il Punto Coldiretti

Legge sul biologico, occorre valorizzare le produzioni made in Italy

La Commissione Agricoltura del Senato ha avviato le audizioni sul Testo Unificato deI disegni di legge n. 1035, 1115 “Nuove disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola ed agroalimentare con metodo biologico”.

Coldiretti ha ritenuto opportuno richiamare l’attenzione sulle disposizioni che non convergono pienamente con il progetto della filiera agricola italiana, sottolineando come tale disegno di legge debba promuovere lo sviluppo di un’agricoltura biologica fortemente legata al territorio in grado di valorizzare il patrimonio in termini di biodiversità e qualità delle produzioni italiane, sia vegetali che zootecniche, in modo tale che anche il metodo di produzione biologico rientri nel progetto complessivo di valorizzazione del made in Italy alimentare.

Tra le norme del testo unico che destano perplessità è stato citato, in particolare, l’art. 3 sugli ogm che si limita a ribadire il divieto di impiego degli stessi nel metodo di produzione biologico così come afferma già il reg. CE 834/07, ma non affronta il problema spinoso della contaminazione accidentale, prevista dal regolamento con le medesime soglie stabilite per i prodotti convenzionali e rispetto alla quale, invece, non dovrebbe esserci alcuna tolleranza vista l’assoluta incompatibilità in linea di principio di tale metodo di produzione con la presenza di ogm. Coldiretti ha chiesto, pertanto, che tutti i prodotti contaminati, anche sotto la soglia dello 0.9%, non siano etichettati come biologici.

Altro aspetto importante riguarda la norma che introduce il logo nazionale per i prodotti biologici made in Italy. Si ritiene, infatti, che tale logo debba essere obbligatoriamente apposto su tutti i prodotti biologici per i quali tutte le fasi del processo di produzione e trasformazione siano interamente realizzate sul territorio nazionale.

Coldiretti ha chiesto anche la modifica della norma relativa alla disciplina per l’impiego di sementi di varietà da conservazione in agricoltura biologica, chiedendo che al fine di promuovere la conservazione in situ e in azienda e l’utilizzazione sostenibile delle risorse fitogenetiche, gli operatori biologici che coltivano le varietà da conservazione, definite dalla legge 46/2007 e  D.M. 18 aprile 2008, e/o le varietà locali (landraces) iscritte negli appositi elenchi regionali per la salvaguardia di varietà e razze autoctone, come previsto nei Piani di Sviluppo Rurale o nelle specifiche leggi regionali, siano esonerati dalla richiesta di deroga all’Ente Nazionali Sementi Elette, come previsto dal reg. CE 899/08 all’art. 45, comma 5, lett.d). Sarebbe opportuno, inoltre, che fosse consentita la libera commercializzazione tra agricoltori di tali sementi.

E’ stata proposta, inoltre, una norma ad hoc per favorire il consumo di alimenti biologici all’interno dei servizi di ristorazione collettiva tramite la definizione da parte del Mipaaf di un disciplinare di produzione contenente i requisiti e le regole da adottare, da parte degli operatori. D’altra parte le regioni, al fine di favorire il consumo di prodotti biologici all’interno dei servizi di ristorazione collettiva, dovrebbero adottare specifiche disposizioni e promuovere accordi con e tra gli enti pubblici titolari dei servizi di ristorazione collettiva e gli altri soggetti interessati.

E’ stato chiesto che negli appalti sia data assoluta priorità ai prodotti del territorio al fine di valorizzare le imprese agricole locali e promuovere la conoscenza dei prodotti regionali. Del resto, il settore della ristorazione collettiva costituisce uno degli strumenti più interessanti di collocazione degli alimenti biologici sul mercato poiché realizza  un sistema di filiera corta.

Infine, Coldiretti ha chiesto che siano riprese le disposizioni del disegno di legge n. 1115 del sen. Sanciu che stabiliscono un sistema sanzionatorio più rigoroso per gli organismi di controllo e disciplinano con maggior precisione i rapporti contrattuali tra l’impresa agricola e l’organismo di controllo. L’affidabilità del sistema di controllo in agricoltura biologica é un elemento fondamentale per avere la fiducia dei consumatori. Troppo spesso si concentra l’attenzione solo sulle sanzioni a carico delle imprese agricole biologiche, ma non si fa altrettanto sulla professionalità degli organismi di controllo.

Occorre, quindi, che siano introdotte delle sanzioni più severe per quegli organismi di controllo che violano il principio di terzietà stabilito dalla norma EN 45011, offrendo alle imprese agricole certificate anche servizi di assistenza tecnica propri delle associazioni dei produttori, o che interpretano la legislazione vigente in modo difforme rispetto agli indirizzi ministeriali così da minare la qualità dei sistemi di certificazione con ricadute negative sull’immagine delle imprese agricole controllate.

Coldiretti ha anche proposto delle norme che tutelino maggiormente l’impresa agricola certificata nei confronti dell’organismo di controllo rispetto, ad es., alla possibilità di contestazione di sanzioni ritenute ingiustificate o nel caso di passaggio da un organismo di controllo ad un altro visto che in questo caso se non si garantisce all’impresa agricola la continuità dell’assoggettamento al regime di controllo può esserci il rischio di perdita degli aiuti comunitari eventualmente percepiti.

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