Fitofarmaci e uso sostenibile, il Copa Cogeca chiede di non penalizzare gli agricoltori
La direttiva sull’utilizzo sostenibile dei fitofarmaci (dir.2009/128/CE), ha come scopo quello di ridurre i rischi per la salute umana e l’ambiente legati all’uso di tali sostanze, nonché a favorire un uso corretto delle stesse in agricoltura. Il Copa-Cogeca ha raccolto, in un documento di sintesi, alcuni esempi di migliori prassi e buoni principi sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari che sono già applicati in molteplici Stati membri. In alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, sono già disponibili dei progetti o anche delle versioni definitive di piani d’azione nazionali, mentre in altri sono solo iniziate o stanno per iniziare le discussioni al riguardo. Nella redazione dei piani i punti fondamentali sono: Formazione e certificazione degli utilizzatori; Raccolta sistematica di dati relativi all’uso; Informazione e sensibilizzazione; Controlli tecnici delle attrezzature di irrorazione; Irrorazione aerea; Misure specifiche per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile; Zone esenti o con ridotto apporto di prodotti fitosanitari; Movimentazione e stoccaggio di pesticidi; Quadro comune per una gestione integrata delle specie nocive; Riduzione quantitativa degli utilizzi. In merito ai piani d’azione nazionali, la riforma della legislazione comunitaria sui fitofarmaci ha profondamente modificato il rapporto che l’impresa agricola deve avere con tali mezzi di produzione. Un numero significativo di sostanze attive sono state progressivamente eliminate dal mercato perché non rispondenti alla nuova legislazione. Allo stesso tempo, le modifiche al regime comunitario sui limiti massimi di residui hanno accelerato la continua diminuzione del numero di autorizzazioni di sostanze attive nell’intero settore agricolo. Alcuni studi effettuati in vari Stati membri hanno già dimostrato che per alcune colture è a rischio la praticabilità della lotta fitopatologica vista la sensibile riduzione delle sostanze attive autorizzate. Pertanto, nei piani d’azione nazionali si dovrebbe tener conto di tale aspetto evitando di introdurre vincoli ingiustificati all’uso di tale sostanze al fine di non pregiudicare lo sviluppo dell’agricoltura europea. Si dovrebbe, invece, fare in modo che, l’obiettivo di riduzione del rischio che, potenzialmente, alcuni prodotti fitosanitari rappresentano per la salute umana e l’ambiente, si concili con quello di garantire un’ampia gamma di prodotti agricoli di qualità che soddisfi le aspettative dei consumatori senza che le imprese agricole europee subiscano uno svantaggio concorrenziale non solo tra uno Stato membro e l’altro, ma anche rispetto a quelle che operano nei Paesi extraeuropei, nei quali vige in materia di fitofarmaci, una legislazione molto meno restrittiva. È evidente che per l’attuazione delle nuove strategie servono notevoli investimenti per compiere dei progressi nei diversi ordinamenti colturali. All’interno dell’Ue, le specificità del settore agricolo variano considerevolmente fra gli Stati membri e le misure proposte dovranno tener conto di questo aspetto. Il Copa-Cogeca ritiene che le autorità nazionali siano le più qualificate per individuare le misure adeguate da prendere e adattare alle situazioni nazionali, regionali o locali, a condizione che esse siano ben definite per non alterare la concorrenza all’interno dell’Unione Europea. I piani d’azione nazionali dovrebbero essere imperniati esclusivamente sulla riduzione dei rischi e non sulla riduzione delle quantità, visto che ciò sarebbe incompatibile con il numero sempre più ridotto di prodotti fitosanitari disponibili sul mercato e porterebbe allo sviluppo di resistenze a determinate sostanze attive da parte di organismi nocivi. Il livello di impegno degli agricoltori ad adottare delle pratiche di riduzione dei rischi si riferisce spesso all’intensità d’uso dei prodotti fitosanitari, che a sua volta è correlata, da un lato, all’imperativo commerciale di rispettare le specifiche richieste della distribuzione e, dall’altro, a tener conto della sensibilità dei consumatori al possibile contenuto di residui. Nel cercare di armonizzare la "diligenza" che gli agricoltori debbono raggiungere, occorre prestare attenzione affinché non ne derivino distorsioni nei costi di produzione. La consultazione e la condivisione di informazioni e competenze con i rappresentanti dell’industria, dei distributori e degli utilizzatori sono della massima importanza. In particolare, i piani d’azione nazionali devono essere elaborati coinvolgendo tutte le parti interessate. Alla base di qualsiasi strategia di gestione delle resistenze, vi è l’accesso a conoscenze