il Punto Coldiretti

Fitofarmaci, no delle amministrazioni all’uso in deroga della Difenilammina per l’ortofrutta

La Commissione consultiva dei prodotti fitosanitari, istituita presso il Ministero della Salute, non ha concesso l’uso in deroga della difenilammina, una sostanza attiva ormai non più presente nell’allegato I della dir. 91/414/Cee, utilizzata nelle fasi di post-raccolta delle pomacee (ad esempio di mele e pere) per il controllo del riscaldo superficiale che di solito si manifesta nella fase di frigoconservazione della frutta. L’Italia è un paese nel quali tali produzioni sono molto esposte a tale problema e tale molecola ha il duplice vantaggio di essere efficace ed economica.

Il mancato ricorso all’uso in deroga è dovuto al parere negativo del Ministero dell’Ambiente e alle perplessità di quello della Salute rispetto al fatto che tale sostanza attiva contiene nitrosammine, che sono sospettate di avere un effetto cancerogeno.

A livello europeo, vista la richiesta di reimmissione in commercio avanzata dalla casa produttrice, la molecola è ora all’esame dell’Efsa che sta valutando gli studi presentati in merito. Il paese relatore dell’iter di registrazione è l’Irlanda che si era pronunciata in senso favorevole.

La difenilammina è al momento autorizzata in tutto il Nord America ed è stata di recente oggetto di riesame. Ad ogni modo, Canada e Stati Uniti hanno concesso di nuovo la registrazione della sostanza, per cui i frutticoltori italiani lamentano una disparità di trattamento a causa dello svantaggio commerciale in quanto la difenilammina è ora utilizzabile dai produttori agricoli non solo in Nord America, ma anche in Sud America, Asia e Africa.

Sulla decisione della Commissione consultiva ha certamente pesato la decisione del 29 giugno 2012 dell’Ue di non approvazione della sostanza attiva difenilammina. Le motivazioni sono diverse. In particolare, nel documento si afferma che “non è stato possibile effettuare una valutazione affidabile dell’esposizione del consumatore a causa della mancanza di informazioni sui residui presenti nelle mele crude e trasformate e perché non è stato possibile escludere la presenza di nitrosammine nelle mele.

Nello specifico non è stato possibile identificare tre metaboliti né di conseguenza valutare le loro proprietà tossicologiche. Lo studio sulla lavorazione presentato dal richiedente non era inoltre rappresentativo delle condizioni idrolitiche standard e non consentiva di individuare i prodotti della degradazione e della reazione ivi compresi i tre metaboliti non identificati. Gli ulteriori dati presentati sulle nitrosammine non erano, infine, conclusivi poiché il metodo di analisi non era stato convalidato e presentava un livello di risoluzione insufficiente e una mancanza di selettività”.

Coldiretti ha preso atto della decisione della Commissione consultiva ed ha concordato con il Ministero della Salute che sono necessari ulteriori approfondimenti. Ad ogni modo, il Ministero non ha escluso che a settembre si possa riesaminare la questione dell’uso in deroga, alla luce di ulteriori informazioni sull’impatto della molecola sulla salute umana e l’ambiente provenienti dagli studi attualmente in possesso dell’Efsa, in attesa che la difenilammina possa essere nuovamente registrata e reimmessa in commercio.

Del resto, nel processo autorizzativo di una sostanza attiva notoriamente pericolosa sia esso per uso d’emergenza che per la sua commercializzazione, occorre sempre distinguere il concetto di pericolo da quello di rischio, in quanto l’uso dei Dispositivi di Protezione Individuali e il rispetto dei tempi di carenza consente spesso che il pericolo non si tramuti in un rischio effettivo.

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