il Punto Coldiretti

L’Ue vuole rafforzare le misure a tutela delle risorse idriche

Nei giorni scorsi si è tenuto a Marsiglia il Forum mondiale dell’acqua proprio mentre, in questi giorni, la problematica relativa all’uso delle risorse idriche è all’attenzione dei deputati del Parlamento Europeo.

L’acqua è una risorsa preziosa: solamente il 60% della popolazione mondiale ha accesso
all’acqua potabile e come ha sottolineato il deputato austriaco Richard Seeber  relatore, al Parlamento Europeo, di questo tema: “è il motore centrale della nostra vita e dello sviluppo economico nel mondo".

La Terra conta 2 miliardi di chilometri cubi d’acqua. Nonostante ciò, solamente il 2,5%  può essere utilizzato. I problemi legati alla gestione di questa risorsa, particolarmente importanti nei paesi caldi e in via di sviluppo, non sono sconosciuti alla realtà europea. A causa del cambiamento climatico, le attività del settore energetico e agricolo sono spesso colpite dal problema della siccità.

Il Parlamento europeo ha evidenziato come a livello comunitario esista un quadro normativo efficace, ma ancora molto resti da fare. E’ stato presentato, quindi, uno studio indipendente sulla situazione dell’acqua condotto dal Direttorato generale per le politiche interne nell’ambito del quale si è fatto il punto della situazione in merito al problema della disponibilità quantitativa e della qualità delle acque nel territorio europeo.

Secondo i dati, il settore energetico è quello che più assorbe risorse idriche, seguito dall’agricoltura, a causa degli usi irrigui. Per quanto concerne specificatamente il rapporto tra agricoltura e risorse idriche, lo studio sottolinea che, rispetto al tema della qualità delle acque, l’attenzione é sempre puntata sul monitoraggio dei livelli di nitrati e di fosforo, sebbene si riconosca come l’attuazione della direttiva nitrati, da parte delle imprese agricole, abbia decisamente migliorato lo stato di salute delle acque.

Un altro settore che deve essere monitorato è il consumo di acqua conseguente alla maggiore diffusione delle colture energetiche per la produzione di biocarburanti. Ad ogni modo il rapporto tra acqua ed agricoltura è molto più complesso di quanto avviene per altri settori produttivi, in quanto si riconosce che le risorse idriche sono fattore indispensabile per garantire una produzione di alimenti sul mercato comunitario adeguata in termini di quantità e di qualità.

L’agricoltura, infatti, come ha sempre sostenuto Coldiretti, per produrre alimenti sicuri aventi elevati standard qualitativi ha necessità di poter contare su acqua pulita e comunque su quantitativi che non è possibile ridurre oltre un certo limite se non si vuole pregiudicare gli obiettivi di produzione comunitari ed esporre l’Ue ad un aumento di importazioni di prodotti agricoli dai paesi extra-europei.

Infine, lo studio affronta il problema delle tariffe idriche che in molti paesi europei, tra  cui l’Italia, per quanto concerne l’agricoltura, sono troppo basse rispetto all’obiettivo di recupero dei costi. Altro elemento importante è la gestione delle concessioni di derivazione dell’acqua per gli usi agricoli (ad es. i pozzi).

Secondo Coldiretti, questi sono i due problemi più complessi da affrontare, una sorta di “quadratura del cerchio”, in quanto se da un lato, occorre garantire un gestione efficace delle risorse idriche dal punto di vista economico e quantitativo, dall’altro lato, non si può ignorare che un aumento delle tariffe comporterebbe di conseguenza un aumento dei costi di produzione sulle imprese agricole che non sempre può essere compensato da un aumento dei prezzi degli alimenti visto che il prezzo dei prodotti agricoli non è determinato dal produttore, ma dagli altri soggetti della filiera.

L’incidenza negativa di un aumento delle tariffe e di una contrazione della disponibilità di acqua per usi agricoli, potrebbe essere, quindi, quello di determinare un’ulteriore abbandono dell’attività agricola con conseguenze disastrose sul piano dell’autosufficienza alimentare dell’Ue e sul piano ambientale visto che l’agricoltura contribuisce in modo determinante alla tutela degli ecosistemi.

