il Punto Coldiretti

Donne Coldiretti in prima linea nella lotta al cibo prodotto in laboratorio

Attività didattiche, impegno per l’educazione alimentare e la sostenibilità. Solidarietà, ma anche tanta innovazione e creatività. E’ il valore aggiunto delle imprenditrici agricole della Coldiretti. In occasione del Coordinamento nazionale Donne Impresa il 13 luglio scorso, la presidente Chiara Bortolas ha fatto il punto sui programmi e le strategie future che devono vedere le imprenditrici agricole sempre più protagoniste sui grandi temi. Primo tra tutti la carne sintetica  su cui la Coldiretti ha promesso battaglia dura.  E le donne possono essere una cinghia di trasmissione strategica e determinante per i valori del cibo vero, quello che nasce nei campi e nelle stalle.

Agriturismi, fattorie didattiche e sociali come pure i mercati dove si svolge la vendita diretta sono luoghi dove è possibile, grazie al contatto diretto con i consumatori, far comprendere i guasti di una deriva alimentare omologata e  rappresentata da prodotti realizzati in laboratorio.  Gli studenti che saranno i consumatori di domani, ma anche le loro famiglie, possono diventare i veri alleati della Coldiretti nella difesa del cibo 100% italiano e di qualità. La stessa alleanza che ha consentito alla Coldiretti di raggiungere traguardi che sembravano impensabili, dall’etichetta con l’indicazione obbligatoria dell’origine della materia prima al  divieto degli Ogm.

E chi se non le donne, che sono le protagoniste di molte delle attività connesse che rappresentano il motore delle nuova agricoltura, dall’agriturismo alle fattorie didattiche, possono davvero fare la differenza nel convincere i consumatori a  fare muro contro carne “coltivata” nei bioreattori, uova e latte realizzati con processi chimici?

Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha affermato che bisogna implementare l’attività, ma non ha nascosto alle imprenditrici la preoccupazione per le criticità di questo momento. A partire dai costi energetici che hanno un impatto forte sulle aziende con il rischio che in autunno si possano verificare ulteriori rialzi. Nei primi mesi della guerra – ha detto  Prandini – per i fitosanitari l’aumento è stato del 180% ora è arrivato al 228% e c’è anche la possibilità di non averne la disponibilità per le semine autunnali.  Ha anche spiegato che  la Coldiretti si è mossa e ha ottenuto il via libera all’impiego del digestato.

E’ importante poter disporre di una sostanza 100% naturale e che deriva dalla lavorazione dei reflui che può supplire alla mancanza del prodotto per almeno il 30% di quello che l’agricoltura utilizza. Altro risultato importante è stato raggiunto sul fotovoltaico: entro settembre si potranno presentare le domande e la aziende potranno attivare subito gli investimenti. Coldiretti – ha evidenziato – è in prima linea anche sui contratti di filiera “lavoriamo sul bando e abbiamo realizzato progetti per 900 milioni  che puntano sulla valorizzazione dell’intera filiera, non solo le aziende agricole, ma anche quelle di trasformazione”. Si punta molto anche sulla digitalizzazione che consentirà di tradurre in tutte le lingue distintività e caratteristiche del prodotto alimentare, per esempio esaltandone la biodiversità. Bene anche il raddoppio delle risorse per gli impianti di biogas fino a 300 Kw, un risultato ottenuto grazie al pressing di Coldiretti. Resta comunque forte la preoccupazione sui rischi di ulteriori aumenti del gas mentre le risorse alle aziende arrivano a rilento per i nodi burocratici.  Per questo  è positivo il meccanismo di Agea che anticipa l’80% delle risorse e la restante quota dopo le verifiche.

Prandini rivolgendosi alle imprenditrici ha affermato che le donne rappresentano l’esaltazione “degli interessi delle nostre imprese” e ha  sottolineato che alcune filiere , come quella del vino, sono cresciute di più grazie alle capacità femminili nel campo dell’internazionalizzazione, del packaging più accattivante e della comunicazione, anche social.

