Frane e alluvioni, a rischio in Italia 7 milioni di persone
Presentato da Ispra l’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico (2015). Preoccupanti i dati: supera i 7 milioni il numero degli abitanti residenti in aree a rischio frane e alluvioni (12% del totale), dei quali oltre 1 milione vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e quasi 6 milioni vivono in zone alluvionabili classificate a pericolosità idraulica media (con un “tempo di ritorno” dei fenomeni alluvionali stimato fra 100 e 200 anni). Campania, Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna sono le regioni con i valori più alti di popolazione a elevato rischio frana, mentre i numeri più rilevanti di popolazione a rischio alluvione si riscontrano in Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria. Il nuovo rapporto Ispra, intitolato “Dissesto Idrogeologico in Italia” fornisce, dunque, uno spaccato completo ed attuale sulla pericolosità da frana, idraulica e di erosione costiera dell’intero territorio nazionale e contiene indicatori di rischio relativi a popolazione, imprese, beni culturali e superfici artificiali, di grande rilevanza per la programmazione degli interventi strutturali e non strutturali di mitigazione del rischio nel Paese. Tornando ai dati, in totale sono 7.145 (esattamente l’88,3%), i comuni a rischio frane e/o alluvioni: di questi, 1.640 hanno nel loro territorio solo aree ad elevata propensione a fenomeni franosi, 1.607 solo quelle a pericolosità idraulica, mentre in 3.898 coesistono entrambi i fenomeni. E ancora, ben sette sono le regioni con il 100% dei comuni a rischio idrogeologico: Valle D’Aosta, Liguria, Emilia – Romagna, Toscana, Marche, Molise e Basilicata. A queste, si aggiungono Calabria, Provincia di Trento, Abruzzo, Piemonte, Sicilia, Campania e Puglia con una percentuale di comuni interessati maggiore del 90%. Sono, invece, 51 le province con il 100% dei comuni a rischio per frane e inondazioni. I livelli elevati di pericolosità da frana e quelli medi per la pericolosità idraulica, riguardano il 15,8% del territorio nazionale, per una superficie complessiva di 47.747 km2. I Beni Culturali architettonici, monumentali e archeologici potenzialmente soggetti a fenomeni franosi sono 34.651 (18,1% del patrimonio totale), dei quali oltre 10.000 rientrano in aree a pericolosità elevata e molto elevata. Il forte incremento del territorio urbanizzato a partire dal secondo dopoguerra assume nel contesto del dissesto idrogeologico una particolare rilevanza in quanto ha portato a un considerevole aumento degli elementi esposti e quindi del rischio. Attualmente, nelle aree classificate a più elevata pericolosità da frana si trovano 476 km2 di superfici artificiali, pari al 2,7% del totale, mentre oltre 2.000 km2 (11,5%) ricadono nello scenario di pericolosità idraulica media. Rispetto al grande sforzo in corso, anche a livello governativo, per contrastare il fenomeno del dissesto idrogeologico in un Paese ad alto coefficiente di vulnerabilità come il nostro, anche alla luce dei dati ISPRA, appare in tutta la sua evidenza la necessità di tutela e mantenimento delle comunità locali per garantire il presidio e la gestione del territorio, supportando una nuova economia verde con politiche adeguate e coerenti e con un quadro normativo stabile, per impedire che molti dei benefici attesi da investimenti “mirati”, possano essere vanificati dalla discontinuità o dall’assenza di una gestione continua e duratura del territorio. Si ricorda, in questo senso, il ruolo del settore agroforestale rispetto agli obiettivi di tutela del territorio, del paesaggio e più in generale in tutte le politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici. In tale contesto, ad esempio, il modello produttivo agricolo italiano non può e non è disposto a scendere a compromessi rispetto alle contraddittorie dinamiche del consumo di suolo, perché se è vero che le modalità di impiego della terra devono contemperare esigenze sociali, economiche e ambientali, è anche vero che le decisioni relative all’uso dei terreni devono prevedere conseguenze sul lungo termine, tenendo in debito conto delle mutate e mutanti condizioni ambientali e climatiche che interessano la pressoché totalità del territorio nazionale. |
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