Organismi geneticamente modificati, gli stati restino liberi di vietarli
Il primo febbraio è stato presentato alla Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale il progetto di parere sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2001/18/CE per quanto concerne la possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di Ogm sul loro territorio (COM(2010)0375 –C7-0178/2010-2010-0228(COD)). La proposta di regolamento in oggetto, presentata dalla Commissione lo scorso luglio, vuole attribuire agli Stati membri la possibilità di vietare o limitare, in tutto o in parte del loro territorio, la coltivazione di Ogm autorizzati dall’Unione. Tale facoltà, per la quale si prevede l’introduzione di un nuovo articolo nel corpo della direttiva 2001/18/CE, spetterebbe agli Stati a prescindere dalle motivazioni di ordine scientifico legate alla valutazione degli effetti negativi sulla salute e sull’ambiente sul presupposto che le questioni connesse alla coltivazione, diversamente da quelle relative al commercio e all’importazione, sono fortemente sentite a livello locale e regionale. La modifica non coinvolgerebbe, peraltro, la competenza comunitaria per quanto attiene alla commercializzazione e alla procedura di autorizzazione. In questo contesto è intervenuto il parere redatto dall’onorevole George Lyon, sottoposto all’esame della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento (Agri) ai fini della votazione prevista per il 15 marzo prossimo. Nel documento, il relatore si dichiara favorevole alla proposta in esame ponendo, tuttavia, come condizione l’approvazione di alcune “salvaguardie supplementari” che di fatto restringono l’ambito della discrezionalità decisionale riconosciuta agli Stati. In particolare, ribadita la necessità di escludere dall’ambito della modifica le questioni attinenti alla procedura di autorizzazione, alla libera circolazione e alla commercializzazione di prodotti e sementi geneticamente modificati il parere, attraverso tredici emendamenti, prevede tre principali correzioni. La prima è la necessità di valutare caso per caso le misure restrittive nazionali atte a vietare o limitare la coltivazione di Ogm sul territorio, considerando le minacce o i benefici che gli stessi comporterebbero per le diverse regioni, laddove, invece, nella proposta di regolamento si fa riferimento ad una facoltà attribuita in via generale su tutti o taluni organismi geneticamente modificati. Serve poi il rispetto rigoroso del principio di proporzionalità e l’istituzione di soglie adeguate per le sementi, ai fini dell’indicazione, nell’etichettatura, delle tracce di Ogm presenti nelle sementi convenzionali. Infine, è necessaria la conformità delle misure adottate non solo ai trattati ma anche agli obblighi internazionali dell’Unione. Tra le modifiche richieste, inoltre, si legge l’obbligo per gli Stati membri di adottare le opportune misure di coesistenza – ai sensi dell’articolo 26 bis – e quello di rendere pubblici e disponibili a tutti gli operatori interessati i provvedimenti che lo Stato intende prendere almeno tre mesi prima dell’inizio del periodo vegetativo. Si osserva, infine, che nel parere il relatore sostituisce al termine libertà riferito alla libertà degli Stati di vietare o limitare la coltivazione di Ogm, il concetto di flessibilità, evidentemente condizionato entro margini stabiliti. Esaminate le correzioni proposte, Coldiretti ha tempestivamente provveduto a presentare tutti gli emendamenti utili a ripristinare l’impostazione delineata in precedenza, evidentemente ispirata ad una maggiore autonomia decisionale degli Stati in materia. Il parere, sarà votato a breve dalla Commissione Agricoltura e, successivamente, gli emendamenti approvati saranno trasmessi per la relativa votazione alla Commissione Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza alimentare (Envi), competente per il dossier. |
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