specifiche relative alle esigenze e agli schemi di irrorazione e a un’ampia varietà di meccanismi di controllo (compresi i metodi chimici, non chimici e colturali utilizzati regolarmente nei programmi di lotta biologica integrata e di gestione integrata delle colture) per incoraggiare gli agricoltori a "variare" ricorrendo a una combinazione di prodotti di protezione e di prodotti di eradicazione sistemica appartenenti a gruppi con diversi modi di azione. Tale concetto riveste un’importanza fondamentale e svolge un ruolo chiave ai fini di una produzione agricola sostenibile. Secondo il Copa Cogeca, occorre prestare maggiore attenzione a una formazione efficace, soprattutto per sensibilizzare maggiormente alle tematiche ambientali e al possibile impatto dei prodotti fitosanitari sull’ambiente in generale. Una conoscenza dei singoli prodotti e delle loro rispettive prestazioni in termini ambientali aiuterebbe gli agricoltori a operare scelte informate. Questo dovrebbe essere il punto di partenza di qualsiasi azione concertata volta a ridurre l’inquinamento ambientale. Al momento, delle informazioni utili a effettuare un raffronto diretto fra prodotti diversi in termini di impatto ambientale non è prontamente disponibile. In particolare, dovrebbe essere rivolta maggiore attenzione alla formazione e all’informazione degli agricoltori, dei tecnici e dei consulenti agricoli. Un’adeguata conoscenza dei prodotti e del loro corretto utilizzo è il punto di partenza di qualunque azione concertata finalizzata a ridurre i rischi di inquinamento e i rischi per la salute. Nei vari piani d’azione nazionali, dovrebbe essere riconosciuta la necessità di una consulenza agricola più intensa, con una particolare enfasi sull’importanza della consulenza in materia fitosanitaria. In aggiunta, servono maggiori sforzi per migliorare il trasferimento di conoscenze scientifiche, tenendo conto di nuovi approcci quali lo sviluppo di biopesticidi o il controllo biologico degli organismi nocivi attraverso idonee misure di consulenza o un sostegno per una formazione volontaria aggiuntiva. La creazione di sistemi fitosanitari a basso rischio ed efficienti in termini di costi è della massima importanza. Gli agricoltori, i coltivatori e/o i loro consulenti decidono raramente di ricorrere a un prodotto fitosanitario senza prima ponderare le varie opzioni disponibili. Vi è inevitabilmente una tendenza naturale a utilizzare dei prodotti familiari "più vecchi" sia per abitudine che per i costi spesso più bassi rispetto ai prodotti più nuovi. La continua riduzione dei margini economici della produzione vegetale accentuerà ulteriormente l’apparente conflitto esistente fra gli obiettivi della strategia tematica e la priorità degli agricoltori di rimanere competitivi. L’Italia é in ritardo nell’emanare il Piano Nazionale di attuazione della direttiva 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei fitofarmaci, pur essendo ormai da un anno giacente presso il Ministero dell’ambiente una prima versione del documento. Coldiretti, ha espresso preoccupazione presso le sedi competenti, per i riflessi sul settore agricolo che, tra l’altro, ai sensi delle nuove norme, dal 2014 sarà chiamato a ricorrere obbligatoriamente alla lotta integrata come metodo di lotta fitopatologica. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che coordina da mesi, un tavolo di lavoro con il Mipaaf e le Regioni per la stesura del Piano definitivo, é in attesa che sia approvata la legge comunitaria 2010 con la quale, oltre ad attribuire la delega per l’emanazione del relativo decreto legislativo, si aspetta che sia definitivamente chiarito chi sia l’amministrazione capofila per quanto concerne non solo l’elaborazione, ma anche l’attuazione del Piano. L’individuazione di quale sarà il Ministero competente, se il Ministero dell’ambiente o il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, non é una questione irrilevante in quanto il Piano richiede, per la sua attuazione, una dotazione finanziaria notevole, per cui occorre stabilire come dovranno essere ripartiti gli oneri economici relativi alla sua attuazione. E’ importante capire, ad es., se tra le risorse destinate ai Piani di Sviluppo Rurale é possibile ritagliare un plafond per le imprese agricole che dovranno adeguarsi alle nuove regole e comunque, serviranno certamente dei fondi aggiuntivi. La partita é importante, ma forse da parte delle istituzioni non c’é la consapevolezza di quanto la nuova legislazione in materia di fitofarmaci potrà incidere sullo sviluppo della filiera agroalimentare alla quale questo ritardo nell’emanazione delle azioni richieste dalla direttiva certamente non giova. |
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