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Nuove linee guida Ue, modifiche in vista per l’incentivazione delle rinnovabili

La Commissione europea, con l’adozione di specifiche linee guida, ha fissato i nuovi paletti per gli aiuti di Stato riservati alle fonti rinnovabili. L’obiettivo del provvedimento è quello di ridurre le distorsioni che negli ultimi anni hanno caratterizzato gli incentivi, con particolare riguardo al loro peso sulle bollette energetiche dei cittadini europei. Nello stesso documento, adottato il 4 aprile scorso, Bruxelles ha espresso anche una richiesta ai paesi membri volta alla riduzione dei prelievi alle imprese energivore, sulla base della necessità di un recupero di competitività, da parte di quest’ultime, a livello internazionale.

Le linee guida per gli aiuti di Stato sull’energia, in imminente pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue, saranno, dunque, in vigore dal 1° luglio prossimo, tuttavia va segnalato come il loro iter sia stato caratterizzato da un lungo processo di consultazione durante il quale non sono mancate accese critiche da parte sia di numerose associazioni ambientaliste, sia di alcuni Stati membri (tra cui Italia, Francia, Gran Bretagna e Germania). Questi, infatti, hanno giudicato il provvedimento eccessivamente penalizzante per la diffusione futura delle rinnovabili, oltre a ravvisare, da parte dell’Unione europea, un eccessiva ingerenza nelle politiche energetiche nazionali ed una volontà, non pienamente condivisa, di voler garantire un eccessivo supporto alle aziende energivore.

Al proposito, Joaquin Almunia, Commissario europeo alla Concorrenza, ha ribattuto a queste polemiche ribadendo come, invece, secondo la Commissione, “sia giunto il momento per le energie rinnovabili di essere sul mercato” e come, sempre nelle intenzioni dell’UE, le nuove regole debbano servire per meglio indirizzare il sistema delle rinnovabili verso meccanismi di sostegno più adeguati.

E’ evidente, in questo senso, che le linee guida nascono proprio per giungere ad una graduale sostituzione degli incentivi alle rinnovabili in conto energia con processi competitivi, basati su aste pubbliche. Si tratta, in vero, di una impostazione che trova sostenitori anche nel nostro Paese, specie in riferimento al peso che, negli ultimi tempi, gli incentivi alle rinnovabili hanno assunto nell’ambito della bolletta elettrica, elemento oggetto di notevole preoccupazione da parte dei consumatori, specie in un momento di congiuntura economica non favorevole. Tuttavia, rispetto all’accoglienza delle nuove norme, va anche segnalato come il Ministero dello Sviluppo economico italiano sul provvedimento abbia espresso, sin dalle fasi iniziali del dibattito, numerose critiche.

Analizzando più in dettaglio il testo delle linee guida, soprattutto in relazione alle modifiche che queste apporteranno ai sistemi nazionali di incentivazione delle rinnovabili, troviamo che, ad esempio, dal 2016 gli impianti sopra ai 500 kW (oltre i 3 MW per l’eolico) saranno soggetti alle “responsabilità di bilanciamento” e non potranno, quindi, essere più favoriti dagli incentivi nel caso in cui la generazione di energia avvenga in un contesto caratterizzato da prezzi negativi del MWh, come accade in alcuni mercati elettrici dell’Ue. Inoltre, gli Stati membri saranno obbligati ad utilizzare come strumenti di sostegno per le rinnovabili esclusivamente meccanismi come aste, sistemi di premi o certificati.

In merito a ciò, l’avviamento delle procedure d’asta pilota, per una piccola quota delle nuove potenze, è previsto già a partire dal 2015, mentre, a partire dal 2017, tutti i nuovi impianti dovranno accedere agli incentivi mediante meccanismi di gara (anche se, per assicurare agli Stati membri un certo grado di flessibilità nella gestione delle specificità nazionali, su l’adozione di questi meccanismi la Commissione ha previsto la possibilità di alcune deroghe). Risultano, invece, esclusi dalle aste gli impianti di potenza minore (inferiori a 3 MW per l’eolico e a 500 kW per le altre fonti).

