il Punto Coldiretti

Il 22 giugno a Roma gli “Stati Generali sui cambiamenti climatici e la difesa del territorio in Italia”

Sono in corso gli incontri preparatori dell’iniziativa “Verso Parigi 2015  Stati Generali sui cambiamenti climatici e la difesa del territorio in Italia” che si terrà a Roma il 22 giugno. Si tratta di un evento promosso dal Governo Italiano, attraverso la Struttura di Missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con l’obiettivo di permettere alla politica di ascoltare le opinioni e le istanze del mondo economico e associativo intorno al tema dei cambiamenti climatici e presentare le iniziative già adottate dal Governo Italiano per contribuire all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici, anche in vista dell’impegno internazionale costituito dalla Conferenza delle Nazioni Unite che si terrà a Parigi a fine 2015.

La giornata del 22 giugno si articolerà in due fasi distinte: la prima parte sarà dedicata alla presentazione delle iniziative dei diversi ministeri e dunque all’esposizione del programma del Governo intorno al tema del cambiamento climatico con il coinvolgimento dei Ministri coinvolti e con la partecipazione di una rappresentanza del Governo francese. Nella seconda parte della mattina, invece, è prevista la presentazione delle proposte delle organizzazioni industriali ed agricole, delle associazioni della società civile e delle imprese. E’, inoltre, prevista una discussione sul ruolo degli enti locali nella lotta all’effetto serra per sostenere l’azione dei Comuni virtuosi attraverso la condivisione di risorse, esperienze e buone pratiche per portare la lotta al global warming a livello territoriale.

Il confronto, che sarà preceduto da incontri preparatori a cui è stata invitata anche la Coldiretti, sarà una importante occasione, quindi, per accompagnare le azioni governative nel processo di avvicinamento alla 21ª Conferenza delle Parti (Cop) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) che si terrà a Parigi nel dicembre prossimo. Come noto, infatti, il cambiamento climatico dovuto alla crescita delle emissioni di gas ad effetto serra è al centro di un intenso dibattito, sia a livello europeo che internazionale, e l’obiettivo di evitare che la temperatura globale superi i 2°C rispetto ai livelli pre-industriali è ormai parte costitutiva dell’agenda politica dell’Unione Europea. A livello internazionale, lo scopo delle negoziazioni da tempo avviate, infatti, è quello di giungere ad un accordo globale vincolante per la lotta contro i cambiamenti climatici entro la fine dell’anno (proprio in occasione della Cop21 di Parigi).

I recenti dati diffusi dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) sull’aumento delle emissioni e la maggiore intensità e frequenza dei fenomeni atmosferici estremi, infatti, confermano la necessità di interventi urgenti ed il ruolo di primo piano della lotta ai cambiamenti climatici nel quadro delle politiche sulla sostenibilità, dell’adozione di politiche di adattamento e di riduzione del rischio, incluso il dissesto idrogeologico.

Si consideri, inoltre, che, secondo le stime Iea, ogni anno di ritardo nell’attuare politiche di riduzione delle emissioni coerenti con un aumento della temperatura di 2 °C costituisce un costo aggiuntivo di 500 miliardi di dollari rispetto al costo incrementale complessivo degli investimenti necessari per il periodo compreso tra il 2010 e il 2030. Anche per questo motivo l’Ue, oltre ad aver stabilito, attraverso il nuovo pacchetto clima energia, che i paesi membri debbano ridurre entro il 2030 le proprie emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 1990, riconosce la necessità di prepararsi ad aumenti della temperatura e ad altri cambiamenti climatici ormai inevitabili.
Secondo la Commissione Europea (Ce, 2013), il costo minimo di un mancato adattamento ai cambiamenti climatici a livello europeo andrebbe dai 100 miliardi di euro all’anno nel 2020 ai 250 nel 2050. La “non-azione” di fronte al cambiamento climatico, tra l’altro, ha un costo molto alto anche dal punto di vista ambientale (danni agli ecosistemi), economico (danni alle infrastrutture ed ai processi produttivi) e sociale (aumento del tasso di emigrazione e mortalità dovuto agli effetti dei cambiamenti climatici), ed è poi crescente nel tempo, poiché, in assenza di segnali di chiare scelte politiche, c’è il rischio che i flussi finanziari vengano indirizzati verso investimenti meno innovativi, e, di conseguenza, verso opportunità meno remunerative.

