il Punto Coldiretti

Il biologico italiano cresce ma ora serve riorganizzare e valorizzare la filiera

La situazione del biologico italiano è stata al centro del convegno organizzato dal Ministero delle Politiche agricole con il quale è stata aperta l’edizione 2015 del Sana l’appuntamento fieristico più importante in Italia per l’agricoltura bio. In apertura, il Ministero ha illustrato i risultati dei quattro gruppi di lavoro insediati nell’ambito del Tavolo tecnico nazionale per l’agricoltura bio finalizzati a realizzare un piano strategico nazionale di settore. I quattro gruppi di lavoro hanno lavorato individuando le misure necessarie relativamente ai seguenti settori: semplificazione degli adempimenti amministrativi, politiche di sviluppo, controlli e vigilanza, ricerca e innovazione.

Coldiretti è intervenuta evidenziando come nonostante la performance positiva registrata nel 2015 per cui si assiste ad un aumento del numero di operatori rispetto al 2013 del 5% e della superficie investita a biologico del 5,8%, si registra un paradosso in quanto pur essendo l’agricoltura bio la misura più finanziata nell’ambito dei Psr con 1396 milioni di euro e cioè il 24% della spesa pubblica totale sostenuta nell’ambito dei Piani di sviluppo rurale dal 2000 ad oggi, gli importatori si sono quadruplicati mentre le imprese agricole bio sono diminuite dal 2000 del 15% (scarica la relazione alla pagina Internet: http://www.ambienteterritorio.coldiretti.it/tematiche/Urbanistica-Territorio-Paesaggio/Documents/relazione%20SANA2015.pdf)

E’ dunque evidente che il piano strategico deve apportare dei correttivi alla filiera italiana del biologico. Coldiretti ha evidenziato la debolezza della filiera cerealicola in quanto la produzione è rimasta dal 2000 più o meno stabile con una riduzione nel biennio 2012-2013 pari a -1,6% al quale si accompagna una riduzione del -73% delle importazioni di grano nel periodo 2000-2014. Dal momento che la produzione di pasta e di prodotti e base di cereali costituisce un must del Made in Italy, è evidente che occorre incentivare la produzione di grano duro e tenero per soddisfare la domanda nazionale ed estera.

Anche nel settore della zootecnia biologica, rispetto all’aumento del numero di capi allevati dal 2000 ad oggi, che ha raggiunto un +38%, si assiste ad una riduzione delle superfici a pascolo pari al 41% e dei foraggi pari al 38%. Anche il settore dell’ortofrutta bio evidenzia un trend preoccupante in quanto se la produzione rispetto al 2000 è aumentata del 44% le importazioni sono salite del 113%. Coldiretti ha evidenziato, quindi, che il Piano strategico deve contenere misure che finanziano innanzitutto la ricerca in quanto le imprese agricole possono convertirsi al biologico se riescono a risolvere le difficoltà agronomiche che frenano la crescita del settore nelle colture vegetali prima di tutto la mancanza di mezzi di lotta naturali per la lotta a malattie e parassiti e le difficoltà relative al metodi di allevamento bio.

Fondamentale inoltre è che la ricerca comporti un coinvolgimento delle imprese agricole nei progetti sperimentali in modo che ci siano un approccio integrato che favorisca oltretutto la divulgazione dei risultati agli agricoltori. Fondamentale è inoltre investire nella consulenza ed assistenza tecnica offrendo agli operatori del bio servizi innovativi nel settore del marketing e dell’assistenza tecnica nonché la previsione di un logo che identifichi  e valorizzi le produzioni bio ottenute al 100% con materie prime italiane. 

Parlando delle performance del settore ‘bio’, nelle conclusioni il viceministro Olivero si è detto particolarmente soddisfatto perché la crescita complessiva del settore bio  è di imprese, ma è anche una crescita di terreni che vengono coltivati a biologico nel nostro Paese. In questo momento, secondo quanto dichiarato da Olivero, in questo settore si ha la capacità di rappresentare il meglio della tradizione italiana e della possibilità di conservazione della biodiversità agricola italiana innovando e presentando costantemente prodotti sempre più qualificati e appetibili per i consumatori.
   
Non a caso, ha continuato, "una crescita dei consumi è stata rilevata anche in quest’ultimo anno". Un dato che "ci dice che la gente sta selezionando sempre di più e che, anche in tempi difficili, di crisi, la qualità è l’elemento principale per il consumatore italiano". Per questo motivo il Governo presenterà, proprio al Sana di Bologna, un piano nazionale per lo sviluppo del settore, perché, ha rimarcato Olivero "il biologico dà valore aggiunto, a mano a mano che cresce il biologico cresce la qualità". "Stiamo riscontrando – ha concluso l’esponente del Governo – che le nostre imprese agricole che ricercano qualità ed eccellenza, ad un certo punto, arrivano naturalmente al biologico come punta avanzata della filiera della qualità".

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