il Punto Coldiretti

Coldiretti, una storia dal cuore giovane

La Coldiretti nasce giovane, con un presidente, Paolo Bonomi appena trentenne, e ha sempre mantenuto un cuore giovane. Gioventù, freschezza, innovazione, capacità di rompere gli schemi, voglia di osare sono stati e restano i tratti della maggiore organizzazione agricola europea. Una lunga storia complessa che si dipana dal 1944, data della nascita della Federazione nazionale dei coltivatori diretti, a oggi, segnata da una partecipazione alla vita del Paese, con la capacità di condizionare i cambiamenti epocali finalizzando l’azione sindacale alla tutela degli agricoltori, ma soprattutto al sostegno della loro emancipazione e crescita.

E’ un affascinante viaggio nella storia dell’Italia attraverso la lente della Coldiretti quello che ha intrapreso Nunzio Primavera con questo libro che è il terzo che traccia la storia delle “Bonomiana”. “Il Cuore giovane della Coldiretti”, questo il titolo dell’opera in cui l’autore analizza, con conoscenza (a volte diretta) di situazioni e persone, il percorso che ha portato alla crescita delle nuove generazioni agricole. Da figli di coltivatori a veri manager con spiccata capacità di mettere in campo tutte le innovazioni con risultati più brillanti di quelli dei padri, ma senza derogare dai valori che hanno fatto grande la Coldiretti, e cioè distintività, origine, legame culturale, economico e sociale con il territorio, qualità, sicurezza, tutela dell’ambiente. E con una capacità di cogliere le nuove ed entusiasmanti opportunità offerte. Dalla riforma agraria, da cui è partita la rinascita della gente dei campi col il passaggio a mezzadri ai piccoli imprenditori agricoli fino alla Legge di Orientamento del
2001, fortemente voluta, come la riforma agraria, dalla Coldiretti, che ha abbattuto gli steccati che ingabbiavano il produttore nella sola attività di coltivazione.

Saltati i tappi è iniziata la corsa a nuove sfide. Molte vinte, altre che richiedono ulteriori sforzi. Primavera non tralascia nulla, il dopoguerra, ma anche la contestazione degli Anni Sessanta che anche i giovani agricoltori hanno vissuto da protagonisti con accenti diversi rispetto ai colleghi delle città. Ma con lo stesso spirito e la voglia di affermazione del loro ruolo nell’impresa familiare. E poi gli anni bui del terrorismo e della stagione del terrore iniziata dalla strage di Piazza Fontana con tanti morti soci della Coldiretti presenti nel momento dell’attentato nella piazza nel cuore di Milano. Con i racconti emozionanti e drammatici dei feriti e dei parenti di chi non ce l’ha fatta. Pagine di storia del nostro Paese macchiate anche dal sangue dei coltivatori.

E ancora, le nuove sfide delle Regioni e dell’Europa. Con un unico comune denominatore: il protagonismo della Coldiretti. Si sono avvicendati i presidenti, ma è rimasto fermo l’impegno programmatico: aumentare la forza contrattuale delle imprese coltivatrici e garantire prezzi remunerativi dei prodotti agricoli. Questi gli obiettivi perseguiti anche in Europa. Cambi epocali che hanno portato anche a evoluzioni organizzative. La Coldiretti non è più solo la rappresentanza del mondo agricolo, ma anche cerniera tra agricoltura e società, consumatori in primis. E i giovani, come spiega bene nella sua analisi Primavera, sono sempre stati in prima fila. Fino a oggi. La Coldiretti ha investito sulle filiere, sulla vendita diretta creando una rete di mercati di Campagna Amica diventati il punto di riferimento di un network mondiale e sulle energie rinnovabili nuova frontiera di una vera politica green. Ma soprattutto grazie a una politica lungimirante Coldiretti è riuscita a portare il cibo al centro dell’economia, ma anche del dibattito politico.

E dai giovani è arrivata una spinta forte. Perché i giovani – come spiega nella prefazione del libro Veronica Barbati, Delegata nazionale giovani Impresa Coldiretti – “sono fermento e anima del territorio. Sognano, pensano agiscono, realizzano progetti immaginando soluzioni innovative con l’ambizione di poter contribuire a progettare il futuro che desiderano, non solo per sé, ma anche e soprattutto per gli altri, in una logica di valori e benessere diffuso”. Anche nel nome di quella solidarietà che ancora una volta ha indirizzato l’attività in questi mesi drammatici e devastanti della guerra in Ucraina che hanno seguito i giorni altrettanto difficili della pandemia.

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