Questi, infatti, potranno continuare a beneficiare di tutte tipologie di sostegno, incluse le tariffe in conto energia. Altre esenzioni dalla rivisitazione del sistema incentivante sono previste anche per impianti con potenze inferiori a 6 MW per l’eolico e a 1 MW per le altre fonti, ma per questi la condizione è che si trovino nelle fasi iniziali di sviluppo. Il testo sottolinea, inoltre, come non siano a rischio i diritti acquisiti da parte degli impianti esistenti.

Diverso, invece, il trattamento riservato alle industrie energivore per quanto riguarda le esenzioni al pagamento del supporto alle rinnovabili: queste, infatti, saranno valutate applicando le indicazioni delle nuove linee guida con valore retroattivo. Il provvedimento si pronuncia anche sul capacity payment, e cioè il contributo assicurato da alcuni Stati alle centrali termoelettriche per compensare i ridotti introiti causati dalla concorrenza delle rinnovabili. Si tratta di un incentivo (in vigore anche in Italia) assegnato a fronte del servizio “sostitutivo” di produzione energetica, da parte di questi impianti, nelle ore di mancata produzione delle rinnovabili, nell’ambito di un sistema elettrico non ancora adeguato alla gestione delle fonti intermittenti.

A questo proposito, il provvedimento emanato dalla Commissione stabilisce che gli Stati membri, in futuro, prima di prevedere meccanismi di remunerazione per questa funzione, dovranno provare a rimuovere le eventuali distorsioni che impediscono al mercato di fornire i corretti incentivi agli investimenti in nuova capacità. Solo qualora ciò non fosse sufficiente, potranno essere introdotti compensi, che, però, dovranno rispettare precise indicazioni per evitare distorsioni della concorrenza ed effetti negativi sul mercato interno dell’energia.

In conclusione, nonostante le numerose polemiche sollevate, gli Stati membri avranno un anno di tempo dalla pubblicazione delle linee guida sulla Gazzetta Ufficiale Ue per adattare i loro sistemi incentivanti alle nuove norme, ma resta da vedere, nell’ambito del recepimento, in che misura verrà esercitato il diritto di auto determinazione del mix e della politica energetica da parte di alcuni Paesi, tra cui l’Italia, visto che proprio questa problematica era stata oggetto di sottolineatura da parte del nostro Ministero dello Sviluppo Economico in una lettera di protesta – a firma congiunta con gli omologhi rappresentanti governativi francesi, inglesi e tedeschi – inviata alla Commissione durante la fase di consultazione precedente l’emanazione delle citate linee guida.

Per quanto riguarda il settore agricolo, non è certo facile immaginare quali saranno gli impatti delle linee guida, anche se, in virtù delle ridotte taglie di impianto che caratterizzano gli investimenti agro-zootecnici, la riforma non dovrebbe modificare le modalità con cui attualmente viene assicurato il sostegno alle agro-energie. Ciò non toglie, tuttavia, che l’orientamento della Commissione non mancherà di alimentare ulteriormente il dibattito sui costi delle rinnovabili, rischiando di travolgere il sistema senza effettuare i necessari distinguo, sia in termini di costo che in termini di sostenibilità ambientale ed energetica, tra gli interventi speculativi e quelli positivi in quanto in grado di inserirsi positivamente nel territorio.

Sarebbe un vero peccato, ad esempio, se, nella corsa verso la grid-parity, i nuovi sistemi incentivanti dovessero perdere quella funzione di orientamento, anche in termini di modello di sviluppo, che solo recentemente ha portato ad assegnare maggiore valore, ad esempio, agli impianti di piccola taglia gestiti direttamente dagli agricoltori e che impiegano scarti e residui delle attività agricole, in piena rispondenza dei principi e delle valenze positive della generazione distribuita e della filiera energetica territoriale.

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