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Moria delle api ed Aethina tumida, servono più controlli alle frontiere e denunce tempestive

Il porto di Reggio Calabria è stato il luogo tramite il quale è arrivata in Italia  l’Aethina Tumida, il nuovo coleottero killer che può uccidere le api anche più della varroa. Il coleottero non è specifico degli apiari ed in genere si muove sul fermentato e, quindi, sulla frutta marcescente. Niente di più facile, quindi, che l’importazione di frutta dall’estero, in assenza di controlli adeguati circa la presenza del parassita, possa aver causato l’ingresso del coleottero ed ora a farne le spese sono gli apicoltori italiani già colpiti da numerose patologie delle api. Si tratta di un insetto particolarmente resistente, in quanto  è in grado di resistere agli acidi per più di 48 ore ed ha una capacità di sopravvivenza alla mancata nutrizione per ben 120 giorni. 

Secondo gli esperti, il coleottero può diffondersi nel nostro paese tramite il candito, un alimento comunemente usato per le api e, quindi, attraverso regine, pacchi d’api o favi infestati. Oltretutto, l’Aethina si riproduce nel terreno di fronte agli alveari, per cui è molto facile che il rischio di infestazione sia elevato dove si pratica il nomadismo. Considerato che la Calabria è una meta prescelta da molti apicoltori che praticano tale sistema  di allevamento è evidente che il rischio di diffusione del coleottero, oltre i confini regionali, è molto alto.

Altro aspetto particolarmente grave, è che l’Aethina  non solo colpisce le api, ma anche il polline e il miele, portandolo alla fermentazione. Secondo l’università di Reggio Calabria, la prima cosa da fare è attuare un monitoraggio puntuale su tutto il territorio italiano. A tal fine risulta di fondamentale importanza che gli apicoltori denuncino immediatamente i casi sospetti di Aethina.

In secondo luogo è necessario un coordinamento fra Ministero della salute e le Aziende sanitarie locali, mentre al Ministero delle Politiche Agricole spetterebbe di individuare i fondi per consentire agli apicoltori la possibilità di ottenere un risarcimento per le perdite subite negli alveari. Inoltre, secondo l’Ateneo calabrese, qualora sia accertata la presenza del coleottero, occorre arare e trattare con permetrina il terreno attorno all’apiario, terreno nel quale l’Aethina si riproduce assicurando un ciclo continuo al di là dei trattamenti – per lo più a base di coumaphos – effettuati negli alveari. 

La presenza dell’Aethina negli apiari, si può accertare ponendo un cartone sul fondo o sotto il coperchio dell’alveare e verificando l’eventuale presenza di adulti di Aethina che amano annidarsi nei fori del cartone. Devono essere controllate soprattutto le famiglie più deboli, in quanto è difficile che famiglie forti consentano all’Aethina di entrare e proliferare. Sempre a giudizio dell’Università, è possibile che l’Aethina tumida sia già presente nel sud Italia da almeno un anno, senza che la sua presenza sia mai stata denunciata.

Appare, quindi, di estrema importanza che gli apicoltori collaborino con gli istituti di ricerca ed i servizi veterinari preposti ai controlli, visto che le Amministrazioni competenti stanno cercando, in ogni modo, di isolare l’insetto avendo definito, tempestivamente, i  protocolli di gestione dell’infestazione, stabilendo un’area di quarantena di 20 km dal luogo di scoperta.

L’efficacia dell’intervento del Ministero della salute è, infatti, strettamente collegato all’adempimento di denuncia da parte degli apicoltori i cui alveari sono stati attaccati, ora, o in passato, dal coleottero, al fine di poter monitorare i focolai di Aethina in maniera puntuale. Solo così sarà possibile limitare i danni e consentire al Mipaaf di prevedere eventuali risarcimenti per gli apicoltori colpiti.

In mancanza di un rapporto di collaborazione in tale direzione, tra apicoltori e amministrazioni competenti al controllo, il rischio di diffusione del coleottero, in Italia e in Europa, è altissimo in quanto è una situazione molto simile a quella in cui ci si trovò negli anni ‘80, quando comparve, per la prima volta, la  varroa.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
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