il Punto Coldiretti

La “Spesa sospesa” dal contadino agli altri

Un tempo “sospeso”, una vita “sospesa”.
La nostra quotidianità sconvolta con cambiamenti radicali.
Molte abitudini e molti programmi sono stati infranti.
È realistico pensare che non ci sono rapide e facili soluzioni all’attuale stato delle cose.
Passerà ancora del tempo prima che ci rendiamo conto delle complesse e contradditorie alterazioni avvenute nella nostra realtà sociale, economica e produttiva.
Settimane, queste, condizionate negativamente dal senso di precarietà provocato dall’aumento della povertà nei suoi diversi aspetti.
A essere colpiti sono i più deboli e i meno protetti.

La presenza costante e solidale delle aziende agricole in questo difficile ed inedito tempo è stata forte, distintiva e diffusa sul territorio.
Si è espressa attraverso l’efficace concretezza degli agricoltori nelle comunità in tutte le città e sui diversi territori quali portatori di solidarietà.
Testimonianza della scelta degli agricoltori di non tirarsi indietro di fronte alla responsabilità che sentono nei confronti degli altri.

Una presenza forte e sapiente come lo registra la validità della “Spesa sospesa” offerta a chi ha più bisogno.
È stato questo il frutto tangibile più prezioso e diffuso nell’emergenza finalizzata a raccogliere cibo per i poveri attraverso la rete nazionale di Campagna Amica.
Questa collaborazione solidale ritornerà a rafforzare la tessitura dell’essere prossimo e del bene comune, liberandolo dagli abbagli delle cose superflue per un futuro più fraterno in cui vivere.

Attivo con numerosi servizi il Patronato Epaca Coldiretti, a fianco delle Istituzioni, per assistere in modo gratuito i cittadini, mettendo a disposizione servizi e consulenze in particolare a chi si trova in stato di difficoltà.

Si sono moltiplicate le iniziative di raccolta alimentare, in sinergia con le Caritas, Case di accoglienza e gli Empori della solidarietà nelle nostre città, che grazie alla “Spesa sospesa” hanno assicurato la distribuzione di cibo alle famiglie più bisognose.

Anche attraverso il cibo, in nome del principio di sussidiarietà, si può costruire un mondo migliore.
Potrà accadere se il cibo non perde la sua dimensione valoriale, se viene condiviso ed è accessibile a tutti, se alimenta la convivialità e la fraternità, se viene meno lo spreco organico al sistema, e se non diventa rifiuto prima di arrivare alla tavola.
Questo legame tra cibo e solidarietà ha la sua espressione più visibile nell’amore verso i soggetti più deboli. Abbiamo bisogno di occhi che ci facciano guardare le privazioni dei più poveri e degli indigenti perché la mancanza di cibo umilia la persona nella sua dignità.

Se la terra è la casa della vita e il cibo non è solo il prezzo, entriamo nell’orizzonte delle opere di misericordia corporale della tradizione cristiana che sono: “Dar da mangiare agli affamati” e “Dar da bere agli assetati”. Due obiettivi molto esigenti che impediscono il degrado della vita umana.

Siamo parte di un’unica famiglia.
Gettare ponti per garantire cibo a chi non ne ha, pone un veicolo di umanità e di fraternità che sono forze propulsive per la convivenza civile.
Il cibo non è mai solo frutto del lavoro dell’uomo perché tutta la natura attende che l’attività produttiva sia orientata alla gratitudine e alla solidarietà.

Su questi passaggi si è costruito il patrimonio etico e culturale di Coldiretti, offrendo alla società italiana il suo capitale sociale sul territorio.
Con la sua eredità di valori trasmessi da generazioni di uomini e di donne che si spendono per il bene del Paese, e che aprono cantieri di futuro pur in mezzo a tante difficoltà e insidie.

Don Paolo Bonetti

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