il Punto Coldiretti

Fitofarmaci e moria delle api, no a un divieto generalizzato di uso dei neonicotinoidi

In seguito alla mancata decisione sui neonicotinoidi durante l’ultima riunione dello Scofcah (Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali), la scorsa settimana la Direzione generale per la salute e i consumatori (Dg Sanco) della Commissione Ue ha deciso di  convocare un comitato di appello il 26 aprile o il 2 maggio, al quale presenterà il testo votato durante l’ultima riunione del comitato stesso.

Nel testo si richiede una sospensione di 2 anni per tutti i tipi di utilizzo (concia, trattamenti fogliari e trattamenti del suolo) dei 3 neonicotinoidi (clotianidin, imidacloprid e tiametoxam) ad eccezione di: prodotti usati in serra, applicazioni fogliari dopo il periodo di fioritura e trattamento delle sementi per i cereali vernini. Le colture raccolte prima della fioritura sono state escluse dall’elenco delle piante attrattive.

In particolare, la Commissione stabilisce che gli usi come la concia delle sementi, i trattamenti del suolo relativi a orzo, miglio, avena, riso, segale, sorgo, triticale, grano  non devono essere autorizzati per i seguenti cereali quando questi sono seminati da gennaio a giugno. I medesimi usi sono vietati per una serie di prodotti ortofrutticoli tranne nel caso in cui siano coltivate in serra e ad eccezione dei trattamenti fogliari dopo la fioritura che sono ammessi.    

All’ultima riunione dello Scofcah l’Italia ha votato, “a sorpresa”, a favore del divieto della Commissione  che aveva già una portata più estesa rispetto a quanto aveva proposto l’Efsa (l’Agenzia per la sicurezza alimentare), che si era limitata a suggerire l’introduzione di un divieto  di due anni a partire dal 1° luglio 2013 solo per la concia delle sementi relativa a quattro colture (mais, soia, cotone e girasole) rispetto alle quali gli studi sono al momento più approfonditi ed i dati disponibili sembrano dare un qualche fondamento scientifico al fatto che possa effettivamente sussistere un nesso di causa effetto tra l’uso di tali principi attivi su tali colture e la moria delle api.

Coldiretti ritiene tale indicazione dell’Efsa  ragionevole e, quindi, risulta incomprensibile l’orientamento attuale della Commissione Ue che tende inopportunamente a vietare del tutto l’uso dei neonicotinoidi per due anni, salvo le limitate eccezioni sopra indicate. Si attende, quindi, di avere un riscontro su quale posizione intende a questo punto assumere l’Italia a fronte dell’ultima proposta, in quanto sarebbe molto grave l’impatto che avrebbe sul settore agricolo l’eventuale decisione del Ministero della salute, del Ministero delle Politiche agricole e del Ministero dell’Ambiente di sostenere un divieto generalizzato di uso dei neonicotinoidi, nelle modalità attualmente proposte dalla Commissione.

Secondo Coldiretti, vietare l’uso dei neonicotinoidi in prefioritura sugli alberi da frutto non ha senso al fine di tutelare le api, in quanto, soprattutto se sotto i filari del frutteto sono state sfalciate le specie vegetali  attraenti per le api, è evidente che non esiste alcun rischio di tossicità per gli insetti impollinatori. Piuttosto che stabilire un divieto d’uso generalizzato dei neonicotinoidi sarebbe allora più opportuno prevedere l’attuazione da parte degli agricoltori di prescrizioni che evitino la presenza delle api al momento dei trattamenti.

Oltretutto, rispetto al problema dei trattamenti rispetto al periodo di fioritura delle colture, esistono già da anni, ai sensi della legislazione vigente, indicazioni specifiche sulle etichette dei fitofarmaci tanto è vero che non si sono verificati problemi di moria delle api se non quando, in casi circoscritti, il trattamento è stato fatto in modo erroneo senza rispettare i tempi e le modalità indicate dalla casa produttrice del fitofarmaco.

Se, ad es., si considera un neonicotinoide, insetticida ed aficida sistemico,  ampiamente impiegato in agricoltura come il Confidor 200sl, a base di imidacloprid, si legge sull’etichetta del prodotto (leggi) che tale fitofarmaco contiene una sostanza molto tossica per le api, ma proprio per questo la casa produttrice specifica chiaramente  che “il trattamento non deve essere effettuato in immediata prefioritura né in fioritura ( almeno 10 giorni prima) per evitare la mancata impollinazione” e raccomanda di “effettuare lo sfalcio di eventuali infestanti fiorite prima dell’applicazione del prodotto”.

E’, quindi, solo la concia del seme che verosimilmente provoca al momento probabili effetti dei quali prima non c’era consapevolezza e, quindi, estendere il divieto d’uso dei neonicotinoidi anche in caso di trattamento fogliare e del suolo va ben oltre ciò che è stato stabilito dall’Efsa sulla base del rapporto da essa pubblicato. Si tratta, pertanto, a questo punto di una scelta politica non supportata da motivazioni scientifiche che rischia di penalizzare gli agricoltori europei e soprattutto i paesi come l’Italia dell’area mediterranea che sono i principali produttori di ortofrutta.

La previsione di un divieto generalizzato dell’uso dei neonicotinoidi, inoltre, riducendo ulteriormente la presenza sul mercato di fitofarmaci efficaci per la lotta ad alcune patologie delle piante senza che siano presenti sostanze alternative sostitutive, comporterà che gli agricoltori saranno costretti ad intensificare l’impiego di altri prodotti fitosanitari esponendo le col   ture a fenomeni di resistenza e potenzialmente creando un impatto negativo sull’ambiente maggiore che se tali prodotti fossero mantenuti sul mercato, seppure con alcune circoscritte limitazioni, fin quando non saranno presenti nuove sostanze attive in grado di combattere i medesimi parassiti.

E’ importante, quindi, che l’Italia voti contro tale proposta di regolamento della Commissione Ue in quanto il divieto così come impostato dall’Unione è una misura sproporzionata rispetto al problema della moria delle api che penalizza l’agricoltura convenzionale italiana ed europea facendole perdere di competitività rispetto ai paesi extraeuropei, dove tali prodotti vengono normalmente impiegati senza limitazione alcuna.

Sarebbe, almeno opportuno, che il nostro Paese chiedesse di consentire il trattamento fogliare anche in prefioritura. Oltretutto, l’aumento dei costi di produzione derivante dalla scelta di introdurre un divieto così restrittivo e la possibile conseguente riduzione delle rese, non sarebbe compensata agli agricoltori dal fatto di poter vendere prodotti agricoli ottenuti senza l’uso dei neonicotinoidi, ad un prezzo superiore, in quanto il valore aggiunto di essere ottenuti con un processo di produzione a minor impatto ambientale non è riconosciuto dal mercato né comunicato in etichetta ai consumatori che, pertanto, potranno benissimo acquistare in Italia ortofrutta  importata da paesi extracomunitari dove i neonicotinoidi sono usati senza alcuna precauzione e limitazione.

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