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Gse: boom delle rinnovabili, bene il biogas agricolo

Crescono i consumi di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. L’ultimo rapporto pubblicato nei giorni scorsi dal Gse relativo al 2017 evidenzia come la quota dei consumi finali lordi di energia coperta da fonti rinnovabili sia pari al  18,3%, in aumento rispetto al dato 2016 (17,4%) ma anche all’obiettivo assegnato all’Italia per il 2020 (17%).

A tirare la volata dell’energia elettrica da fonti rinnovabili è il Nord con il primato della Lombardia che nel 2017 si conferma la regione italiana con la maggiore produzione : 15.344 GWh, pari al 14,8% dei 103.898 GWh prodotti complessivamente sul territorio nazionale. A seguire il Piemonte che rappresenta il 9,4% della produzione nazionale. Al Sud sul podio sale la Puglia con il 10,3% dell’energia elettrica rinnovabile complessivamente prodotta in Italia.

In generale invece la produzione elettrica degli impianti alimentati da bioenergie realizzata nel 2017 proviene per il 42,8% dai biogas, per il 34,1% dalle biomasse solide  e per il 23,0% dai bioliquidi.

Particolarmente rilevante, negli ultimi anni, è la crescita della produzione da biogas, passata dai 1.665 GWh del 2009 ai 8.299 GWh nel 2017. Il contributo maggiore viene offerto dal Nord (82,8% del totale). Al primo posto la Lombardia, con il 34,4%, seguita da Veneto (14,8%), Emilia Romagna (14,4%) e Piemonte (12,3%). A livello provinciale la produzione da biogas è concentrata prevalentemente nelle province della Pianura padana.

Nel 2017 la potenza degli impianti alimentati con le bioenergie (biomasse, biogas, bioliquidi) rappresenta il 7,8% della potenza complessiva degli impianti attivi in Italia, con una crescita tra il 2003 e il 2017 del 12% l’anno (da 3.587 GWh a 19.378 GWh). La maggior parte degli impianti alimentati con bioenergie è di piccole dimensioni, con potenza inferiore a 1 MW. In particolare la potenzia media degli impianti a biogas è di 1Mw, mentre quelli a biomasse solide arrivano a 4 Mw.

Un dato rilevante che evidenzia come l’integrazione della tecnologia del biogas di piccola scala risponde alle esigenze delle aziende zootecniche, principalmente localizzate nel Nord Italia, e di salvaguardia ambientale del territorio. Un processo di innovazione e sviluppo delle filiere di produzione locali compreso anche dal Governo che con la Legge di Bilancio ha esteso gli incentivi alla produzione di energia agli imprenditori agricoli che realizzano impianti di biogas di potenza inferiore ai 300 kW alimentati per l’80% da reflui zootecnici o comunque scarti che derivano dalle aziende agricole stesse.

Infatti analizzando meglio lo sviluppo dei piccoli impianti, al 30 giugno 2018, gli impianti di potenza inferiore ad 1 MWe a biomasse, bioliquidi e biogas incentivati con gli attuali meccanismi sono 2.530 (rispettivamente 462 impianti a biomassa, 403 bioliquidi e 1.665 biogas) . Più dell’81% risulta già in esercizio alla fine dello scorso anno, principalmente grazie ad oltre 1.370 impianti a biogas. Questi piccoli impianti rappresentano il 93% degli impianti a bioenergie e il 25% degli impianti a fonte rinnovabile elettrica ammessi agli incentivi. Con il 7,4% della potenza incentivata installata (circa 1,370 GW) coprono più del 19,1% della produzione elettrica da rinnovabili incentivata in Italia. Nonostante il numero dei progetti sia aumentato meno del 7% rispetto al 2016, con un incremento di potenza dello 0,5%, l’energia incentivata prodotta è aumentata del 5%.

In generale sono stati realizzati prevalentemente impianti di potenza compresa tra i 600 kW e i 1000 kW (43%), che rappresentano anche il 75% della potenza, mentre sono aumentati al 41% gli impianti inferiori ai 300 kW (il 12% della potenza istallata). Analizzando la tendenza per singola fonte, i progetti di impianti termoelettrici a biomassa di potenza inferiore ai 300kW sono aumentati del 50% (324 impianti) che, pur rappresentando il 13,5% della potenza complessiva rispetto agli impianti inferiori al MW, contribuiscono solo per l’1,7% alla produzione elettrica. Segue il biogas di potenza inferiore ai 300kW, con una crescita del 16%, che rappresenta circa il 25% della potenza e contribuisce alla produzione di energia elettrica per oltre l’8,2%.

Le ricadute economiche ed occupazionali delle bioenergie elettriche evidenziano un segmento di settore con un alto valore aggiunto, stimato dal Gse  in 870 milioni di euro (circa il 27% del totale), che assume maggior rilievo se paragonato alle altre fonti rinnovabili in funzione. Infatti il biogas con il 6,5%  degli investimenti complessivi e il 13,3% di spese per gestione e manutenzione, genera un valore aggiunto del 14,8%. Nel singolo segmento delle bioenergie, il biogas registra la più alta spesa di investimento (oltre il 91% ), un minor costo di gestione e manutenzione rispetto alle biomasse e biolibiqui, conseguendo il maggior valore aggiunto (55,1%). In termini occupazionali, le bioenergie impegnano oltre 12 mila Unità di Lavoro Annuali Permanenti (il 32% del totale impiegato) e 2.282 Unità di Lavoro Annuali Temporanee (il 14,8%). Il solo biogas è in grado di impiegare 6.454 Unità di Lavoro Annuali Permanenti (oltre il 17% del totale).

Lo sviluppo di queste piccole tecnologie è stato direttamente determinato dalle passate misure di incentivazione che hanno premiato, grazie all’accesso diretto agli incentivi e i registri, maggiormente le taglie ridotte e la valorizzazione dei sottoprodotti. Lo sviluppo di questi piccoli impianti a scala aziendale è dovuto sia a logiche di mercato, determinate in particolare dalla disponibilità della biomassa, sia all’introduzione di premialità specifiche per l’aumento delle performance di efficienza energetica (es. cogenerazione) e ambientali (es. riduzione delle emissioni e abbattimento dell’azoto nei residui zootecnici), che hanno completato un quadro di rilancio dell’agro-energia, oggi interpretata in un’ottica realmente multifunzionale.

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