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Fonti energetiche rinnovabili, ecco le priorità del settore agricolo

Visto il ruolo decisivo dell’agricoltura nella produzione di energia rinnovabile, Coldiretti ha sottoposto all’attenzione del Ministero dello sviluppo economico una lista di priorità che dovrebbero essere considerate nella definizione delle strategie nazionali in materia e, in particolare, nella redazione definitiva del Piano Nazionale d’Azione per le energie rinnovabili. Il tutto nell’auspicare per il futuro, ai fini della maggiore condivisione degli obiettivi e delle strategie, un maggiore coinvolgimento delle rappresentanze agricole nella fase di preparazione dei documenti di programmazione.
 
E’ necessario, infatti, individuare precisi indirizzi per lo sviluppo integrato dell’agroenergia con le economie agricole locali, al fine coniugare la produzione energetica e le attività agricole tradizionali, sulla base di un modello di generazione distribuita e di filiera corta, che consenta la decentralizzazione della produzione e l’integrazione con il contesto territoriale.

Le strategie nazionali in materia dovrebbero, inoltre, fare chiarezza circa la definizione dei criteri di calcolo della quota di produzione di energia da biomasse che ogni Regione deve garantire per il raggiungimento degli obiettivi nazionali di produzione energetica da fonti rinnovabili fissati a livello comunitario (che per l’Italia corrispondono al 17% di consumo totale di energia da fonti rinnovabili ed al 10% del consumo totale di carburanti dalle stesse).

Questi criteri, infatti, essendo destinati a condizionare i Piani di Sviluppo Rurale, le politiche occupazionali e la politica degli incentivi, dovrebbero essere stabiliti a partire dalle potenzialità effettive e dalle vocazioni agricole dei diversi territori, sia in termini di colture dedicate che di residui agroindustriali, zootecnici e forestali, ma anche tenendo conto del fatto che la diffusione indiscriminata sul territorio di impianti energetici caratterizzati da evidenti fini speculativi debba essere necessariamente contrastata attraverso la messa a punto di specifiche linee guida, quali quelle nazionali, volte ad assicurare un corretto inserimento di tali impianti nel paesaggio.

L’attuale sistema incentivante, infatti, sta richiamando ingenti investimenti di natura finanziaria a vantaggio di tecnologie ad elevato impatto territoriale. Per l’eolico ed il fotovoltaico, in particolare, si configurano le condizioni per una speculazione su larga scala. Le richieste di connessione pendenti (per la maggior parte eolico e fotovoltaico), infatti,  sono oltre 50.000, per una potenza di oltre 150.000 MW (dato Terna, febbraio 2010). Si tratta di un tema che riguarda da vicino l’agricoltura, che rischia la perdita di superficie coltivabile e la devastazione della sua principale risorsa: il territorio.

Per questo, nel completare l’impianto normativo e incentivante, è necessario ponderare il potenziamento del settore eolico e fotovoltaico, ponendo attenzione alla differenza sostanziale che sussiste tra i grandi impianti di natura speculativa ed industriale e quelli rispondenti alle effettive esigenze territoriali, che, a differenza dei primi, sono integrati a livello paesaggistico e non causano perdita di superficie agricola.
 
Per quanto riguarda l’obiettivo di introduzione dei biocarburanti, le strategie nazionali dovrebbero prevedere, tra le priorità, lo sviluppo del biometano ed un maggiore impulso alla ricerca nel campo dei biocarburanti di nuova generazione. In particolare, gli effluenti zootecnici e gli scarti agroindustriali sono biomasse presenti in enormi quantità nel nostro paese con un grande, ma ancora inespresso, potenziale energetico.

Dal biogas, con le tecniche oggi disponibili, è possibile ottenere un metano puro al 95-98% (biometano), potenzialmente immissibile in rete ed utilizzabile sia per usi civili che per trazione. Tuttavia, malgrado tali condizioni favorevoli, in Italia manca ancora un quadro di riferimento normativo per il biometano, capace di consentirne lo sviluppo.

