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Green economy, ecco le proposte sulle filiere agricole per gli Stati generali

Nel corso degli incontri succedutisi nei mesi di marzo, aprile e maggio 2013, i partecipanti al Gruppo di lavoro 7 (“Sviluppo delle filiere agricole di qualità ecologica”) attivato in vista degli Stati generali della Green Economy sono pervenuti alla conclusione di valorizzare tre macro-proposte, suscettibili di essere elaborate ed integrate nell’ambito di un programma esaustivo e completo di norme, immediatamente fruibili ed operative, nonché idonee a garantire una crescita sana, razionale e sostenibile del nostro territorio.

Consumo del suolo, multifunzionalità e produzione biologica e di filiera corta, costituiscono, pertanto, la base individuata dal gruppo per ripensare, con responsabilità e dinamicità, a forme di investimento dirette ad uno sviluppo sostenibile della produzione agricola, nell’ottica di restituire valore alle innumerevoli ricchezze che fanno del Paese Italia una risorsa inestimabile, capace di sfidare la concorrenza e di rappresentare un mercato modello per investitori, studiosi e turisti, alla continua ricerca delle eccellenze e delle buone pratiche italiane. I Gruppi di lavoro hanno incontrato il Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, al quale hanno sottoposto la bozza di proposte delle priorità. Ecco quelle presentate dal Gl7. 

Consumo del suolo e tutela della destinazione agricola anche in funzione della valorizzazione della biodiversità e del paesaggio. Il suolo, risorsa sostanzialmente scarsa e soggetta ad esaurimento, necessita di una revisione normativa integrale ed approfondita, in un’ottica di recupero della dimensione propriamente agricola del territorio e nel rispetto della biodiversità. Il panorama eccessivamente frammentario e discontinuo di regole, fornisce l’occasione per restituire organicità e centralità al suolo, quale condizione di sicurezza di fronte ai ripetuti rischi inerenti ai cambiamenti climatici.   

Un riesame delle politiche urbanistiche in chiave integrativa del suolo agricolo con quello urbano, risulta, in questa direzione, improrogabile. Le costruzioni e le cementificazioni selvagge che si sono stratificate negli anni, non solo hanno deturpato il paesaggio e mortificato le bellezze culturali, ma, paradossalmente, hanno anche frenato la crescita e lo sviluppo economico e sociale della collettività, producendo sprechi tanto nell’edilizia, quanto nella fornitura dei servizi, spesso carenti e, più spesso, costituenti inutili “doppioni”.

La superficie agricola richiede di essere salvaguardata perché da essa dipendono la produzione di cibo necessario a soddisfare il fabbisogno alimentare nazionale, la difesa dell’ambiente dai disastri idrogeologici e la tutela del paesaggio contro le urbanizzazioni, le impermeabilizzazioni e le edificazioni sregolate, che aumentano il rischio di frane, inondazioni e smottamenti.

Occorrono, a tal fine, interventi mirati, diretti a preservare il territorio: le aree urbanizzate devono essere sottoposte ad un costante monitoraggio per garantire un corretto sfruttamento degli insediamenti già esistenti, prevedendo anche alternative opportunità di riutilizzo e mutamenti d’uso delle strutture presenti, nella prospettiva di impedire il consumo di altro suolo nella realizzazione di nuovi elementi infrastrutturali; nelle aree non urbanizzate, gli strumenti di pianificazione devono essere orientati al massimo rispetto della conservazione del suolo, impedendo qualsiasi forma di edificazione, demolizione o ricostruzione che non risulti compatibile con le caratteristiche anche geomorfologiche del territorio.

Rilancio dell’occupazione a partire dalla fisionomia plurale dell’agricoltura interessata ad ambiti multifunzionali e promozione dei giovani in termini di valore aggiunto e di qualità. Attesa la necessità di intervenire con misure urgenti al rilancio dell’occupazione, occorre favorire, attraverso lo strumento della detrazione fiscale, le iniziative private dirette a valorizzare la dimensione multifunzionale dell’agricoltura. In particolare, si tratta di integrare lo sviluppo dell’agricoltura e delle attività tradizionalmente collegate alla produzione, con azioni mirate a promuovere la pluriattività, intesa come strumento di organizzazione, manutenzione e fruizione del territorio nel suo complesso, in una prospettiva di crescita dell’occupazione e di razionale distribuzione dei servizi di utilità sociale tra la collettività.

Le attività connesse all’agricoltura sono tali e tante da offrire un valido contributo al superamento, nel breve termine, della grave crisi economica. Occorre puntare l’attenzione sui giovani, anche attraverso incentivi e finanziamenti alle scuole per promuovere progetti di sensibilizzazione delle nuove generazioni nei confronti del territorio e delle sue numerose potenzialità.  

Bisogna, così, sostenere le iniziative idonee a creare occupazione attraverso il recupero del territorio e dell’immenso patrimonio storico, artistico ed archeologico che caratterizza il nostro Paese, riconoscendo, ad esempio, all’agricoltore il ruolo di custode dei beni culturali presenti sui terreni posseduti o coltivati. Potrebbe, a tal fine, proporsi una modifica del codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs. n. 42/2004) per consentire all’agricoltore di promuovere itinerari agri-archeo-turistici e coinvolgere direttamente gli ospiti nelle attività di ricerca archeologica e di scavo eseguite sul suo terreno.

Promozione dell’agricoltura biologica e della filiera corta. E’ opportuno incentivare gli investimenti degli imprenditori agricoli in attività che favoriscano produzioni biologiche e di filiera corta, attraverso la promozione dei distretti rurali e agroalimentari, ovvero, attraverso la stipula di contratti di collaborazione con le pubbliche amministrazioni, al fine di assicurare il sostegno e lo sviluppo dell’imprenditoria agricola locale e valorizzare le produzioni agricole tipiche e tradizionali.
 
In questo senso, meritano attenzione le iniziative dirette a promuovere le produzioni biologiche attraverso la previsione di misure e sgravi fiscali mirati (riduzione dei carichi previdenziali, degli oneri di urbanizzazione, aumento tabellare del valore agricolo medio dei terreni a seguito di una conduzione biologica pluriennale, ecc.) che consentano agli agricoltori di vendere i loro prodotti a prezzi più contenuti e di contribuire concretamente ad uno sviluppo green dell’economia.

Sono positivamente accolte le forme di coinvolgimento dei produttori di alimenti biologici e di filiera corta negli acquisti pubblici verdi della pubblica amministrazione, al fine di garantire la fornitura di alimenti sostenibili (c.d. green public procurement). Tali acquisti, infatti, assumono rilevanza notevole nei contesti pubblici, ove la quantità considerevole di consumi può essere attentamente bilanciata e razionalizzata scegliendo prodotti che riducono sensibilmente l’impatto sull’ambiente.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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