Tornando ai temi più generali  il presidente è tornato sull’emergenza cinghiali ricordando che dopo l’impegno del Governo per un decreto attuativo di contenimento la Coldiretti sta coinvolgendo sulla questione  gli enti locali. Ma Coldiretti non è più disposta ad attendere, se  non  scatteranno le misure,  dopo la pausa estiva si ripartirà con la mobilitazione. Non è più tollerabile che mentre si plaude all’Unione europea che ha liberato dal “riposo” 200mila ettari in Italia, nel nostro Paese  ne sono stati persi 800mila anche a causa dei danni provocati dai cinghiali. Molti agricoltori  con i raccolti distrutti hanno deciso di abbandonare i terreni.  Per Prandini poi va divisa la  questione cinghiali dalla peste suina “abbattere animali sani oggi è un insulto nei confronti delle famiglie che non possono mangiare”.

Serve una programmazione, come per la siccità “bisogna pianificare una soluzione definitiva per risolvere il problema”.  Invece in Italia appena torna la pioggia tutti dimenticano l’emergenza. Anche per quanto riguarda le risorse stanziate i 37 milioni sono destinati alle autobotti, per l’agricoltura non c’è nulla mentre il settore ha registrato danni per 3 miliardi. Bisogna pianificare i bacini di accumulo, ma  si deve intervenire anche sulle reti che disperdono  l’acqua. E il problema non riguarda solo il Sud: su tutto il territorio nazionale le perdite vanno dal 40 al 50%.  Quanto alle risorse  ha ricordato di aver chiesto al ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli,  di dirottare ai sistemi irrigui una quota del fondo per la meccanizzazione pari a 500 milioni. Di questi, 400 milioni sono destinati ai trattori a biometano prodotti da una sola azienda. Si rischia così che non tutti gli stanziamenti  vengano utilizzati e allora – ha concluso Prandini – chiediamo che 200 milioni dei 400  siano destinati a sostenere innovativi sistemi di irrigazione.

“Abbiamo un bisogno disperato che il ruolo delle donne sia più visibile nella Ccoldiretti, in tutti i momenti di rappresentanza”: lo ha detto,  aprendo il suo intervento, il segretario generale Vincenzo Gesmundo. L’imprenditoria femminile  – ha sottolineato – significa aumentare il livello reputazionale. Gesmundo ha aggiunto che anche la guerra totale sul cibo sintetico non si può vincere solo con la comunicazione, ma servono volti femminili che trasmettano i valori del cibo. E’ una minaccia letale – ha ribadito –  che porterebbe alla fine dell’agricoltura mondiale. In Italia con l’agricoltura sparirebbe il bel paesaggio e con questo anche il turismo. “Dobbiamo  infoltire la rappresentanza delle donne – ha incalzato il segretario generale – se è vero che le imprese delle donne rappresentano il 30%, anche in Coldiretti ci deve essere una presenza adeguata in tutti gli organi. Ne vanno di mezzo la grandezza e la  reputazione di una grande forza sociale quale  è la Coldiretti”.

Ha ricordato la presenza delle donne nelle attività multifunzionali e ha rilevato come la nuova agricoltura e la nuova Coldiretti debbano essere trainate dal motore delle vendite dirette e degli agriturismi che consentono di essere più vicini all’opinione pubblica. Ecco perché è necessario – ha ribadito – che si apra un mercato di Campagna Amica in ogni provincia. La multifunzionalità  è uno degli esempi della “visione” della Coldiretti che si è trovata da sola venti anni fa a combattere per  condurre al traguardo la legge di Orientamento. Quella legge che ha consentito  di esprimere innovazione e creatività. E ha citato il caso di due imprenditrici  che in Emilia Romagna hanno realizzato una pompa a metano alimentata dal biometano prodotto nell’azienda zootecnica e vendono il carburante a un prezzo scontato del 25%. E non solo, nell’area dove è ubicato “il distributore” hanno  realizzato un piccolo mercato e al traino del pieno riescono a vendere i prodotti aziendali, dalla frutta al latte. “Un esempio perfetti di economia circolare – ha concluso Gesmundo – e le donne  si buttano in queste imprese innovative più degli uomini. Tutto si gioca sull’economia circolare e così si realizza anche la vera mutualità”.

 

 

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