Per quanto riguarda i biocarburanti di nuova generazione è importante promuovere la ricerca per la messa a punto di nuove tecniche di estrazione di biocombustibili liquidi dai residui ligno-cellulosici e dagli scarti agroalimentari. L’Italia ha una capacità produttiva globale di biodiesel e bioetanolo molto elevata (circa 2 Mton annue), ma con una superficie agricola limitata e frazionata come quella del nostro Paese, l’obiettivo del 10% non dovrebbe essere raggiunto ricorrendo, come avvenuto finora, ad una pressoché totale importazione di materie prime per biocarburanti liquidi – senza alcuna ricaduta economica per le nostre economie rurali – bensì stimolando la sperimentazione e lo sviluppo dei bioliquidi di derivazione cellulosica. Questa seconda strada consentirebbe un adeguato impiego energetico dell’enorme quantità (non ancora correttamente censita) di residui forestali e agroindustriali del Paese.
 
Le strategie nazionali, poi, dovrebbero rivedere i criteri del sistema incentivante, al fine di: adeguarlo a standard di valutazione economica e ambientale trasparenti ed a un orizzonte di lungo periodo; favorire la produzione di energia termica e la sua contabilizzazione; considerare l’effettiva produttività ed efficienza delle tecnologie; prevedere un meccanismo di valutazione e verifica degli oneri per la collettività. In particolare, occorre riequilibrare un sistema di incentivi che, attualmente, premia solo la produzione di elettricità. Ad oggi, infatti, l’apporto che le rinnovabili possono fornire alla produzione di energia termica non riceve ancora un adeguato riconoscimento, sebbene siano disponibili tecnologie consolidate, efficienti ed a basso costo (a partire dai pannelli solari e dalle caldaie a biomasse).

Inoltre, nell’introduzione della tariffa omnicomprensiva di 0,28 euro/kWh, il Legislatore, ha ricompreso nella categoria “biomassa”, in maniera indifferenziata le biomasse agroforestali e i sottoprodotti agroindustriali e le frazioni organiche dei rifiuti urbani e speciali. Questa indifferenziazione nell’ambito del diritto di accesso alla tariffa omnicomprensiva rappresenta una evidente contraddizione, in quanto non premia l’efficienza energetica (come ad esempio, la cogenerazione al posto della esclusiva produzione elettrica) e la maggiore sostenibilità economica e ambientale di impianti alimentati da biomasse di origine locale o provenienti da filiere corte (al contrario di quanto sta definendo per la maggiorazione dei Certificati Verdi).

Un’altra preoccupazione legata all’attuale sistema incentivante è relativa alla possibilità che, a fronte di un eccessivo peso degli incentivi sulle tasche dei contribuenti, l’intero sistema venga messo in discussione. Secondo l’Autorità dell’Energia, con gli attuali incentivi e in considerazione dello scenario di previsione dello sviluppo di eolico e solare, la bolletta italiana, da oggi al 2020, aumenterà di circa 6 miliardi all’anno.

Perciò, se è vero che nel panorama europeo l’incentivo dei 28 centesimi è tra i più elevati, occorre fare i conti con il rischio che nei prossimi anni non si possa garantire a tutti l’attuale livello della tariffa onnicomprensiva. Per questo bisognerebbe operare in modo da riservare questa tariffa unicamente ai comportamenti più virtuosi dal punto di vista dell’efficienza energetica e della filiera corta o dell’autoproduzione della materia prima.

Considerando che sia il mercato che l’industria sono molto sensibili agli scenari delineati dagli incentivi, una soluzione potrebbe essere quella di puntare su una tariffa incentivante “base stabile” fino al 2020, indicizzata e modulare, sul modello tedesco, accanto alla quale affiancare premi per l’utilizzo del calore, per l’accorciamento della filiera o per le aziende agricole che garantiscono una quota di autoproduzione o che introducano tecnologie complementari a quelle energetiche, come, ad esempio, quelle per l’abbattimento dell’azoto nei reflui zootecnici.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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