il Punto Coldiretti

Fitofarmaci, entro maggio le norme sull’uso sostenibile ma il testo non convince

E’ in corso di elaborazione presso il Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri lo “Schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva 2009/128/ce che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei fitofarmaci”.

“Un testo che, in molte parti, suscita notevoli perplessità per l’interpretazione restrittiva – commenta la Coldiretti – che viene data della dir. 2009/128/CE, nonostante l’Italia sia a livello comunitario il paese più all’avanguardia per quanto riguarda le misure finalizzate a garantire un corretto uso dei fitofarmaci”.

Secondo l’ultimo rapporto Istat, nel decennio 2000-2010 la quantità di prodotti fitosanitari distribuiti per uso agricolo è diminuita complessivamente di 10,6 mila tonnellate (-6,8%). In particolare i prodotti molto tossici e tossici si sono ridotti del 34,7%.

Oltretutto, la Commissione Europea considera il sistema italiano di monitoraggio dei residui di antiparassitari negli alimenti, effettuato dal Ministero della Salute, il migliore d’Europa visto che il 99.2% dell’ortofrutta italiana è regolare rispetto alla normativa sulla presenza di residui di fitofarmaci perché a residuo zero o in quanto comunque contenuti entro le soglie ritenute non pericolose per la salute umana con una percentuale di irregolarità estremamente contenuta pari allo 0.8%.

Infine, l’Italia è l’unico paese dell’Ue che ha anticipato da anni quanto previsto dalla direttiva 2009/128/CE sia per quanto riguarda l’obbligo di tenuta del registro dei trattamenti (c.d. quaderno di campagna) sia per quanto concerne il patentino per l’acquisto dei fitofarmaci e la formazione necessaria per il rilascio di quest’ultimo, nonché rispetto alle disposizioni relative alla difesa integrata.

Al momento, l’Amministrazione capofila per quanto riguarda l’elaborazione della proposta di decreto legislativo è il Ministero dell’Ambiente, secondo quanto stabilito dall’art. 20 della legge comunitaria 2010. Tuttavia, nel disegno di legge 3129 (legge comunitaria 2011), è prevista una modifica della delega del Governo in base alla quale la competenza prioritaria in materia tornerebbe, come del resto è previsto dalla legislazione italiana, in capo al Ministero della Salute e al Ministero delle Politiche agricole.

Coldiretti ha, pertanto, segnalato in un documento ufficiale inviato alla Direzione Generale dello Sviluppo Rurale del Mipaaf, che allo stato attuale, partecipa comunque  alla fase di elaborazione del provvedimento insieme al Ministero della Salute, le modifiche che si renderebbero necessarie.

L’aspetto che desta maggiori preoccupazioni è la norma che vorrebbe far ricadere sugli operatori e, quindi, sulle imprese agricole, gli oneri finanziari relativi all’applicazione delle misure contenute nella direttiva, aspetto questo che è stato duramente contestato da Coldiretti in quanto l’attuazione delle misure previste a livello comunitario in nessun modo possono essere imputate alle imprese, ma necessitano dell’individuazione da parte del Ministero dell’Ambiente e delle altre Amministrazioni pubbliche competenti, tra cui le Regioni, ad individuare le fonti di finanziamento necessarie per attuare la direttiva.

Inoltre, appare confusa anche la distinzione tra utilizzatori professionali e “non”, che è molto importante in quanto serve a distinguere i soggetti sui quali gravano gli adempimenti previsti dal decreto legislativo e le relative sanzioni. Il decreto, infatti, dovrebbe chiarire che è utilizzatore professionale e, quindi, soggetto destinatario degli adempimenti, solo chi esercita l’attività di coltivazione al fine di immettere in commercio gli alimenti da essa ottenuti mentre è utilizzatore non professionale chi esercita la medesima attività ai fini dell’autoconsumo.

Coldiretti ha, inoltre, evidenziato che nel Comitato tecnico scientifico che si intende costituire per l’attuazione delle misure previste dal decreto legislativo devono essere presenti i tre rappresentanti delle Organizzazioni maggiormente rappresentative del settore agricolo, presenti nel Cnel. La composizione attuale proposta, invece, dal Ministero dell’Ambiente oltre a non contemplare affatto la presenza delle associazioni di rappresentanza della realtà agricola, prevede una netta prevalenza di rappresentanti di enti portatori di istanze relativa alla tutela ambientale ed una presenza assolutamente minoritaria di enti di rappresentanza delle problematiche legate all’impatto delle misure sull’agricoltura e sulla salute umana.

Inoltre, lo schema di decreto legislativo, nello stabilire che le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano sono le autorità responsabili per la formazione, non esplicita quale sia il ruolo delle Organizzazioni professionali agricole nell’esercizio dell’attività formativa.

Anche la tempistica dei controlli relativi alle attrezzature impiegate per effettuare i trattamenti si discosta da quanto stabilito dalla direttiva prevedendo tempi più ristretti. Le sanzioni proposte nel provvedimento, poi,  devono essere assolutamente ridimensionate negli importi in quanto risultano sproporzionate rispetto all’entità delle eventuali violazioni delle norme.

In sostanza, la scelta operata dal MinAmbiente di proporre uno schema di decreto legislativo che appare impostato nell’ottica di introdurre adempimenti più restrittivi di quelli previsti dalla direttiva, non trova alcuna valida motivazione rispetto alla situazione italiana di gestione dei fitofarmaci che, come si evidenzia dai dati sopra riportati, è già da anni improntata al massimo rigore e sostenibilità.

L’auspicio è, quindi, quello che il Ministero delle Politiche agricole insieme al Ministero della Salute e alle Regioni, riescano a rendersi portavoce, in modo incisivo, delle richieste di modifica avanzate da Coldiretti al fine di evitare che gli obiettivi più che condivisibili della direttiva comunitaria, si traducano in un onere a carico delle imprese agricole creando pericolose distorsioni concorrenziali rispetto agli paesi dell’Ue.

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