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Foreste, nuove opportunità dai servizi ecosistemici

Nell’ambito di un seminario organizzato dall’Inea dal titolo “Le foreste nel mercato dei servizi ecosistemici”, è stato presentato il terzo report sullo "Stato del Mercato Forestale del Carbonio in Italia". Il documento fa il punto della situazione sul mercato volontario dei crediti di carbonio forestali, ossia il sistema che permette, su base volontaria, ad organismi profit e no-profit, amministrazioni locali, imprese e anche singoli cittadini, di ridurre le emissioni in atmosfera e generare benefici sociali e ambientali grazie alla funzione di carbon sink (stoccaggio del carbonio) esercitata dal settore agroforestale.

Nel corso dei lavori è stato anche possibile conoscere le organizzazioni italiane più attive in questo settore, nonché i contenuti della proposta di linee-guida, messa a punto del Nucleo Monitoraggio Carbonio, dal titolo  "Codice Forestale del Carbonio: Requisiti per progetti volontari di sequestro del carbonio".

Si ricorda, al proposito, che, in Italia, il contributo degli assorbimenti forestali è determinante rispetto al conseguimento degli impegni presi nell’ambito del negoziato internazionale sul clima: in questo campo, secondo alcune stime del Ministero dell’Ambiente e facendo riferimento al periodo 2008-12 (prima rendicontazione delle emissioni italiane nell’ambito del Protocollo di Kyoto), il contributo delle foreste è stato valutato intorno ai 633 milioni di euro e il risultato può dirsi confermato anche in base ai più recenti dati, pubblicati nel rapporto ISPRA Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2012 – National Inventory Report 2014, che evidenziano un contributo delle foreste alla riduzione delle emissioni nazionali nel periodo 2010-2012 del 11,36%, (che sale al 14,34% contabilizzando anche la voce Lulucf).

Come noto, tuttavia, questa importante funzione, direttamente collegata alla gestione forestale, non è ancora associata ad alcuna forma di riconoscimento economico per gli operatori agroforestali e il mercato volontario dei crediti di carbonio, attualmente, può rappresentare solo in parte una soluzione, in virtù del problema della cosiddetta “doppia monetizzazione” (scambio sul mercato volontario di crediti di carbonio ottenuti da misure forestali già contabilizzate dallo Stato nel bilancio nazionale delle emissioni).

Vista l’importanza del tema, dunque, sono attesi importanti ed urgenti interventi istituzionali per superare questo ostacolo o, in ogni caso, fare in modo di dirottare al settore forestale, sotto forma di incentivi specifici o di pagamenti per servizi resi alla comunità, almeno una quota parte di quei “consistenti” risparmi conseguiti nell’ambito della contabilità di Kyoto.

La messa a punto di strumenti per garantire un ritorno economico agli investimenti degli operatori agroforestali nello stoccaggio della CO2, in ogni caso, oggi può rivelarsi un elemento decisivo, al pari della valorizzazione della filiera bosco-legno-energia e delle opportunità offerte dai servizi ecosistemici, per incoraggiare lo sviluppo di una gestione forestale sostenibile e contrastare fenomeni di abbandono delle aree rurali e montane.

Questa tendenza, in progressivo aumento negli ultimi 60 anni, rappresenta, in particolare, un rischio ambientale, economico e sociale per il territorio e per l’intero Paese, mentre è ormai ampiamente riconosciuto il ruolo essenziale, svolto dalle foreste, oltre che per i già citati contributi positivi alla lotta al cambiamento climatico, anche per il mantenimento della stabilità ambientale in termini di biodiversità, ciclo dell’acqua e assetto idrogeologico.

Al riguardo, il seminario Inea non ha mancato di costituire anche una occasione per conoscere esperienze, modalità operative e sistemi di governance relativi a progetti forestali, ponendo un accento particolare proprio a riguardo della generazione di servizi ecosistemici. Questi stanno acquisendo sempre maggior valore anche nell’ambito delle politiche comunitarie e interessano diversi ambiti (non ultimo quello della gestione delle risorse idriche).

L’importanza dei servizi ecosistemici, tra l’altro, è stata anche ribadita nell’ambito del cosiddetto Collegato ambientale alla legge di stabilità attualmente in discussione al Senato (AS 1676 – Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali). In particolare, l’art. art. 53 del citato provvedimento delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per l’introduzione di un sistema di pagamento dei servizi ecosistemici e ambientali (Psea) e tra questi vengono espressamente menzionati la fissazione del carbonio delle foreste di proprietà demaniale e collettiva; la regimazione delle acque nei bacini montani (comprendendo anche gli interventi di pulizia e manutenzione dell’alveo dei fiumi e dei torrenti); la salvaguardia della biodiversità delle prestazioni ecosistemiche e delle qualità paesaggistiche e l’utilizzazione di proprietà demaniali e collettive per produzioni energetiche.

Il medesimo articolo, ancora, stabilisce che sia “riconosciuto il ruolo svolto dall’agricoltura e dal territorio agroforestale nei confronti dei servizi ecosistemici, prevedendo meccanismi di incentivazione attraverso cui il pubblico operatore possa creare programmi con l’obiettivo di remunerare gli imprenditori agricoli che proteggono, tutelano o forniscono i servizi medesimi.

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