il Punto Coldiretti

Lotta all’Orobanche ramosa, ok all’estensione d’impiego del rimsulfuron sul pomodoro

$0Dal 30 aprile 2015, grazie a Coldiretti, i produttori di pomodoro hanno un prodotto fitosanitario specifico per la lotta all’infestante Orobanche ramosa che sta devastando da qualche anno la coltura proprio nelle aree maggiormente vocate di Emila Romagna (nel distretto settentrionale concentrato fra le province di Parma e Piacenza), Puglia, Basilicata  e Campania. Il Ministero della Salute ha autorizzato in via definitiva l’estensione d’impiego del rimsulfuron sul pomodoro. Tale sostanza attiva era già autorizzata su pomodoro, per la lotta alle graminacee ed ai dicotiledoni, ma, data la gravità della situazione, la Commissione consultiva dei prodotti fitosanitari ha ritenuto che non fosse sufficiente un uso d’emergenza per cui essendoci tutti i dati disponibili di valutazione, ha autorizzato la commercializzazione del prodotto, anche per quest’ulteriore infestante.$0 $0Pertanto, i rivenditori, tra cui i Consorzi Agrari, che hanno tra le scorte di magazzino il prodotto con la vecchia etichetta, lo possono vendere allegando la nuova etichetta per altri sei mesi fino a fine ottobre. Gli utilizzatori professionali che hanno, invece, in magazzino il formulato con la vecchia etichetta possono impiegarlo per la lotta all’Orobanche ramosa per un anno e, cioè, fino al 30 aprile 2016. In questo modo, grazie all’intervento di Coldiretti ed alla sensibilità al problema dimostrata dalla Commissione consultiva prodotti fitosanitari, i produttori di pomodoro hanno oggi un mezzo di difesa molto importante per contenere uno dei peggiori parassiti della coltura.$0 $0Ma cos’è l’Orobanche ramosa che sta da tempo devastando le produzioni di pomodoro? Il nome deriva dal greco  òrobos = legume e anchéin=soffocare ed indica il carattere parassitario di alcune specie di Orobanchaceae. Si tratta di una pianta erbacea annuale, priva di clorofilla, parassita, con fusto cilindrico, ingrossato alla base e ramoso, foglie lanceolate, lunghe circa 1 cm, fiori distanziati, disposti in infiorescenza allungata, di colore blu-violaceo, frutto costituito da una capsula ovoide, con semi molto piccoli e neri.$0 $0In Italia, le specie più dannose sono: Orobanche ramosa per le solanacee (pomodoro, tabacco, patata e melanzana) e O. crenata per le leguminose. Le Orobanche sono fanerogame annuali parassite obbligate in quanto prive di clorofilla. Non potendo svolgere la fotosintesi clorofilliana e mancando di un vero e proprio apparato radicale devono necessariamente assumere sostanze elaborate e acqua dalla pianta ospite che parassitizzano. Negli ultimi anni, è in aumento la diffusione e la dannosità di Orobanche ramosa negli areali del Sud, con particolare riferimento alla Puglia ed alla Campania  anche in zone mai coltivate con le specie ospiti.$0 $0In Emilia Romagna, questa infestante si osservava soprattutto nelle coltivazioni di pomodoro della zona pedecollinare compresa tra i torrenti Parma e Baganza. Recentemente, invece, l’infestazione si è notevolmente estesa colonizzando tutti gli areali pomodori coltivati e la sua diffusione è presumibilmente da mettere in relazione alla enorme quantità di semi prodotti da una pianta (da 5.000 fino a 500.000) i quali, essendo di piccole dimensioni, si propagano facilmente con il vento, con le acque di irrigazione e con le macchine che operano le lavorazioni dei suoli e le raccolte.$0 $0Il seme rimane vitale per lunghissimo tempo nel terreno, anche più di dieci anni, e germina solo in presenza di essudati prodotti dalle radici della pianta ospite. La radichetta o tubulo germinativo è un filamento esile che si accresce in direzione della radice della pianta ospite sulla quale si fissa tramite un organo detto appressorio. Nel punto di penetrazione si forma un tubercolo dal quale si diparte il turione che fuoriesce dal terreno.$0 $0Fino all’entrata in vigore del decreto appena emanato, non vi erano mezzi di lotta diretta. Diverse ricerche, anche italiane, sono state condotte per la lotta biologica all’orobanche con agenti di malattie fungine, come specie appartenenti al genere Fusarium senza però ottenere risultati pratici soddisfacenti per il trasferimento nella pratica di campo. Attualmente, non esistono varietà resistenti o tolleranti all’Orobanche ramosa, sebbene l’industria sementiera sia attivamente impegnata in programmi di miglioramento genetico che potrebbero presto rendere disponibili varietà di pomodoro “immuni” dall’orobanche e con buone caratteristiche commerciali (alcune accessioni sono state valutate anche nell’azienda sperimentale dell’ALSIA “Gaudiano” di Lavello).$0 $0La commercializzazione del rimsulfuon è di estrema importanza in quanto il pomodoro da industria è coltivato in Italia su una superficie di 68.900 ha per una produzione totale di 44.598.328 q. e  43.215.688 q. di produzione raccolta. Se si confrontano i dati con il 2006 (90.666 ha,  51.406.346 q. di produzione totale e  50.527.976 q. di produzione raccolta) si nota il netto calo di produzione. Uno dei fattori che ha inciso è, proprio, la diffusione della Orobanche ramosa. $0 $0Il genere Orobanche comprende oltre 200 specie parassite di colture agrarie presenti nei Paesi del Mediterraneo, Africa, Asia, Australia e Nord e Sud America. Infesta con i propri semi più di un milione di ha di terreno coltivato con perdite medie di oltre il 40% della produzione. Nel 2014  si è registrato un calo della produzione del 40% rispetto a quella del 2013 stimata in 20 milioni di quintali corrispondente a 40 milioni di euro.  Il parassita si alimenta delle radici della pianta del pomodoro risucchiandone la linfa fino a lasciarla marcire. Questo parassita, pur presente da sempre, si sta diffondendo in maniera esponenziale ed ha infestato buona parte degli ettari coltivati.$0 $0Al momento, quindi, rimsulfuron è l’unico  principio attivo efficace e, contemporaneamente selettivo, per il pomodoro. La sua autorizzazione contro Orobanche ramosa consente di porre un freno, finalmente, al rilevante calo di produzione di pomodoro da trasformazione che si estende anche a valle della filiera. Il settore dell’agroindustria legato al pomodoro, rischiava di rimanere senza materia prima, tenendo conto che, in Italia, ci sono le più grandi industrie conserviere che trattano ogni anno 5 milioni di quintali di pomodori), con inevitabili contraccolpi sulla categoria di lavoratori, anche quelli stagionali, da sempre impiegati nella raccolta.$0

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