di ridurne l’estensione in quanto ciò pregiudicherebbe in modo irrevocabile la possibilità di avviare una negoziazione con la Commissione Ue per la concessione della deroga.

Per quanto concerne, infine, la proposta di modifica del dm 7 aprile 2006 Criteri e norme tecniche generali per la disciplina regionale dell’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento, di cui all’articolo 38 del decreto legislativo n. 152 del 1999 ufficialmente presentata dal Mipaaf al Ministero dell’Ambiente, quest’ultimo farà avere le proprie osservazioni in quanto richiede una valutazione congiunta degli uffici competenti in materia di rifiuti e di acque, quale condizione necessaria per l’esame del testo.

In sostanza, l’incontro ha confermato ancora una volta come non ci sia da parte delle Pubbliche Amministrazioni sia a livello nazionale che regionale la volontà di aprire un confronto di più ampia portata con Bruxelles sull’attuazione della direttiva nitrati in Italia partendo da una valutazione dell’impatto che in questi anni hanno avuto i Programmi di azione in merito alla riduzione dell’inquinamento da nitrati al fine di proporre una rinegoziazione delle aree vulnerabili, anche in ragione della percentuale di inquinamento effettivamente imputabile all’agricoltura e di quella derivante da altri settori produttivi.

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