Una soluzione possibile che lo studio europeo sembra delineare, peraltro condivisibile, è quello di migliorare l’efficienza d’impiego delle risorse idriche in agricoltura creando una sinergia, a livello territoriale, tra l’attuazione delle misure previste dai Piani di Sviluppo Rurale e le azioni contenute nella direttiva acque, sostenendo con adeguati regimi di aiuto ed indennizzi le imprese agricole in questo processo di razionalizzazione dell’uso delle acqua.

Urge pertanto una revisione della politica europea in materia. Proprio in questi giorni, del resto, sono stati pubblicati i risultati dell’indagine di Eurobarometro, da cui emerge che circa tre europei su quattro sono convinti che l’Unione dovrebbe proporre ulteriori misure per affrontare i problemi connessi alle risorse idriche in Europa.

Secondo i cittadini europei le misure dovrebbero concentrarsi soprattutto su interventi di contenimento dell’inquinamento dell’acqua da parte dell’industria (69%). I cittadini sono preoccupati per la quantità e la qualità dell’acqua: nei paesi del Mediterraneo uno dei problemi più sentiti è quello della siccità, menzionato dal 96% dei cittadini portoghesi, dal 95% degli spagnoli e dal 94% degli italiani intervistati.

Tutti questi temi saranno considerati nel "Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee" (Bluprint), che la Commissione europea prevede di presentare nel novembre 2012. Il Piano — che si baserà su un’analisi comprensiva di un modello economico e climatico nel periodo da ora al 2050 — individuerà le lacune attuali e le priorità future e proporrà misure per guidare i futuri sviluppi della politica in materia di acque fino al 2020. Sulla base di tale analisi, si identificheranno azioni per rafforzare la politica per l’acqua e affrontare la vulnerabilità dell’ambiente acquatico.

Per quanto concerne, poi, il caso specifico dell’Italia, il nostro Paese non si è conformato alla legislazione comunitaria sulla protezione delle acque in quanto il recepimento della dir. 2000/60/CE che stabilisce le norme quadro sulle acque nel diritto nazionale è per diversi aspetti lacunoso.

Per questo la Commissione europea, su raccomandazione del commissario per l’Ambiente, Janez Potočnik, ha deciso di inviare un parere motivato. Qualora l’Italia non risponda entro due mesi, o la risposta sia considerata insoddisfacente, la Commissione può adire la Corte di giustizia dell’Unione europea.

L’Italia rischia, quindi, una procedura d’infrazione, perché non ha recepito correttamente una serie di articoli della direttiva quadro sulle acque, tra cui quelli relativi alla necessità di adottare una serie di misure per conseguire un "buono stato" dei bacini idrografici entro i termini previsti e conformarsi all’obbligo di mantenere un registro aggiornato delle aree protette.

La Commissione nutre, inoltre, perplessità quanto al recepimento da parte del nostro paese dell’allegato II della direttiva, relativamente alla caratterizzazione delle acque superficiali e sotterranee.

Anche l’allegato V, sul monitoraggio dello stato delle acque superficiali e sotterranee, non è stato correttamente recepito, in particolare, per quanto concerne i requisiti relativi al monitoraggio dello scarico di quantitativi supplementari di acqua nei corpi idrici sotterranei e l’elaborazione di mappe con le caratteristiche precisate nella direttiva per indicare i livelli chimici e i quantitativi di acqua di ciascun corpo idrico sotterraneo.

Alla scadenza del termine di recepimento della direttiva (dicembre 2003), l’Italia non aveva ancora adottato le leggi per conformarsi ai requisiti della stessa. Benché nel frattempo l’Italia abbia recepito la direttiva, un controllo di conformità effettuato dalla Commissione nel 2009 ha evidenziato diverse lacune e problemi di non conformità e ha indotto la stessa Commissione a inviare all’Italia una lettera di costituzione in mora nel maggio 2010.

Poiché le risposte fornite dall’Italia, e i successivi emendamenti apportati alla legislazione nazionale, non hanno posto rimedio a tutti i problemi sollevati dalla Commissione, quest’ultima ha deciso di inviare all’Italia un parere motivato.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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