il Punto Coldiretti

Il Consiglio di Stato “apre” agli ogm, Marini: “Pronti al referendum”

“Per difendere il sacrosanto diritto della stragrande maggioranza dei cittadini e degli agricoltori di mantenere i propri territori liberi dagli organismi geneticamente modificati, se si dovesse rendere necessario, avvieremo referendum e faremo esprimere il voto degli agricoltori, come previsto dalla raccomandazione comunitaria in materia di coesistenza degli Ogm con le altre coltivazioni”.

E’ quanto ha affermato Sergio Marini presidente della Coldiretti, nel commentare la decisione del Consiglio di Stato del 19 gennaio scorso con la quale si è richiesto al Ministero delle Politiche Agricole di concludere il procedimento di istruzione e autorizzazione alla coltivazione di mais geneticamente modificato che sia già stato autorizzato a livello comunitario, senza attendere la decisione delle Regioni sui piani di coesistenza, come invece previsto dall’iter tracciato dal decreto legislativo 212/2001 dell’allora ministro Gianni Alemanno.

Una scelta che potrebbe portare in Italia la coltivazione del mais Mon 810, l’unico prodotto transgenico autorizzato per la coltivazione in Europa, finito proprio la scorsa settimana nel mirino di uno studio della rivista scientifica francese International Journal of Biological Sciences, la quale ha messo in dubbio l’attendibilità dei dati utilizzati per l’approvazione all’utilizzo di queste e di altre due varietà di granturco ogm attualmente in commercio, evidenziandone i possibili effetti negativi sulla salute.

Va comunque sottolineato che la sentenza del Consiglio di Stato non rappresenta un automatico via libera al mais transgenico. Se Zaia ha già dichiarato la sua intenzione a bloccare l’ingresso delle colture geneticamente modificate, il provvedimento dovrà ora essere vagliato dal Ministero alla luce della compatibilità con tutta la legislazione vigente, compresa quella sementiera, che stabilisce l’obbligo di iscrizione delle varietà vegetali destinate alla coltivazione in un apposito elenco in osservanza a una serie di procedure alle quali il granturco targato Monsanto non ha ottemperato.

Oltre a ciò, l’autorizzazione al mais transgenico andrebbe a scontarsi con il diritto degli agricoltori a mantenere le proprie coltivazioni ogm-free, non essendo ancora stato definito il piano di coesistenza, senza dimenticare l’assoluta contrarietà dei consumatori italiani i quali ritengono che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali.

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