Lotta alla varroa delle api, Coldiretti chiede garanzie per il settore
Coldiretti ha chiesto e ottenuto, in rappresentanza dei propri apicoltori, di partecipare al tavolo istituito dal Ministero della salute sui problemi sanitari del settore apistico, finora ristretto allo sole associazioni degli apicoltori e ai rappresentanti dei servizi veterinari delle Asl. Il tema centrale dell’incontro è stata l’emergenza varroa, l’acaro infestante l’apicoltura di ampie aree del mondo che è stato di recente classificato come "varroa destructor", in grado di portare l’alveare alla completa "distruzione". Proveniente dall’Est-asiatico e presente in Italia fin dagli inizi degli anni ottanta, é il parassita con il maggiore impatto economico negativo sul settore dell’apicoltura. La commercializzazione di sciami e di api regine in primo luogo, la sciamatura naturale, il saccheggio e il trasporto via fuco, insieme ad una grande capacità di adattamento, ne hanno facilitato la diffusione su tutto il territorio nazionale. Nell’incontro del 19 aprile, si è discussa una proposta di ordinanza ministeriale ai sensi della quale la Varroatosi non verrebbe più considerata malattia soggetta a denuncia, bensì ad obbligo di notifica al Servizio Veterinario dell’Azienda Sanitaria Locale territorialmente competente. A seguito della notifica di infestazione degli apiari, la proposta dal Ministero prevede che i Servizi Veterinari dell’Azienda Sanitaria Locale territorialmente competenti effettuino gli accertamenti diagnostici su tutti gli alveari dell’apiario, prescrivendo gli opportuni trattamenti acaricidi al fine di porre sotto controllo l’infestazione negli apiari e registrando nel sistema Siman i casi riscontrati. Coldiretti ha evidenziato che se l’obbligo di notifica è strumento condivisibile per monitorare sul territorio la diffusione e la gravità della malattia, non appare, invece, praticabile l’ipotesi che l’apicoltore debba attendere la visita del veterinario della Asl, successiva a tale adempimento, per avviare i trattamenti contro la varroa in quanto il lasso di tempo che nel frattempo trascorrerebbe consentirebbe al parassita di proliferare e distruggere l’apiario. D’altro canto, i rappresentanti dei servizi veterinari hanno sottolineato che ad essi spetta esclusivamente un ruolo di monitoraggio della malattia e di controllo dell’efficacia dei prodotti attualmente autorizzati per combatterla, ma non possono effettuare prescrizioni agli apicoltori sui trattamenti da mettere in atto. In sostanza, è stato fatto notare al Ministero che la consulenza sanitaria all’apicoltore è di competenza del libero professionista, mentre il veterinario dell’Asl è il soggetto istituzionale, con funzioni di controllo, al quale l’apicoltore deve rivolgersi per segnalare la presenza della varroa e consentire l’attivazione della procedura di sorveglianza sanitaria da parte delle pubbliche istituzioni. Il Ministero, quindi, prendendo atto delle osservazioni di Coldiretti e degli altri soggetti intervenuti, ha preso l’impegno di modificare la proposta di ordinanza, rivedendo le modalità di tale procedura, di stabilire i contenuti della notifica e di individuare i soggetti tenuti ad adempiere a tale obbligo. Coldiretti ha, inoltre, evidenziato come, al di là dell’aspetto della sorveglianza, il problema più importante da affrontare riguardi l’efficacia dei prodotti in commercio impiegati nei trattamenti contro la varroa. Da un’indagine condotta presso i propri apicoltori, emerge, infatti, che quasi tutti i prodotti finora utilizzati o presentano farmacoresistenza o sono stati oggetto di revoca Salvo, quindi, per l’Apivar, attualmente non più autorizzato come prodotto fitosanitario, ma impiegabile in apicoltura e i prodotti a base di timolo (efficaci solo nel periodo estivo), non esistono prodotti per i trattamenti autunno-invernali, fondamentali per la sopravvivenza degli alveari. Coldiretti ha quindi segnalato al Ministero della salute che i prodotti efficaci attualmente in commercio non sono affatto cinque come dichiarato nel comunicato del 13 marzo 2010, relativo all’uso di sostanze farmacologicamente attive contenenti acido ossalico, ma a stento due, per cui su autorizzazione dei servizi veterinari delle Asl appartenenti a diverse regioni, agli apicoltori è stato consentito di ricorrere all’uso dell’acido ossalico che viene per lo più venduto in farmacia o nei negozi che commercializzano prodotti chimici. Coldiretti ha, pertanto, osservato che tale comunicato, dichiarando l’illegittimità dell’impiego dell’acido ossalico in apicoltura in quanto tale sostanza non è registrata come farmaco veterinario, sta mettendo in crisi l’intero settore e, quindi, occorre trovare una soluzione che nel rispetto della legislazione vigente in materia di farmaci veterinari, consenta, però, agli apicoltori di poter ricorrere a tale sostanza che si sta dimostrando efficace come risulta, del resto, anche da alcuni studi sperimentali condotti in diverse Regioni. In proposito, il Ministero della salute, accogliendo le preoccupazioni sollevate da Coldiretti, condivise dalle associazioni presenti e dai servizi veterinari, ha comunicato che ad ottobre prossimo sarà avviata una sperimentazione per l’uso dell’acido ossalico nella lotta alla varroa, sì che in caso di esito positivo, le ditte interessate potranno chiederne la registrazione come farmaco veterinario. Si tratterebbe, quindi, dell’unica soluzione percorribile per poter garantire l’uso di tale sostanza attiva agli apicoltori, nel rispetto della legislazione vigente. Il Ministero ha, inoltre, chiesto, in base a quanto previsto dalla normativa attuale in materia di farmaco vigilanza, che chiunque vi abbia interesse e, quindi, non solo i servizi veterinari, ma anche le associazioni del settore segnalino, ufficialmente, a tale amministrazione, i prodotti utilizzati per la lotta alla varroa che mostrano di non essere più efficaci per la lotta al parassita al fine di poter autorizzare eventuali sostanze alternative. E’ stato sollevato, infine, il problema specifico degli apicoltori biologici che al momento, fatta eccezione per l’acido ossalico ed il timolo, quest’ultimo efficace solo nei mesi estivi, non hanno prodotti autorizzati in commercio per la lotta alla varroa e, quindi, tanto più è importante che il Ministero della salute ne acceleri l’iter per la sua immissione in commercio. L’avvio di un confronto, da parte, del Ministero della salute con i rappresentanti del mondo dell’apicoltura e dei servizi veterinari sembra essere finalmente un gesto di attenzione verso il ruolo che l’ape svolge nell’agricoltura e nell’ecosistema e che occorrono regole chiare e precise sia per gli apicoltori professionali che per quelli hobbisti, al fine di valorizzare e qualificare un comparto stimato in 1 milione di alveari che offrono un valore del servizio di impollinazione alle piante agricole in Italia pari a 2,5 miliardi di Euro all’anno. |
Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.