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Piani speciali, protezione e riutilizzo per evitare il rischio siccità

Il problema della carenza idrica e della siccità è al centro delle politiche europee per la gestione delle risorse idriche ed assume rilievo anche nell’ambito del cambiamento climatico e della lotta alla desertificazione. Il parere, recentemente emesso dal Comitato delle regioni europee in materia, consente di desumere alcuni orientamenti di gestione delle acque di un certo interesse per il settore agricolo.

E’ importante premettere che per siccità, si intende una diminuzione temporanea della disponibilità di acqua, dovuta, ad esempio, a minori precipitazioni, e per carenza idrica una sproporzione tra la domanda e l’offerta di una risorsa, in condizioni d’uso sostenibili.

Sulla base di quanto espresso dalle regioni e dagli enti locali europei si rafforza l’ipotesi di inclusione della gestione idrica in quanto nuova sfida della politica agricola comune, come pure di una maggiore integrazione di tali questioni nei programmi di sviluppo rurale e montano. E’ interessante osservare, poi, che il Comitato, mentre si occupa della carenza di acqua, sottolinea l’importanza del ruolo delle zone coltivate e di quelle montane, in quanto ricche di risorse idriche e forestali e, perciò, capaci di alimentare l’umidità atmosferica, attirare le piogge e contenere il processo di desertificazione provocato dai cambiamenti climatici.

Tra le tante questioni attinenti questa emergenza si devono evidenziare, in particolare, quelle relative alla redistribuzione della risorsa tra i diversi usi, ai costi ed all’incidenza di questi parametri sullo sviluppo dei diversi settori economici.

Su tutti questi temi le regioni e gli enti locali europei rivendicano un ruolo importante, sia in applicazione del principio di sussidiarietà che per il livello di conoscenza e di competenza raggiunto in materia. La carenza idrica e la siccità sono fenomeni che vanno contrastati tenendo conto delle condizioni locali e grazie all’attivazione di azioni di risparmio, di efficienza nell’uso, di riduzione delle perdite, di riutilizzo oltre che di provvedimenti strutturali.

La tariffazione dell’acqua e delle acque reflue, questione particolarmente importante per le amministrazioni, deve conciliare necessariamente le misure volte all’efficienza con l’incidenza sul bilancio dei diversi utenti, anche alla luce delle differenze naturali, climatiche e geografiche, dello stato delle infrastrutture e delle varie modalità di organizzazione del servizio pubblico, in ciascun territorio.

Per rimediare alle conseguenze della siccità e delle inondazioni legate al cambiamento climatico si devono introdurre misure di protezione delle zone montane, delle zone umide e delle aree verdi.

I fondi comunitari investiti nelle infrastrutture devono avere come obiettivo anche la nuova ripartizione delle risorse idriche tra i vari usi oltre che la previsione di infrastrutture supplementari per l’approvvigionamento idrico, come le dighe, la cui scelta deve essere condizionata da parametri quali l’efficienza energetica e la sostenibilità. Perciò si dovrebbe dare un maggiore spazio alla promozione ed al recupero delle infrastrutture tradizionali di raccolta e stoccaggio delle acque piovane.

Gli utilizzatori di acqua, tra cui le imprese agricole, dovrebbero agire in collaborazione con gli enti locali (tramite accordi volontari, incentivi e aggravi per assicurare il risparmio di acqua e il miglioramento dell’efficienza), nella definizione di piani specifici contro la siccità, quali strumenti di gestione del rischio.

Il riutilizzo delle acque reflue, depurate attraverso infrastrutture adeguate di regolazione e distribuzione, dovrebbe rappresentare una misura di gestione della domanda.

Tra le soluzioni ravvisate per adeguare le attività economiche, i meccanismi decisionali e l’efficienza idrica alle sfide poste dalla carenza di risorse idriche e dalla siccità, si evidenzia:

  • la necessità di generalizzare i sistemi di misurazione del consumo di acqua;
  • la punibilità degli sprechi ingiustificati;
  • l’imposizione di sanzioni per le perforazioni e le estrazioni di acqua illegali;
  • la previsione di oneri e/o sgravi fiscali;
  • la promozione dell’efficienza idrica in tutti i settori;
  • la definizione di regole chiare e durature per il trasferimento di diritti sull’uso dell’acqua tra utilizzatori e per la fissazione delle relative compensazioni.

Per fare ciò, le Regioni dovrebbero, tra l’altro:

  • incentivare il recupero delle acque piovane;
  • incrementare l’uso di reti complementari nelle città e nelle abitazioni al fine di utilizzare l’acqua non potabile per la pulizia, l’irrigazione e gli usi sanitari;
  • indurre le imprese agricole a riutilizzare e a riciclare l’acqua utilizzata.
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