il Punto Coldiretti

Erosione idrica del suolo, a rischio la produttività agricola

Secondo un’analisi dell’Ispra, pubblicata nel volume linee guida per la valutazione del dissesto idrogeologico e la sua mitigazione attraverso misure e interventi in campo agricolo e forestale, circa il 30% dei suoli italiani presenta una perdita di suolo superiore a 10 tonnellate ad ettaro l’anno (t/ha/anno), a causa dell’erosione idrica. Per erosione idrica del suolo si intende l’asportazione della sua parte superficiale, maggiormente ricca in sostanza organica, per mezzo dell’azione battente della pioggia e delle acque di ruscellamento superficiale. Il fenomeno riveste una notevole rilevanza ambientale ed economica. Infatti, i danni arrecati dall’erosione vengono generalmente classificati come danni manifesti nei luoghi in cui il fenomeno avviene (danni on-site) e danni che si verificano in aree distanti da quelle in cui il fenomeno erosivo è avvenuto (danni off-site). I primi portano alla perdita di suolo, di fertilità e di biodiversità, mentre i secondi si traducono in un aumento del trasporto solido dei corsi d’acqua, danni alle infrastrutture, riempimento dei bacini di irrigazione e idroelettrici e nell’inquinamento delle acque superficiali a causa dal trasporto di concimi e antiparassitari. Si sottolinea come la limitazione di tali danni, soprattutto nei territori agricoli di pregio, in molti casi richieda interventi correttivi economicamente molto rilevanti. Per capire meglio la gravità del dato evidenziato dal rapporto Ispra, va detto che 10 t/ha/anno rappresentano un valore ai limiti o maggiore della soglia di tollerabilità. Il tasso di erosione definito tollerabile, infatti, è quello che consente di mantenere un sostenibile livello produttivo e protettivo dei suoli. Esso deve quindi essere generalmente inferiore alla velocità di formazione del suolo (pedogenesi) ed è pertanto variabile in funzione delle caratteristiche dei suoli e della variabilità dei fattori pedogenetici. Il Soil Conservation Service dell’United States Department of Agriculture (Usda) fissa il valore di 11,2 t/ha/anno per il limite in cui l’erosione è ritenuta tollerabile per suoli profondi e a substrato rinnovabile, mentre l’Ocse1(2001), invece, indica come tollerabile una perdita di suolo inferiore a 6 t/ha/anno. Il confronto del dato nazionale con entrambi i valori soglia evidenzia uno scenario molto preoccupante ai fini della conservazione della potenzialità produttiva dei suoli agricoli italiani. Per maggiori approfondimenti si consiglia la lettura integrale del rapporto Ispra, scaricabile dal seguente link: http://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/manuali-e-linee-guida/linee-guida-per-la-valutazione-del-dissesto-idrogeologico-e-la-sua-mitigazione-attraverso-misure-e-interventi-in-campo-agricolo-e-forestale/view Prendendo spunto dai dati contenuti nel dossier, che evidenziano l’elevato livello di vulnerabilità al dissesto idrogeologico del nostro territorio, si coglie l’occasione per rimarcare l’importanza del ruolo del settore agroforestale rispetto a questo fattore di rischio, specie nell’ambito delle misure preventive. Si ricorda, al riguardo, la grande importanza di una razionale gestione agroforestale, specie per quanto riguarda il consolidamento delle pendici, la riduzione del trasporto solido e dei deflussi idrici e la conservazione delle risorse naturali contro il degrado ambientale e paesaggistico. Il settore agroforestale dovrebbe essere maggiormente supportato nelle azioni di contrasto dei fenomeni erosivi e di dissesto idrogeologico, attraverso misure di sostegno per la realizzazione di nuovi schemi sistematori dei terreni e l’adeguamento di quelli esistenti e il ripristino e la manutenzione di opere di elevata efficacia idraulica oltre che di valore paesaggistico come, per esempio, le residue vecchie sistemazioni idraulico agrarie e i terrazzamenti (l’effetto del terrazzamento nel contrastare i processi erosivi risalta in un esperienza nel Chianti, dove è stata valutata un perdita di suolo di circa 2 t/ha su un versante terrazzato, mentre sullo stesso versante, ma non terrazzato l’erosione è stata di circa 230 t/ha). La prevenzione del rischio idrogeologico, così come quella degli incendi e, in parte, delle alluvioni, è fortemente legata alla presenza attiva dell’impresa agroforestale sul territorio ma la mancanza dei presupposti economici, la carenza di infrastrutture e di politiche mirate, hanno, tuttavia, nel tempo, contribuito all’abbandono dell’attività agricola in certe aree con conseguente perdita di importanti pratiche di manutenzione territoriale. Diviene prioritaria, quindi, la messa a punto di politiche mirate al recupero e al sostegno di questo ruolo. Si noti, tra l’altro, come, in questo contesto, l’impresa agroforestale costituisca il soggetto ideale per la fornitura di servizi eco-sistemici e a tale scopo, dovrebbero essere previsti specifici interventi che valorizzino il ruolo multifunzionale dell’impresa agricola, cominciando col rendere effettive le norme già in vigore. E’ infatti evidente che l’agricoltore che tutela il territorio guarda non solo il suo interesse, ma anche quello della collettività. Dovrebbe entrare maggiormente nella pratica comune, quindi, la remunerazione delle attività di manutenzione territoriale svolte dalle imprese agricole da parte degli Enti locali, attraverso la stipulazione di specifici accordi (come quelli previsti dal D. L. n 228 del maggio 2001), visto anche che la conservazione dell’ambiente e del territorio costituiscono un indiscutibile valore aggiunto non solo per le produzioni agricole, ma anche per le altre attività economiche che vivono “sul” e “del” territorio.

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