Tanto più tardivi saranno gli interventi di adattamento, quindi, tanto maggiori saranno i danni causati dai cambiamenti climatici e tanto più onerosi gli interventi finanziari necessari per porvi rimedio. La strategia presentata dall’Unione Europea nel 2013 afferma, infatti, che, investendo 1 euro oggi per la protezione delle inondazioni, se ne risparmieranno 6 nel futuro (Ec, 2013). L’attuazione delle politiche di mitigazione ed adattamento ai mutamenti del clima, inoltre, costituisce un’opportunità per sviluppare nuovi posti di lavoro, in particolare quelli noti come Green Job. Ù

Dal punto di vista della mitigazione climatica, invece, oltre alla riduzione delle emissioni climalteranti attraverso la sostituzione delle fonti fossili con le energie rinnovabili, un ruolo importante spetta al settore agroforestale, grazie alla sua prerogativa di assorbire e conservare il carbonio nel suolo e nelle piante (i cosiddetti carbon sink). Anche rispetto a ciò ci si aspetta, a partire da Parigi, che il ruolo del settore agroforestale nel campo degli assorbimenti di carbonio possa trovare un definitivo riconoscimento, anche attraverso la messa a punto di metodologie di contabilizzazione semplificate e la definizione di strumenti di internalizzazione economica del servizio reso alla comunità (si ricorda che in Italia, attualmente, i crediti di carbonio risultano di proprietà esclusiva dello Stato).

In base ai dati pubblicati dall’Ispra, nell’ambito del Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2012. National Inventory Report 2014 (che comprende elaborazioni relative all’anno 2012) emerge chiaramente, infatti, come la cosiddetta voce LULUCF (Land Use, Land Use Change and Forestry), che esprime, appunto, gli assorbimenti di carbonio ad opera del settore agro-forestale, contribuisca sensibilmente al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto. In Italia, ad esempio, la quantificazione degli assorbimenti di CO2 (da sottrarre alle emissioni) ad opera delle foreste risulta pari a circa 31 milioni di tonnellate di Co2 eq per il 2010, 19 milioni di ton./CO2eq per il 2011 e 18,5 milioni di ton./CO2eq per il 2012. L’incidenza di questi assorbimenti è tale da portare ad una percentuale di riduzione del 14,34% delle emissioni nazionali nel periodo osservato (2010-2012).

Anche a livello internazionale il tema del cambiamento climatico è al centro del dibattito ed è di pochi mesi fa l’accordo bilaterale tra Cina e Usa per la riduzione delle emissioni: un traguardo che lo stesso Barack Obama ha definito storico, essendo la prima volta che i due Paesi si impegnano a ridurre le proprie emissioni. Ma lo sforzo contro il global warming è sempre più ampio ed ha visto il Messico come primo paese “in via di sviluppo” a consegnare il proprio Indc (il contributo nazionale in vista della Cop di Parigi). Anche il Governo italiano è impegnato nel fare la sua parte ed è di pochi giorni la notizia che la Francia ha aderito alla richiesta di svolgere in Italia una pre-conferenza sul Clima (sarà il Consiglio dei Ministri a decidere la città italiana che la ospiterà), evento preparatorio dell’appuntamento di Parigi. Il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, nel darne annuncio e nel testimoniare la volontà dell’Italia nel giocare un ruolo importante nella lotta ai cambiamenti climatici, ha dichiarato: "Il futuro del pianeta dipende molto dall’accordo che siamo chiamati a trovare nella Cop21 di Parigi. Più sarà virtuoso e vincolante negli impegni, più saremo in grado di fermare il surriscaldamento globale”.

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