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Migliora l’eco-efficienza delle imprese agricole

Nel periodo 2008-2011 l’eco-efficienza dell’agricoltura italiana ha registrato un miglioramento. Lo dimostrano le elaborazioni contenute nell’annuario dei dati ambientali, recentemente pubblicato dall’Ispra. Nel rapporto, infatti, è stata analizzata, attraverso opportuni indicatori, la capacità dell’agricoltura nazionale di stimolare la crescita economica, riducendo al tempo stesso le pressioni e gli impatti sull’ambiente.

Il risultato è stato espresso attraverso un indice che aggrega il valore aggiunto ai prezzi di base (vale a dire la differenza tra il valore dei beni e servizi conseguiti dal settore agricolo e il valore dei beni e servizi intermedi consumati nel periodo considerato) e l’uso delle risorse, rappresentate dalla Superficie Agricola Utilizzata (Sau), dalla superficie agricola irrigata, dai prati e pascoli permanenti, dall’uso di energia, dalle emissioni in atmosfera, dal consumo di prodotti fitosanitari e di fertilizzanti.

Confrontando i dati relativi agli ultimi anni (prendendo come anno base il 1990), si evince, infatti, che, rispetto ad un andamento della variabile economica (rappresentata dal valore aggiunto ai prezzi di base) che risulta pressoché costante, la maggior parte delle pressioni ambientali risulta essere, invece, in decrescita (fatta eccezione per il consumo di fertilizzanti ed emissioni di acidificanti).  Il dato riveste importanza anche rispetto agli obiettivi fissati dalla normativa: l’utilizzo sostenibile delle risorse, sia nella fase di produzione sia in quella di consumo, è, infatti, considerato un fattore fondamentale della prosperità nel lungo periodo, a scala nazionale, europea e mondiale.

Si ricorda, ad esempio, che nell’ambito del World Summit on Sustainable Development dell’Unep (Johannesburg 2002), i paesi firmatari del Plan of Implementation si sono impegnati a cambiare i modelli di consumo e produzione non sostenibili. Inoltre, nel 2001, l’Ocse, con il documento Environmental Strategy for the First Decade of the 21st Century, si è data l’obiettivo di rompere il legame tra crescita economica e crescita delle pressioni e degli impatti sull’ambiente.

In ambito europeo, la Commissione ha ritenuto di far propria questa esigenza redigendo la “Strategia tematica per l’uso sostenibile delle risorse naturali” che si fonda sull’esame dell’uso effettivo delle risorse all’interno dell’Unione e ribadisce l’importanza di integrare profili di tutela ambientale nelle politiche legate all’uso delle risorse naturali. Nelle intenzioni dell’Ue, l’attuazione di questa strategia porterà anche alla definizioni di incentivi necessari per passare a modalità di produzione e di consumo più sostenibili.

Tornando ai dati Ispra, questi sostanzialmente evidenziano un buon andamento della eco-efficienza dell’agricoltura italiana nel periodo 1990-1999 poiché al progressivo incremento dei valori economici corrisponde un minore incremento e, in alcuni casi, addirittura un decremento dei fattori di pressione e impatto ambientale; nel periodo 2000-2009 l’eco-efficienza assume un andamento altalenante che in generale si può considerare buono; dal 2010 al 2011, infine, l’andamento tende lievemente al disaccoppiamento. L’indicatore economico, infatti, dopo la netta ripresa registrata tra 2003 e 2004, si mantiene al di sotto del valore massimo registrato nel 2004.

Per quanto riguarda il livello di emissioni di gas serra da parte del settore agricolo (metano e ossidi di azoto), questo nel periodo che va dal 1991 al 1999 si è mantenuto prossimo a quello di riferimento (1990), ma dal 2000 al 2009 si osserva un evidente decremento (in particolare, nel 2009, il valore è diminuito di 16 punti rispetto a quello del 1999 e attualmente il livello di emissioni continua ad essere in diminuzione).

In termini emissioni acidificanti (che comprendono ammoniaca, ossidi di azoto, ossido di carbonio, composti organici volatili non metanici e ossidi di zolfo), l’apporto del settore agricolo riguarda prevalentemente l’ammoniaca; anche in questo caso le quantità di sostanze emesse dall’agricoltura registrano una riduzione dal 1990 al 2011 (con una riduzione complessiva di 21 punti). Anche l’apporto agricolo alla produzione totale nazionale dei composti organici volatili non metanici (Covnm) e degli ossidi di azoto (considerati tra i precursori dell’ozono troposferico) è molto limitato; l’andamento sembra evidenziare una progressiva diminuzione fino al 2001 quando raggiunge il valore minimo della serie, mentre fino al 2004 il trend è in aumento fino a raggiungere il valore massimo del livello dei precursori dell’ozono troposferico; negli anni successivi si registra un leggero calo che si è attestato nel 2011 a 2 punti sotto il valore del 1990.

Prendendo come riferimento i consumi energetici, che dal 1993 si sono attestati su livelli superiori a quelli del 1990 (fino a 9 punti superiore nel 2005-2006), dal 2007, invece, si registra un trend di decrescita fino ad arrivare finalmente, nel 2011, a pochi punti sotto il valore del 1990.

Il consumo di fertilizzanti, anche se risulta aumentato rispetto al 2009, oggi resta notevolemente inferiore rispetto ai valori del 1990 (53 punti), mentre l’uso dei prodotti fitosanitari, che continua lentamente a diminuire rispetto al 1990, dopo la prima flessione (fino al 1994), si è mantenuto sempre al di sotto dei valori di riferimento (1990), raggiungendo il valore minimo della serie nel 2011 (74 punti). Tutto ciò a fronte di una superficie agricola utilizzata (SAU) che si presenta in decisa diminuzione nel 2000 rispetto al 1990 (12 punti) e in lieve decrescita nel 2010 rispetto al 2000 (2 punti), raggiungendo il valore di 12,885 milioni ha nel 2010.

Sempre nell’ambito della Sau, si noti anche come la componente irrigata si sia mantenuta costante rispetto al 1990 fino al 2001, registrando un lieve aumento fino al 2003, mentre dal 2005 il valore si mantiene al di sotto del valore di riferimento (1990) con un minimo raggiunto nel 2010 (89 punti), il che corrisponde ad un minor sfruttamento della risorsa idrica in agricoltura. Per quanto riguarda la componente rappresentata dai prati permanenti e dai pascoli, rispetto ai valori minimi raggiunti nel 2001, nel 2010 questi risultano stabilizzati (intorno ai 3,470 milioni ha).

Lo scenario che si denota, in sostanza , è quello di una un’agricoltura che tende a ridurre il suo carattere  intensivo. Il report Ispra, infatti, dimostra che, seppure la situazione relativa agli ultimi due anni debba essere ulteriormente valutata, i valori della componente economica nel lungo periodo, associati alla contemporanea diminuzione di gran parte delle pressioni, testimoniano un buon andamento complessivo.

Le imprese agricole, dunque, si stanno dimostrando in grado di conseguire importanti risultati sotto il profilo del miglioramento delle performances ambientali, con un aumento di eco-efficienza da collegarsi ai provvedimenti legislativi ed economici, europei e nazionali (tra cui spicca quello relativo all’agricoltura biologica) ma anche grazie alla diffusione di un nuovo concetto di professionalità nell’ambito della gestione del territorio, che sta sempre più accompagnando l’evoluzione dell’imprenditorialità agricola nel nostro Paese.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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