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Formazione: poche semplici regole per diventare un/a leader

Cosa significa essere un/una leader? Come si conquista la leadership? Come si può comunicare in maniera efficiente con interlocutori diversi? A queste domande cerca di rispondere il terzo modulo del corso “Donne audaci alla guida dell’agricoltura di domani” organizzato da Inipa-Coldiretti.

Protagoniste, fra gli argomenti del corso, sono state le soft skills, necessarie quanto le competenze tecniche per chi vuole ottenere un’azienda che sia efficiente e competitiva, sia dal punto di vista produttivo sia da quello collaborativo: in particolare la formazione si è concentrata sulla comunicazione assertiva fra tutti i membri del team aziendale, in quanto elemento principale per la buona conduzione del lavoro in un’impresa.

Il o la leader di domani deve essere in grado di relazionarsi con i vari soggetti e gruppi che incrocia e quelli con cui si interfaccia quotidianamente per la sua professione: stakeholder, dipendenti e colleghi, clienti e fornitori. Per fare questo deve entrare in empatia con le persone che incontra e capire quale sia il modo migliore di comunicare le sue intenzioni a chi si trova di fronte, per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Entrare in empatia significa sviluppare quella capacità che lo psicologo Howard Gardner negli anni ‘80 chiamò intelligenza emotiva, ovvero la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni dell’altro e in base a questo gestire al meglio i propri comportamenti. Va da sé che quest’abilità permette di ottenere buoni successi anche in ambito lavorativo: secondo un articolo dell’Università Cusano di Ascoli Piceno, l’intelligenza emotiva è responsabile del 58% delle prestazioni lavorative ed è il fattore più importante per l’accrescimento della leadership. Secondo delle stime della rivista Forbes le persone con un più alto grado di intelligenza emotiva guadagnano di più: circa 29.000 dollari in più all’anno.

Ma qual è la ricetta per diventare una leader di successo? Non esiste un’unica chiave e un unico modo, ciascuno può imparare ad attivare in modo proficuo le sue attitudini personali puntando sostanzialmente al rafforzamento di empatia, in primis attraverso l’ascolto attivo (non quello selettivo che ci fa ascoltare solo quello che ci va a genio) e la comunicazione assertiva.

Per quest’ultima entrano in gioco alcuni accorgimenti che sono validi analogamente per il public speaking, ovvero l’arte di parlare in pubblico. La comunicazione assertiva è un processo per cui serve allenamento e che si basa sulla capacità di condividere informazioni cercando di liberare il linguaggio impiegato dal giudizio, spesso percepito dall’interlocutore anche quando è assente nelle intenzioni di chi parla.

Perché quando l’altro si sente giudicato smette di ascoltare ed inizia ad alzare barricate di difesa. In questa direzione la prima tecnica è la comunicazione espressa al positivo, ovvero evitare le frasi espresse in negativo, i “non”, che hanno tempi di elaborazione più lunghi per il cervello e alzano le difese.

Poche prime regole utili al leader che migliorano la funzionalità delle relazioni professionali.

 

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